È innegabile che il fenomeno della moda green e sostenibile sia in forte espansione tra i consumatori che, secondo il rapporto “Come i brand possono cogliere l’opportunità della moda sostenibile” pubblicato da Bain & Company e dal WWF Italia, nel 65% dei casi dichiara di avere a cuore l’ambiente, prestando anche attenzione all’impatto dei prodotti di moda che acquistano.
Dato confermato anche da una ricerca condotta da Pwc Italia, dove si stima che il mercato mondiale della moda green (che nel 2019 valeva 5,23 miliardi di euro) raggiungerà i 6,8 miliardi di euro nel 2023, poi 8,08 miliardi di euro nel 2025 e successivamente 12,5 miliardi di euro nel 2030, ovvero una crescita pari al +139% in circa 10 anni.
“È facile capire che l’industria della moda è strettamente legata alla perdita e al degrado della natura lungo tutta la sua catena produttiva, per la sua portata in numeri e l’aggancio che ha sulle persone, ma questo è anche ciò che la rende un settore in grado di guidare il cambiamento e la sostenibilità.
Il nostro Pianeta trarrà grandi benefici se i brand agiranno in questo senso e l’industria della moda passerà da un percorso lineare inquinante e troppo legato al consumismo, a uno circolare legato a e un minor utilizzo delle risorse naturali e all’utilizzo di materiali sempre più rinnovabili, riciclati e riciclabili”, dice Benedetta Flammini, Direttore Marketing e Comunicazione del WWF Italia.
I brand di moda devono favorire la transizione ecologica
“Lo shopping sostenibile è un cambiamento inevitabile.
L’attenzione alla sostenibilità sta crescendo in generale, soprattutto tra le generazioni più giovani”, spiega Claudia D’Arpizio, Senior Partner di Bain & Company e Responsabile Globale del Settore Moda e Lusso.
“I brand di moda devono quindi accogliere positivamente questo cambiamento e “sposare” la causa green e rendere gli acquisti sostenibili più facili e accessibili per tutti i consumatori.
I marchi che inseriscono in modo proattivo la sostenibilità nella loro strategia e in tutte le loro attività rafforzeranno la propria rilevanza sul mercato e potranno rispondere alla grande potenzialità di domanda non soddisfatta, adesso e in futuro”.
Tutti trarranno beneficio dall’impegno dell’industria della moda nei confronti della sostenibilità”.
“L’industria della moda dipende fortemente dalla natura e dalla biodiversità.
Buona parte delle materie prime utilizzate nella moda, a partire dai tessuti, provengono dalla natura e la produzione e la lavorazione dei materiali non sarebbero possibili senza risorse naturali come l’acqua.
Ma nonostante tutte queste dipendenze, l’industria della moda è responsabile di molti impatti dannosi per la natura e che mettono a rischio la sopravvivenza del settore stesso”, dice Payal Luthra, Responsabile Globale del Settore Abbigliamento e Tessile del WWF.
“È giunto il momento per i brand di agire sulla sostenibilità: non solo beneficeranno di una maggiore resilienza della natura, ma avranno l’incredibile opportunità di costruire la fedeltà al brand di consumatori sempre più consapevoli”.
Le cinque tipologie dei consumatori globali di moda in ambito di sostenibilità
Sono stati identificati cinque profili di consumatori nel settore moda di tutto il mondo, con profili socio-demografici e comportamenti ben definiti.
Le tipologie di consumatori identificate si collocano lungo uno spettro che misura la preoccupazione per la sostenibilità, la volontà di agire e il comportamento effettivo.
- Campioni della sostenibilità: Sono molto attenti all’ambiente e acquistano regolarmente abbigliamento sostenibile. Le loro intenzioni e azioni sono allineate e questi consumatori sono disposti a pagare un prezzo maggiorato molto significativo (84%) per accedere a prodotti sostenibili.
- Idealisti: Appartengono principalmente alla generazione dei Millennial. Mostrano un alto livello di preoccupazione per l’ambiente, ma non acquistano quasi mai prodotti di moda sostenibili.
- Buoni cittadini: Questa categoria è composta principalmente da millennial e consumatori della generazione Z, che di solito raccolgono informazioni sulla sostenibilità di quello che acquistano dagli espositori del negozio, dai social media e dai siti web dei brand. Sono disposti a pagare un sovrapprezzo meno significativo (64%) per i prodotti sostenibili.
