Acromegalia, insorgono fratture vertebrali e osteoporosi
Non è sufficiente la Moc, mineralometria ossea computerizzata, per capire se i pazienti con acromegalia, attiva o controllata e curata, hanno sviluppato fragilità, fratture vertebrali, osteoporosi secondaria.
Queste problematiche sono sempre in agguato, come si legge in uno studio posto in essere all’università di Brescia. La presentazione della ricerca è avvenuta ieri, 3 luglio, a Brescia, nel corso del quarto congresso Cuem (Clinical update in endocrinologia e metabolismo).
Anche nel caso in cui i valori di densità minerale ossea dovessero essere soltanto lievemente ridotti, o addirittura normali, un’alterazione della qualità dell’osso può essere causata dall’eccesso di ormone della crescita proprio di una patologia ipofisaria come l’acromegalia. L’unico elemento che può darci una sicura spiegazione della situazione è la ricerca diretta delle fratture vertebrali.
Come si manifesta la patologia
E’ un adenoma ipofisario a provocare la patologia: è proprio questo elemento a secernere quantità eccessive di ormone della crescita. Per questa ragione viso, mani e piedi si ingrandiscono. Si possono verificare ulteriori complicazioni, come cardiopatia e diabete mellito, che possono portare, qualora trascurate, a mortalità precoce. Si è scoperta grazie al team di endocrinologi di Andrea Giustina – professore ordinario di Endocrinologia all’Università degli studi di Brescia, presidente eletto della Pituitary aociety e co-presidente del Cuem – nel 2005, l’elevata prevalenza di fratture vertebrali da osteoporosi. Studi ulteriori sono stati posti in essere negli Usa e in Europa e il dato è stato confermato.
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Come si sono svolte le ricerche
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Due ricerche indipendenti, una attuata in Italia, a Brescia, l’altra in Olanda, presso l’Università di Leiden, hanno suffragato i dati pregressi con una rigorosa valutazione prospettica. Ecco il punto cui siamo giunti: si parla di legame tra acromegalia e osteoporosi. Le ricerche clinico-sperimentali in argomento si sono protratte negli ultimi 30 anni. Si sono create, a questo livello, problematiche legate alla bassa incidenza della malattia acromegalica: di qui, i campioni poco numerosi presi in considerazione nei singoli studi. E’ stata l’équipe di Andrea Giustina a rivedere sistematicamente la letteratura scientifica in argomento. Una meta-analisi ha assemblato i dettagli salienti di tutti gli sturi condotti. La ricerca è stata pubblicata nelle scorse settimane sulla rivista della Società americana di endocrinologia, il Journal of clinical endocrinology and metabolism.