Ambrosia è il nome del cibo degli dei. In verità si tratta di una pianta infestante, che conta più di trenta specie in tutto il mondo. C’è un problema legato a questo vegetale, che diversamente passerebbe inosservato: è legato a molte allergie umane. L’ambrosia ha avuto origine negli Stati Uniti ed è diffusa anche nella flora italiana. Un allarme la riguarda: da oggi al 2050, dati i cambiamenti climatici che via via sconvolgono il nostro pianeta, è destinata a quadruplicare la sua presenza, con effetti negativi sull’uomo. Lo si legge in una ricerca pubblicata su Nature Climate Change, posta in essere dal Laboratoire des Sciences du Climat et de l’Environnement del Cnrs, in Francia, che si riferisce alla concentrazione dei pollini da ambrosia nell’atmosfera.
L’azione dei ricercatori
Come hanno agito i ricercatori? Hanno usato modelli matematici, considerando come variabili la dispersione dei pollini la quantità prodotta da una singola pianta. Poi hanno messo in relazione i cambiamenti previsti nel clima con la diffusione di questi pollini. Sono arrivati a capire che la zona nella quale questi vegetali si diffondono era destinata a espandersi verso il nord e verso il centro dell’Europa, fino a raggiungere la Gran Bretagna. In Italia la pianura Padana, già interessata dalla presenza della pianta, farà riscontrare una concentrazione nell’atmosfera dei pollini pari a quattro volte quella attuale. Non è soltanto il cambiamento climatico a portare a questo fenomeno, ma agisce, per un terzo, la dispersione naturale dei semi di ambrosia, che dal punto di vista dell’evoluzione delle specie hanno senza dubbio successo. Incide anche l’aumento di CO2.