Molte persone pensano subito a qualcosa di piuttosto negativo quando sentono parlare di manipolazione degli alimenti, eppure si tratta di un processo che l’essere umano ha sempre usato. Insomma, il cibo manipolato esiste da sempre.
La cottura è il primo esempio di manipolazione alimentare., una pratica che apporta una vera e propria trasformazione molecolare dell’alimento, e non serve soltanto per rendere il cibo più sicuro.
Molto diffusa è la trasformazione del latte, con l’estrazione isolata della parte lipidica (grassi) fino a formare il burro, la separazione del caglio per la creazione del formaggio e la fermentazione ad opera di muffe o microrganismi specifici come nel caso dello yogurt o del kefir.
Anche la pasta è frutto di una manipolazione umana, data dalla lavorazione dei grani di cereali macinati.
Alcuni alimenti, poi, devono necessariamente subire una trasformazione per poter perdere la loro tossicità naturale; parliamo qui, ad esempio, dei legumi con le loro lectine. È chiaro che stiamo parlando di cibo manipolato.
Cibo manipolato per allungarne la durata
Esistono molte metodologie antiche e tradizionali di trasformazione degli alimenti, come la salatura e l’essiccazione per ottenere una ben maggiore conservabilità degli alimenti, per non parlare dell’uso di olio e aceto. Anche la fermentazione della soia in oriente, fino a ottenere prodotti molto più facilmente assimilabili dall’organismo, ad esempio il tofu e il tempeh, sono la prova di come l’uomo abbia sempre adattato le materie prime a sua disposizione.
Manipolando l’industria ha creato prodotti nuovi
A queste metodologie tradizionali, frutto di conoscenze acquisite nell’arco di tempi lunghi e rodati, si è aggiunta però tutta una serie di manipolazioni nell’ultima manciata di anni a carico dell’industria che hanno portato a un cambio drastico e radicale nell’alimentazione di ognuno di noi.
Tali manipolazioni sono state in molti casi una risposta data dai bisogni del mercato; così come il consumatore medio variava abitudini e necessità, così l’industria ha voluto correre nel soddisfare le neo esigenze, senza applicare altro che la logica del profitto.
Da qui la nascita di nuove categorie di produzioni mai esistite prima. Analizziamo alcuni di questi macrogruppi.
Cibi light e a ridotto contenuto calorico
Sono alimenti ormai molto in voga, tanto che, per ogni alimento industriale presente sul mercato, praticamente a fianco, sullo scaffale, possiamo trovare la corrispondente versione light.
Sono nate con il solo scopo di limitare l’apporto calorico di un’alimentazione industrializzata moderna, senza doverne stravolgere le fondamenta. In pratica, è come se l’industria mandasse il seguente messaggio al consumatore: ”L’alimentazione a cui la società moderna ti ha abituato non ti fa bene? Passa allora alla versione light; così non hai bisogno di cambiare dieta, puoi mantenere inalterate le tue abitudini, e continuare a mangiare tutte queste belle cose…”.
In genere, per compensare la mancanza di grassi di queste versioni (i grassi sono i macronutrienti che apportano la quota energetica più rilevante, ben 9 Kcal per grammo), vengono aggiunti molti zuccheri semplici per aumentarne la palatabilità. Questo discorso non vale soltanto per gli alimenti dolci. Ad esempio, non è affatto raro ritrovare zuccheri aggiunti o sciroppo di glucosio all’interno di preparazioni salate, come ad esempio il pane e la maggior parte dei prodotti salati e da forno.
Ovviamente, tutto ciò contribuisce in maniera sostanziale al cronico e patologico eccesso di zuccheri della maggior parte della popolazione attuale.
Cibo manipolato: le bevande Zero
Il passo successivo dell’industria è stato quello di superare anche questo nuovo inconveniente, ovvero eliminare proprio quegli zuccheri aggiunti.
Ma proprio il gusto dolce era ciò che garantiva a tutti quegli alimenti un minimo di attrattiva.
Come poteva fare, quindi, a rendere appetibili degli alimenti ultraprocessati che, non solo non avevano la struttura e il valore nutritivo dato dai grassi, ma dovevano anche essere sprovvisti del piacevole gusto dolce che tanto sa accendere le papille umane?
Semplice: con l’inganno.
I cibi Zero vengono resi dolci grazie a sostanze che simulano il sapore degli zuccheri, ma che in genere non vengono assimilati dal nostro organismo (aspartame, acesulfame, saccarina, stevia e molti altri). In genere, il grado di dolcezza di queste sostanze è talmente alto da renderne necessario davvero un quantitativo modesto per ottenere il medesimo risultato dato dallo zucchero, senza tuttavia quelle calorie.
