L’impatto e la diffusione delle malattie a carico della tiroide nella popolazione italiana sono notevoli.
Per fortuna, a questa grande diffusione fa riscontro una prevalenza di patologie non gravi e soprattutto ben curabili.
Inoltre sono disponibili importanti strategie di prevenzione, soprattutto nell’ambito dell’alimentazione, alla portata di tutti e da mettere in campo nella vita quotidiana.
“A farci capire meglio:
- quali sono le patologie più comuni a carico di questo prezioso organo
- le nuove strategie terapeutiche
- soprattutto come mantenere in salute la tiroide a tutte le età
Ci ha pensato il dottor Antonio Caretto, endocrinologo presso ‘Città di Lecce Hospital’ e ‘Ospedale Santa Maria di Bari’ del gruppo Gvm Care & Research”, dicono gli esperti dell’agenzia stampa Dire.
Quali sono le patologie a carico della tiroide e quanti italiani sono interessati dal problema? Si registra una prevalenza nel genere femminile o maschile o è indifferente?
“Le disfunzioni tiroidee sono comuni e diffuse nella popolazione italiana.
Questo organo è importante perché gli ormoni tiroidei prodotti regolano il funzionamento di molti organi.
Pensiamo alla frequenza cardiaca, allo sviluppo fisico e al funzionamento cerebrale.
La malattia più diffusa è quella nodulare della tiroide che riguarda dal 19 al 68% della popolazione e che spesso è svelata dall’ecografia.
È importante capire se si tratta di un tumore e questo lo si verifica attraverso l’ago aspirato.
Nella maggior parte dei casi i tumori maligni sono anche differenziati e per questo facilmente aggredibili e quindi curabili.
E poi ci sono le patologie disfunzionali sia nel senso di ipotiroidismo che di ipertiroidismo.
Il primo è moto diffuso e colpisce l’1-2% della popolazione generale mentre le percentuali dell’ipertiroidismo sono inferiori e oscillano dallo 0,2 all’1% della popolazione generale.
La iodio-carenza è un altro elemento da considerare per quello che riguarda l’ipotiroidismo.
Esiste una differenza di genere e infatti le donne sono maggiormente colpite dalla patologia soprattutto quella disfunzionale autoimmune”.
Quanto è importante mantenere la nostra tiroide in salute e perché? Quali sono le ricadute di una tiroide pigra o addirittura malata soprattutto nella donna fertile?
“Bisogna attuare una prevenzione nella donna gravida e a favore del feto.
La donna gravida assume micronutrienti essenziale attraverso il pesce, i crostacei, in minor rapporto dal latte e poi man mano in modo inferiore attraverso altri elementi.
Il sale iodato e lo iodio hanno un ruolo fondamentale nel momento precedente la gravidanza e durante i 9 mesi influenzando gli esiti stessi della gravidanza.
Il buon funzionamento della tiroide infatti influenza lo sviluppo neuropsichico del bambino.
Anche una lieve carenza di iodio può dare manifestazioni negative.
È molto importante fare prevenzione e assumere sale iodato.
Anche la popolazione generale deve consumare poco sale ma iodato“.
Quali sono le nuove frontiere delle terapie? E vero che soprattutto nel caso dell’ipotiroidismo esistono delle formulazioni nuove liquide con evidenti vantaggi per i pazienti?
“Un soggetto affetto da ipotiroidismo ha una tiroide che funziona di meno.
Se la tiroide pigra o malata produce meno o smette di produrre l’ormone è necessario integrarlo per bocca.
Le terapie vanno assunte ogni mattina e a digiuno.
Oggi le nuove frontiere di trattamento prevedono le formulazioni liquide.
È chiaro che ci sono differenze tra la velocità dell’assunzione del farmaco in compressa e quest’ultime.
La prima si deve sciogliere a livello del tratto gastroenterico e quindi poi deve essere assorbita.
Invece le formulazioni liquide vengono assorbite attraverso la mucosa orale e per questo hanno il vantaggio per il paziente che non deve aspettare più mezz’ora ma 15 minuti per fare colazione.
In ogni caso il mio consiglio è che il paziente aderisca alla terapia che gli è stata prescritta dallo specialista e assuma comunque l’ormone tiroideo”.
Quali altri consigli si sente di dare a chi ci segue per mantenere in salute la tiroide?
“Il primo consiglio è quello di seguire una corretta alimentazione.
