Non bastava quello delle olive che negli ultimi due-tre anni ha causato danni ingentissimi all’olivicoltura italiana; adesso anche i frutti per eccellenza dell’autunno, le castagne, rischiano grosso a causa di un parassita di origini orientali, il cinipide, la vespa del castagno.
Il Cinipide galligeno (Dryocosmus Kuriphilus) è un parassita arrivato dalla Cina circa una quindicina d’anni fa con alcune piante infette di castagno importate da un incauto vivaista piemontese.
Per diversi anni questo insetto anni ha provocato grossi danni alla produzione castanicola delle regioni di Nord Ovest, diffondendosi progressivamente in tutta Italia, dove sta causando analoghi problemi, tanto che in alcune zone del Sud particolarmente vocate a questa coltivazione è stato richiesto lo stato di calamità naturale.
Castagne italiane: la situazione si aggrava
Nonostante la situazione attuale della castanicoltura in Piemonte e nel Nord Ovest sia nettamente migliorata grazie all’introduzione di un antagonista naturale del Cinipide, il Torymus sinesis, allevato e distribuito dal Disafa dell’Università di Torino, la situazione di crisi sia dei marroni che delle castagne nel resto d’Italia è ancora piuttosto critica.
Secondo la Coldiretti i raccolti 2016 subiranno un calo di circa 20 milioni di chili rispetto allo scorso anno, costringendo l’Italia ad intensificare le importazioni di castagne e marroni dall’estero, soprattutto da Spagna, Portogallo e Albania, col rischio di pagare a prezzi esagerati rispetto la qualità del prodotto acquistato.
Mentre molte voci raccomandano di controllare che le castagne d’importazione non vengano spacciate per prodotto Made in Italy, si moltiplicano anche gli studi che chiamano in causa i cambiamenti climatici, cioè le temperature più alte dell’ultimo mese e la siccità avrebbero influenzato il raccolto più del cinipide e un po’ ovunque i ricci delle castagne fanno fatica a maturare perché le piante stanno risentendo molto delle condizioni meteo.
Per molte aree collinari e montane del nostro paese il castagno riveste una rilevanza economica e sociale notevole, con un ruolo fondamentale anche per il presidio del territorio e per la salvaguardia dell’assetto ambientale e idrogeologico.
Castagne e castagneti: frutteti e non solo boschi
Non è solo il profumo delle caldarroste nelle mille sagre e feste di paese in ogni angolo del territorio che potrebbe andare perduto; le castagne ed i marroni italiani, con tante zone vocate a questo tipo di produzione, a volte anche con il marchio Igp, rappresentano spesso anche attività d’impresa e vengono esportate in tutto il mondo, dando lavoro a diverse centinaia di persone, con la regione Campania, prima produttrice d’Italia, come capofila, tanto da aver chiesto al Ministero che i castagneti possano essere classificati come frutteti e non più solamente come boschi, in modo da poter accedere ad altre soluzioni anti-crisi, anche biologiche, oggi possibili nell’ortofrutta, ma non nella castanicoltura.