La categoria Zero comprende quasi esclusivamente bevande, e il motivo è semplice. L’unico volumizzante privo di calorie è l’acqua. Qualunque altro ingrediente, se parliamo di alimenti assimilabili, ha un potere calorico. Ne consegue che le bevande Zero, altro non sono che miscele di acqua, coloranti, aromi e dolcificanti acalorici. In pratica, si tratta di composti identici ai preparati farmaceutici più comuni sul mercato, ma senza i principi farmaceutici.
Senza entrare nei dettagli e soffermarci sulla tossicità dei suddetti ingredienti, è necessario farci una domanda:
Quale motivo dovrebbe avere, ognuno di noi, per consumare tali prodotti? Sarebbe come consumare farmaci che non ci servono a nulla, soltanto perché ne apprezziamo il sapore.
La nutraceutica: il cibo con qualche cosa in più
“Fa‘ che il cibo sia la tua medicina e che la medicina sia il tuo cibo” Ippocrate, 460 A.C.
La nutraceutica mette insieme due concetti: nutrizione e farmaceutica. Fanno parte di questa categoria gli alimenti definiti genericamente funzionali. Parliamo ad esempio del latte, tradizionale o vegetale, con aggiunta di calcio e vitamine, dei biscotti e barrette arricchiti di minerali e fitocomposti, antiossidanti e ingredienti rinomati per essere benefici nei confronti dell’organismo. Parliamo di alimenti processati, lavorati industrialmente, ma arricchiti di microelementi di cui le versioni normalmente commercializzate sono invece piuttosto scarsi. In pratica, nascono dal bisogno di reintegrare tutto ciò di cui l’alimentazione moderna è deficitaria.
In questo caso, possiamo osservare il più grande e intelligente tentativo dell’industria di creare prodotti fatti su misura per le esigenze delle persone.
Questa categoria di alimenti nasce da un ragionamento molto differente rispetto a quelli precedenti, ovvero: dare al consumatore un alimento appagante, continuandolo a tenere vincolato a un’alimentazione ultraprocessata, ma fornendogli tutto ciò di cui ha realmente bisogno per vivere. Ecco il trionfo del cibo manipolato!
In molti ritengono questo approccio come il futuro dei nostri consumi.
Alimenti creati in ambienti totalmente artificiali, ma nati per soddisfare reali esigenze fisiologiche e naturali.
L’illusione del cibo naturale
Per concludere, analizziamo una delle certezze più radicate nelle convinzioni figlie del nostro tempo, ovvero che ciò che è naturale, fa bene.
La scienza ha da tempo dimostrato che l’uomo non è al centro dell’universo.
E nemmeno del mondo.
Il concetto di un principio alla Adamo ed Eva, dove tutto ruotava attorno a loro, con una flora e una fauna totalmente asserviti all’essere umano, non solo non è corretto, ma è a dir poco fuorviante.
L’uomo, come ogni altra specie sulla terra, si è dovuta adattare. La mela non è fatta per essere digerita dall’uomo, ma è il suo organismo che, per sopravvivere, ha imparato a metabolizzarne le componenti.
Abbiamo imparato a raccogliere i frutti degli alberi, a cacciare, ad allevare e a coltivare. Abbiamo imparato a sfruttare ciò che in natura esisteva allo stato grezzo, riorganizzandone produzione, uso e consumo.
La selezione genetica esiste da millenni, sia nell’agricoltura che nell’allevamento.
I frutti selvatici non sono assolutamente dolci e ricchi di zuccheri come quelli provenienti da piante selvatiche.
Quando compriamo carne di vitello, di pollo o di maiale al supermercato, stiamo acquistando derivati di animali che ha creato l’uomo, non la natura. Si tratta di specie selezionate per offrire i massimi risultati ricercati con il minor impiego di tempo e risorse.
Pomodori, carote, patate, zucchine. Tutto ciò che riteniamo naturale, in realtà non lo è. Si tratta di organismi viventi, sì, ma che si sono sviluppate non grazie a meccaniche di adattamento naturale, ma vincolate dalle forzature dell’essere umano. In tal senso tutto il cibo manipolato è la regola in tutti i mercati.
Dobbiamo capire che la trasformazione degli alimenti è proprio ciò che ha permesso all’uomo di raggiungere il più alto grado di sviluppo su questo pianeta. E’ stata proprio la capacità di saper adattare l’ambiente circostanze a suo favore ad avergli permesso di progredire, trasformando e manipolando le materie prime, grezze, che la natura aveva da offrire con totale indifferenza, fino a farne dei veri e propri capolavori per il proprio sviluppo.
Un po’ come un falegname, che crea un mobile meraviglioso da un tronco di ciliegio. In natura quello stesso tronco non è altro che la struttura portante di una pianta fruttifera. Non ha nulla a che vedere con i bisogni dell’uomo, che ha però imparato a sfruttarne le caratteristiche a proprio vantaggio.
L’uomo è un artigiano. Ed è anche piuttosto bravo.