Felicità sul lavoro: una soft skill essenziale per produrre di più

Felicità sul lavoro: una soft skill essenziale per produrre di più

Tutti noi, nell’arco della nostra vita, dovremmo almeno una volta chiedere a noi stessi: “Qual è il mio grado di felicità sul lavoro?”

Pensare a un tema così variegato e soggettivo come la felicità è piuttosto complesso.

In molti si sono chiesti che cosa sia, e molti meno hanno trovato delle risposte.

Tuttavia, se pensiamo alle ore giornaliere che una persona dedica al lavoro, cercare la felicità in questo ambito forse restringe un po’ il cerchio e, se non altro, è un punto di partenza.

In cosa consiste la felicità sul lavoro? Come quantificarla?

Per quanto sia difficile parlarne sotto forma di dati, numeri e statistiche, l’Associazione Ricerca Felicità ha provato a “tradurre” le risposte di un campione di lavoratori e i risultati ci portano ad alcune riflessioni.

Felicità sul lavoro: perchè è importante?

La correlazione tra felicità e lavoro, e come questi due mondi siano in comunicazione, è oggetto di studio da moltissimi anni.

Felicità sul lavoro: una soft skill essenziale per produrre di più
Elga Corricelli

“La felicità è essenziale nel mondo del lavoro. Non è da intendere come un semplice stato emotivo, ma come una vera e propria soft skill“, afferma Elga Corricelli, co-founder dell’Associazione Ricerca Felicità.

Una nuova visione della felicità sul lavoro che la vede, in un certo senso, come una competenza trasversale raggiunta dal lavoratore assunto, e da ricercare nel potenziale lavoratore durante i colloqui di reclutamento.

“Le persone felici, secondo studi scientifici, arrivano a essere il 30% più produttive“, continua Corricelli.

Non solo più quantità, quindi, ma anche una migliore qualità, se con tale attributo si intende che il lavoratorefelicealimenta un ambiente lavorativo sano e produttivo.

Infatti, rispetto a molti anni fa, nelle aziende è più facile trovare una grande diversità culturale. Uomini e donne di diverse generazioni e nazionalità, con alle spalle diversi background, che collaborano per lavorare insieme.

Per questo motivo la felicità diventa il mezzo di comunicazione che trasforma la diversità in ricchezza, ed è la chiave per poter lavorare in team.

“La felicità, molto spesso, elimina la paura del diverso che, nel lavoro e nella vita, non porta da nessuna parte”, continua Corricelli.

Misurare la felicità sul lavoro: il barometro di Ricerca Felicità

L’Osservatorio BenEssere Felicità ha effettuato, per il terzo anno consecutivo, un sondaggio su un campione di lavoratori attualmente occupati. Il test, ideato dagli esperti dell’Associazione Ricerca Felicità, Sandro Formica (Vicepresidente e Direttore scientifico), Elga Corricelli (Co-founder) ed Elisabetta Dellavalle (Presidente), è frutto della loro volontà di ottenere un metodo per misurare la felicità degli individui nella società e nel mondo lavorativo.

L’indagine è stata realizzata con metodologia CAWI ( Computer Assisted Web Interviwing) attraverso la compilazione di un questionario online su base volontaria.

Il campione di 1106 intervistati era composto da persone appartenenti a 4 categorie: lavoratori Dipendenti, Manager, Liberi professionisti/piccoli imprenditori/partite IVA, e imprenditori.

Inoltre, le risposte al sondaggio provenivano da tutta Italia, suddivise equamente tra uomini e donne appartenenti a 4 principali generazioni: baby boomers (nati tra il 1946 e il 1964), generazione X (nati tra il 1965 e il 1980), millenials ( nati tra 1981 e il 1996), e generazione Z ( nati dal 1997).

Le domande sono state somministrate a risposta chiusa ( con una scala 1-6), e a risposta multipla.

Le 7 aree di ricerca del sondaggio

  • Felicità e soddisfazione della propria vita, anche rispetto ai propri colleghi.
  • Significato di Felicità e Benessere, le parole usate per definire i due concetti in base alla propria soggettività.
  • Impatto della sostenibilità, intesa dal punto di vista individuale, sociale e ambientale.
  • Felicità sul lavoro, grado di soddisfazione nello svolgere la propria mansione.
  • Appartenenza, riconoscimento e discriminazione, vale a dire quanto ci si sente parte dell’organizzazione, stimati e valutati meritocraticamente da essa o, eventualmente, discriminati sul posto di lavovo.
  • Desiderare o meno di cambiare il proprio lavoro.
  • Lavoro e significato, cosa conta nel proprio lavoro e cosa no.

Generazioni, ruoli e sessi a confronto: cosa ci dicono i dati del sondaggio 2023?

