Sigarette: si muore ma non si smette. A rischio donne e giovani

Sigarette: si muore ma non si smette. A rischio donne e giovani

Oggi si celebra la Giornata mondiale senza tabacco: una cosiddetta pausa di riflessione su un tema che miete milioni di vittime in tutto il mondo. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) le sigarette sono la causa del 20% delle morti nei Paesi sviluppati, oltre ad essere causa del 90-95% dei tumori polmonari, l’80-85% delle bronchiti croniche ed enfisema polmonare, il 20-25% degli malanni cardiovascolari.

In Italia le persone che fumano sono circa 12 milioni, circa 30 milioni non fumano e non hanno mai fumato, mentre circa 8 milioni hanno fumato in passato ma hanno smesso. Un tempo erano soprattutto i maschi a fumare (negli anni ’50 circa il 70% degli uomini erano fumatori) solo il 6% delle donne fumava. Il divario tra i due sessi è andato costantemente riducendosi: gli uomini fumano sempre meno mentre cresce la quota delle fumatrici, soprattutto in giovane età.

Lo dicono i dati: in Italia il 23% delle donne è  fumatrice abituale. Proprio nella popolazione femminile, un dato sconvolgente è che il tumore del polmone, come mortalità, ha superato quello della mammella e quello del colon-retto. Negli ultimi cinquant’anni la mortalità per cancro al polmone nelle donne è aumentata del 500 per cento. Le donne fumatrici sono circa 5 milioni e mezzo in Italia, mentre sono 6 milioni gli uomini.

Le sigarette uccidono

Eppure, lo sappiamo tutti, di tabacco si muore eccome: in Italia, si calcola che muoiano ogni anno circa 80.000 persone per una malattia prodotta dal fumo di sigaretta. E la cosa più sconcertante è che i giovani sembrano voler ignorare questo dato di fatto. Il 20% dei quindicenni fuma mentre a 23 anni questa percentuale sale al 26%, superando la percentuale degli adulti.
A proposito dei danni provocati dal tabacco, è proprio tra i giovanissimi, che regna l’ ignoranza più assoluta: 34% degli studenti delle superiori è convinto che le sigarette non siano così dannose come medici e media sostengono. Il 47% pensa che questa pessima abitudine provochi solo febbre, tosse o mal di stomaco. L’80% comincia a fumare “perché lo fanno i miei amici e compagni di scuola”, mentre per otto ragazzi su dieci si può provare a fumare, “tanto smettere è molto facile”. Ma c’è di più: per il 58% la nicotina non dà nessuna dipendenza, “altrimenti sarebbe illegale”, come la droga. E su quest’ultima affermazione ci sarebbe da riflettere non poco: perché se da un lato i fumatori dimostrano di non avere rispetto per la loro salute, sicuramente lo Stato non è privo di responsabilità.

Sono questi alcuni dati emersi dal sondaggio condotto dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) attraverso la APP Con le sigarette…Meglio Smettere condotto fra gli studenti del biennio delle superiori. L’indagine fa parte della prima campagna nazionale contro il tabagismo lanciata a gennaio e che ha come testimonial d’eccezione del mondo dello sport italiano: la tennista Flavia Pennetta.

“Oltre il 70% dei fumatori prende il pericolosissimo vizio prima dei 20 anni – afferma il prof. Carmine Pinto, presidente nazionale dell’AIOM – Le sigarette rimangono uno dei più importanti fattori di rischio oncologico. Solo per il tumore del polmone aumentano di 14 volte le probabilità di insorgenza della malattia. E il fumo è un grave fattore di rischio per altri tipi di tumore, come quello del seno, della prostata, della vescica, del colon-retto, oltre che per le malattie cardio cardiovascolari e dell’apparato respiratorio”.

 

 

 

 

 

 

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