Che cosa scatta quando ci abbandoniamo al cibo, abbuffandoci a dismisura? Si riscontra una vera e propria carenza ormonale nel nostro cervello.
Capire questo può rappresentare un grosso passo avanti, per la cura di una delle piaghe del nostro secolo: l’obesità. Una ricerca in questo senso è stata posta in essere dall’équipe di studiosi della Rutgers university. Pubblica la ricerca la rivista Cell report.
Un peptide simile al glucagone, il Glp-1 (glucagon-like peptide 1) è carente nelle persone che mangiano e mangiano ancora, senza sentirsi mai sazie. Si tratta di sequenze di amminoacidi, che vengono prodotte da cellule che si trovano sia nel cervello, sia nel piccolo intestino: segnalano all’organismo che si è mangiato abbastanza.
Come si è svolta la ricerca
I livelli dell’ormone presi in considerazione sono stati esaminati sulle cavie da laboratorio, inducendone il deficit. I topolini con quantità insufficiente di Glp-1 hanno mangiato a dismisura, più del necessario, preferendo alimenti con alta quantità di grassi. La preferenza di cibi grassi è stata bloccata aumentando la quantità della sostanza presente nel cervello dei topi, come dichiara Vincent Mirabella, co-autore dello studio.
Un farmaco esiste già
Un farmaco la cui molecola imita questo ormone è stato pensato per migliorare, nei diabetici, la tolleranza al glucosio, ma viene utilizzato proprio per trattare soggetti obesi.
I lati negativi
Gli effetti collaterali di questo farmaco, tuttavia, riguardano pancreas, cistifellea e reni ed esso agisce su tutto il corpo. La svolta sarebbe studiare un preparato che agisca soltanto sui neuroni cerebrali: una terapia mirata, dunque, con minori effetti collaterali, che auspica Zhiping Pang, autore principale della ricerca. L’obesità, in sintesi, è sempre più trattata e da trattare come una dipendenza da cibo, quindi un disturbo neuropsichiatrico. Resta da scoprire come il sistema nervoso centrale regoli l’assunzione di cibo attraverso il Glp-1.