Parlando di felicità e soddisfazione nella vita, i lavoratori si dichiarano nella media più felici delle persone che conoscono (4,19 su 6). Tuttavia, il dato scende a 4,04 se si parla di soddisfazione della propria vita. Questo dato potrebbe evidenziare come, in un contesto sociale come il mondo lavorativo, si tenda a “indossare una maschera” che non esprime realmente il nostro grado di felicità.

Un dato curioso riguarda la parola che i lavoratori associano alla felicità. Al primo posto si trova libertà (81%), declinabile in moltissime sfumature, segue al secondo posto riconoscimento (43%) e al terzo posto ricchezza (35%).

Inoltre, parlando della volontà di cambiare lavoro nell’arco di 12 mesi, la generazione Z è arrivata quasi al 60% di risposte positive, e i baby boomers sono passati dal 18% nel 2022 al 24% nel 2023. Dati allarmanti questi, se si pensa che i giovani sono sempre meno soddisfatti nei primi anni del loro “ingresso lavorativo“, e che i baby boomers, ormai prossimi alla pensione, sono sempre più inclini a voler cambiare professione. Tuttavia, sarebbe interessante capire se le motivazioni che spingono le persone a voler cambiare lavoro siano dettate dal sapere cosa si cerca, rispetto a ciò da cui si fugge. La differenza può sembrare sottile ma, forse, non lo è affatto.

Parlando di differenze tra i due sessi, le donne manifestano maggiore sfiducia nei confronti del lavoro, in particolar modo se si parla delle prospettive che può offrire. Dati più bassi per le donne, inoltre, per ciò che riguarda il rispetto, la discriminazione, e il riconoscimento dei meriti. Questo dato potrebbe farci riflettere sul tema della parità dei sessi perchè, nel mondo lavorativo, non sembra proprio che sia stata ancora raggiunta.

Tornando ai diversi ruoli, i Dipendenti rispondono positivamente quasi al 47% circa la possibilità di cambiare lavoro. Rilevante anche il 38% dei Liberi professionisti. Per i Dipendenti spicca la parola “ricchezza” da associare alla felicità, mentre per i Manager contano maggiormente “riconoscimento” e “successo“. Anche in questo caso i dati fanno riflettere. Quasi la metà dei lavoratori Dipendenti presi in esame nel sondaggio, sembra che non siano soddisfatti dal punto di vista della retribuzione in base al lavoro svolto.

Un ultimo dato, per Gen. Z e Millenials sono “ricchezza” e “successo” a fare spesso rima con “felicità“, per i meno giovani, invece, contano molto “inclusione” e “impatto sociale“. Per i primi il Benessere si traduce in “tempo libero“, mentre per i più grandi in “equilibrio psicofisico“.

Chiedimi se sono felice o chiediti se sei felice

Non tutti hanno la fortuna di svolgere nella vita un lavoro che corrisponde alla propria passione. Ma tutti hanno la possibilità di migliorare la propria condizione.

Come? Semplicemente iniziando con l’ascolto di noi stessi.

“Svegliarsi al mattino con energia e vitalità, aver voglia di portare quell’energia al lavoro per dare il proprio contributo, sono tutti segnali di una persona che è felice sul lavoro“, spiega Elga Corricelli.

Questa frase potrà anche sembrare scontata o passata di moda, ma potrebbe racchiudere molto più di quello che sembra.

Chiunque vorrebbe alzarsi felice di andare a lavoro, ma se ciò non avviene, siamo in grado di ascolarci? Siamo in grado di capire quello che non ci piace o che ci pesa fare nel nostro ambiente lavorativo?

“La capacità di porsi delle domande di questo tipo è fondamentale, è il punto di partenza per iniziare a essere felici”, conclude Corricelli.

E nel mondo odierno, fatto di risultati, valori, produzione, velocità, le persone rischiano di alienarsi al punto da diventare loro stesse degli ingranaggi della macchina economica.

Forse non dovremmo pensare che la felicità sia lontana, esterna a noi, una virtù da trovare e rinchiudere da qualche parte.

Ma a qualcosa di molto più intimo.

Un seme delicato, capace di germogliare al calore di una semplice domanda:” Sono felice?”.

 

 

 

 

 

Foto di fauxels: https://www.pexels.com/it-it/foto/foto-di-persone-che-si-tengono-per-mano-3184424/

About Umberto Urbano Ferrero

Umberto Urbano Ferrero, collaboratore Torinese d’origine, cittadino del mondo per credo. Laureato in Lettere moderne, ama l’arte in tutte le sue forme e viaggia per conoscere il mondo, oltre che se stesso. Umberto è appassionato di sport e Urbano, al contrario di ciò che l’etimologia suggerisce, apprezza la vita a contatto con la natura. Ritiene la curiosità una delle principali qualità in una persona, caratteristica essenziale per guardare il mondo da più angolazioni.

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