- Acquirenti: Consumatori della Gen X e più anziani: di solito acquisiscono informazioni sulla sostenibilità di quello che acquistano dagli espositori del negozio e dal passaparola. Sono disposti (a volte) ad adottare comportamenti sostenibili.
- Consumatori indifferenti: Questi consumatori non si preoccupano della sostenibilità e raramente ne tengono conto nelle loro decisioni di acquisto.
Moda green: i problemi dell’acquistare prodotti sostenibili
Nonostante sia tra i primi sei fattori di acquisto per la maggior parte dei clienti della moda a livello globale, la sostenibilità ambientale è una priorità inferiore rispetto ad altri fattori più tangibili, come la qualità e la durata dei prodotti.
Il rapporto esamina anche gli ostacoli che i consumatori incontrano se vogliono acquistare in modo sostenibile: gli assortimenti di prodotti più sostenibili sono spesso limitati e difficilmente distinguibili da quelli non sostenibili, una difficoltà che incide di più con l’avanzare dell’età del cliente.
Questi ostacoli sono stati riscontrati comunque in tutte le generazioni di consumatori.
Quelli più giovani hanno dichiarato che anche i prezzi più alti sono un deterrente all’acquisto.
“I brand di moda si trovano di fronte a una grande opportunità, ma spesso sono sopraffatti dalla complessità, soprattutto quando le filiere produttive sono lunghe, dalla fase di approvvigionamento a quella di vendita.
I brand hanno un ruolo sociale in questo cambiamento epocale: sono chiamati a colmare il gap informativo, a coinvolgere i consumatori sulla durata e sull’impatto dei prodotti e a rendere gli acquisti sostenibili più convenienti e attraenti.
In questo modo avranno successo e contribuiranno a spostare i clienti verso un consumo più sostenibile”, spiega Federica Levato, Senior Partner ed EMEA Leader of Fashion & Luxury di Bain & Company.
Scuole di moda e sostenibilità
Si può insegnare ai futuri designer l’importanza della sostenibilità e del rispetto dell’ambiente attraverso un abito?
La risposta è sì e lo testimonia l’attività di alcune scuole di alta formazione del nostro Paese, che in questi ultimi anni hanno inserito, all’interno della loro offerta formativa, corsi specifici sulla materia.
Tra questi una menzione spetta a Istituto Modartech scuola di alta formazione di Pontedera che recentemente, grazie alla sua forte attenzione alle tematiche ambientali, ha ricevuto il titolo di “Scuola d’eccellenza” nell’ambito della Green Community, la Rete nazionale istituita dal Ministero dell’Istruzione per l’implementazione delle iniziative in materia di sviluppo sostenibile nelle scuole.
Focus sulla moda green
Istituto Modartech punta a valorizzare il saper fare tipicamente italiano, formando i fashion designer del futuro non solo sul piano accademico, ma anche sotto il profilo tecnico, infatti da diversi anni ha introdotto la tematica “Sustainable Fashion” con l’obiettivo di fornire la conoscenza e gli strumenti per individuare le pratiche di design della moda green e sostenibile, sviluppando una coscienza responsabile a livello ambientale e sociale.
Base per coloro che si approcciano alla moda, oltre a rappresentare una chiave di lettura e ispirazione per i futuri designer.
In questo ambito Istituto Modartech ha sempre dimostrato di saper anticipare i tempi, stimolando sempre più studenti a proporre collezioni moda basate sull’eco sostenibilità attraverso l’utilizzo di materiali riciclati e il recupero di quelli difettati, attenti a filiere a Km 0 con l’impiego di materie prime naturali non trattate.
Un aspetto, questo, di grande importanza se si considera che l’industria della moda comporta un notevole dispendio energetico e non solo, per l’ampio consumo di acqua, l’utilizzo di agenti chimici, le emissioni di CO2 e la produzione di rifiuti.
In generale si può dire che la moda dovrà seguire sempre più un approccio basato sulla riduzione delle risorse impiegate, sul riuso e sul riciclo, attraverso un’ottimizzazione delle materie prime impiegate, a partire dal packaging, fino al prodotto finale.
Un cambiamento che potrà essere agevolato dalla tecnologia e dalla spinta dell’innovazione, ma che, per essere davvero efficace, dovrà necessariamente partire dalla formazione di una nuova generazione di designer capaci di sviluppare collezioni basate sulla sostenibilità e la responsabilità sociale.