Uno studio durato tre anni
I risultati sono in linea con gli studi precedenti e rafforzano ulteriormente l’utilità del test Oncotype DX Breast Recurrence Score per ottimizzare le raccomandazioni relative alla chemioterapia nei pazienti con tumore del seno in fase iniziale, con recettori ormonali positivi, HER-2 negativi con o senza coinvolgimento dei linfonodi.
Il ruolo del test genomico
“I test genomici sono in grado di supportare l’oncologo nella personalizzazione delle terapie in pazienti con tumore mammario in fase iniziale”, dice il professor Francesco Cognetti, Presidente Fondazione Insieme contro il Cancro e Direttore Oncologia Medica Istituto Nazionale Tumori Regina Elena di Roma.
“Sono strumenti utili nella scelta del trattamento per le donne che, in base alle caratteristiche anatomopatologiche e cliniche, sono in una sorta di ‘zona grigia’, in una fase in cui non si può includere o escludere con certezza la chemioterapia rispetto alla sola ormonoterapia. Nel 2019, in Italia, sono stati stimati 53.500 nuovi casi di tumore della mammella. La maggior parte presenta una malattia in fase iniziale, locale o localmente avanzata, che esprime i recettori estrogenici ma non la proteina HER2 (ER+/HER2-). In questi casi, dopo la chirurgia, la terapia prevede il trattamento endocrino, che può essere associato a chemioterapia nei casi ritenuti a maggior rischio di recidiva. Le stime indicano che oltre il 50% delle donne operate per carcinoma mammario in fase iniziale riceve un trattamento chemioterapico dopo l’intervento chirurgico, anche se solo una percentuale inferiore beneficia realmente di questa strategia terapeutica. Da qui l’importanza del test genomico Oncotype DX, che è in grado di identificare le pazienti che hanno maggiore o minore probabilità di trarre beneficio dalla chemioterapia adiuvante o dalla sola ormonoterapia”.
Si tratta di un risultato importante che permette di individuare meglio le pazienti che devono fare la chemioterapia perché aggiunge informazioni fondamentali ai parametri abituali.
“Il test serve anche a evitare potenziali sotto o sovra-trattamenti, grazie alle informazioni genomiche e non solo sulla base dei parametri clinici tradizionali,” ha dichiarato il professo Marc Thill, autore principale dello studio e Chief physician of the Clinic for Gynecology and Gynecological Oncology at the Agaplesion Markus Krankenhaus, Francoforte (Germania). “L’utilizzo di questo test ci permette di definire il trattamento nel modo più appropriato alle necessità individuali e di utilizzare più efficacemente le risorse.”
Aggiornamento 20 dicembre 2020
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Soddisfazione di Europa Donna Italia per l’istituzione di un fondo nazionale di 20 milioni per il rimborso dei test che evitano la chemioterapia
Milano, 21 dicembre – Il 2020 si conclude con una buona notizia per le donne con tumore al seno ormono-responsivo in stadio precoce: nella notte di ieri la Commissione Bilancio della Camera dei Deputati, infatti, ha approvato un emendamento al Disegno di Legge di Bilancio 2021 che istituisce un fondo di 20 milioni annui per il rimborso diretto delle spese sostenute dagli ospedali per l’acquisto dei test genomici per questo tumore al seno.
“Dopo anni di impegno a fianco della comunità scientifica, il provvedimento allinea finalmente il nostro Paese al resto d’Europa” commenta Rosanna D’Antona, Presidente di Europa Donna Italia: “Il nostro Movimento, fin dal 2015 ha intrapreso un’azione di informazione e sensibilizzazione delle donne su questa importante conquista della ricerca che, oltre a risparmiare alle pazienti cure aggressive e invalidanti e a permettere loro di reinserirsi più rapidamente nella vita sociale e lavorativa, consente al nostro Sistema Sanitario di liberare risorse preziose da convogliare ad altre aree della senologia e dell’assistenza alle pazienti.”
La modifica approvata dalla Commissione Bilancio dovrà superare i passaggi successivi dell’esame del Parlamento, prima di diventare Legge, entro il 31 dicembre, dopodiché un decreto del Ministro della Salute stabilirà le modalità di accesso e i requisiti per accedere al fondo. “Ci auguriamo che l’iter normativo per usufruire delle risorse stanziate dal Governo si concluda al più presto” conclude D’Antona “e che i test siano rapidamente messi a disposizione di tutte le pazienti che possono beneficiarne. Europa Donna Italia non cesserà di monitorare la situazione affinché equità e qualità della cura siano assicurate a tutte le donne, da Nord a Sud del nostro Paese.”