Domani e dopodomani, ad Ariccia, sarà focalizzato il benessere di coloro che soffrono di malattie della tiroide. E’ di scena il terzo workshop Thyroid UpToDate 2015, che riguarda consensi e controversie in merito a due elementi apparentemente contrastanti: linee guida e pratica clinica. L’evento è promosso dall’Associazione medici endocrinologi Ame e dall’ospedale Regina apostolorum di Albano Laziale. Parteciperanno numerosi esperti, provenienti da tutta Italia e da tutto il Pianeta. Secondo Enrico Papini, Direttore uoc di Endocrinologia e malattie metaboliche dell’Ospedale Regina apostolorum di Albano Laziale e direttore scientifico del convegno, costituiscono il 3% della popolazione “I pazienti in terapia sostitutiva con l’ormone della tiroide (levotiroxina)”; l’età media dei pazienti è di circa 40 anni: questo significa “che la terapia prescritta condizionerà il loro benessere, mediamente, per quasi 40 anni”. Come è noto, gli ormoni determinanti nel corretto funzionamento della tiroide sono la T3 (triiodiotironina) e la T4 (tetraiodiotironina).
Secondo le linee guida per il trattamento dell’ipotiroidismo si impiega soltanto l’LT4 (levotiroxina), poiché quest’ultimo è in grado di convertirsi parzialmente in T3 a livello dei tessuti.
Tiroide, trattamento combinato per evitare sintomi tipici dell’ipotiroidismo
Ma che cosa avviene nella pratica clinica? Mentre il paziente è in trattamento con la sola LT4, in alcuni casi lamenta sintomi tipici dell’ipotiroidismo: depressione, cambiamenti dell’umore, stanchezza. Ciò avviene anche se i valori del TSH sono nella norma. In teoria, non dovrebbero manifestarsi segni simili.
Tra coloro la cui tiroide è stata completamente asportata, poi, le problematiche indicate sono più frequenti.
Tiroide e trattamento combinato, prudenza tra gli esperti
Non esistono ancora, tuttavia, studi tali da confermare gli effetti benefici della T3 nei pazienti ipotiroidei. C’è prudenza tra gli esperti, a livello nazionale e internazionale. Non mancano evidenze sul trattamento combinato. Si tratterà di organizzare studi multicentrici, da condurre in modo controllato, che permettano di analizzare pazienti in gran numero. Sarà chiarita così l’effettiva efficacia della terapia combinata T4/ T3 e sarà possibile valutare se questa può portare “a un effettivo miglioramento nel paziente ipotiroideo con benessere insoddisfacente”, come aggiunge Papini.
Secondo Salvatore Maria Corsello, professore di endocrinologia all’Università cattolica del Sacro cuore di Roma “La levotiroxina è uno dei farmaci più somministrati al mondo e la terapia è semplice se effettuata in mani esperte, dal momento che è necessario personalizzare i dosaggi”. Da che cosa dipende la dose? “da molti fattori come età, sesso, quantità di massa magra, condizioni quali la gravidanza, ma anche eventuali altri farmaci assunti, cibo e intolleranze che possono interferire con il suo assorbimento”. Nuove soluzioni terapeutiche sono ora possibili, grazie ad “Alcuni recenti contributi nel campo della farmacologia”. E’ possibile utilizzare “l’ormone tiroideo in soluzione liquida o in capsule molli che possono garantire un miglior assorbimento del principio attivo e una migliore aderenza del paziente alla terapia, grazie alla facilità di assunzione”.