Ricordare di usare il sale iodato, prediligere il consumo di pesce due volte alla settimana che garantisce non solo il giusto apporto di iodio ma anche nutrienti su tutti gli omega 3 che svolgono un ruolo importante di prevenzione non solo delle patologie tiroidee ma anche quelle cardiovascolari.
Coloro che hanno una storia in famiglia di patologia tiroidea dovranno sottoporsi a esami specifici, prescritti dal medico di medicina generale (Mmg) e non aspettare che la manifestazione della malattia sia evidente e quindi clinica.
Attraverso esami specifici sarà possibile scoprire se c’è una patologia autoimmune o una disfunzione tiroidea e inviarlo poi allo specialista.
I noduli tiroidei sono rilevabili alla palpazione dal medico curante mentre per rilevare quelli più piccoli sarà necessaria una ecografia alla tiroide.
Le persone che si sono sottoposte a radioterapia del collo, sottoposte a terapie neoplastiche in precedenza o che hanno vissuto in zone ad alto rischio radioattivo o hanno una storia familiare di tumore tiroideo sono certamente più a rischio quindi un’ecografia della tiroide è doveroso farla“.
5 cose che gli italiani ancora non sanno sullo iodio
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Si assume con una buona alimentazione
Da una ricerca emerge che: se 7 italiani su 10 sanno correttamente che lo iodio è un “sale minerale che si assume con l’alimentazione”, quasi 1 italiano su 2 pensa che lo iodio si trovi solamente nell’aria di mare.
La carenza di iodio è dovuta sostanzialmente a una errata alimentazione ma gli italiani non lo sanno.
E se c’è un buon livello d’informazione quando si parla di alimenti in cui lo iodio è maggiormente contenuto, la conoscenza si limita a pochi cibi.
8 italiani su 10 sanno della ricchezza di iodio nel sale marino integrale e nel pesce in generale ma solo 3 italiani su 10 nel rispondere pensano anche al tonno in scatola.
Inoltre, alla domanda “Sai cos’è lo iodio”, alcuni riscontri sono corretti: il 69% del campione sa che non è un ormone.
Eppure solo 4 su 10 (41%) sanno che è un micronutriente presente nella tiroide.
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Regola le funzioni del metabolismo ma non solo
6 italiani su 10 sanno che è un “componente essenziale degli ormoni tiroidei” (63%) e che “regola le funzioni del metabolismo” (60%), ma quasi la metà degli intervistati non sa ancora che lo iodio:
- regola il controllo della temperatura corporea
- favorisce lo sviluppo del sistema nervoso centrale e dello scheletro
- è importante per lo sviluppo e la crescita del feto e dei bambini
- fa bene al cuore e alla circolazione.
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Il tonno in scatola e le conserve ittiche sono una buona fonte di iodio
Il tonno in scatola, come quello fresco, contiene iodio: 100 g di tonno in scatola forniscono in media 14 µg di iodio, apportando il 10% del fabbisogno quotidiano.
L’apporto di iodio è ottimale per la dieta in generale, anche nella terza e quarta età.
Gli effetti di questa carenza nutrizionale si possono verificare in tutte le fasi della vita, e senza un adeguato apporto di iodio, il nostro metabolismo diventerebbe pigro, generando un gran numero di patologie gravi, come il gozzo e l’ipotiroidismo.
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Alcuni cibi e farmaci ne limitano l’assorbimento
Qualche precauzione con alcuni cibi a tavola: attenzione a soia, spinaci, cavoli, ravanelli, mandorle, pinoli, nocciole e arachidi perché bloccano l’assunzione di iodio e limitano la capacità della tiroide di regolare il metabolismo.
Attenzione anche ad alcuni farmaci: gli antiaritmici, a base di ferro, oltre ad alcuni antiepilettici, interferiscono con il funzionamento della tiroide.
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Il sale marino non contiene iodio
Un falso mito da sfatare: il sale marino non contiene di per sé iodio, quello nero, quello rosa dell’Himalaya e quello delle Hawaii neanche.
Serve assumere sale iodato, cioè sale cui viene aggiunto lo iodio, che è un minerale naturale.
Il Ministero della Salute è ormai da anni impegnato in campagne mirate e parte della popolazione italiana ha compreso l’importanza dell’utilizzo del sale iodato per la prevenzione dei disordini da carenza iodica.