E’ universalmente nota per la campagna che ha mostrato personaggi famosi rovesciarsi sulla testa secchi di acqua e ghiaccio. Parliamo della Sla, sclerosi laterale amiotrofica. Si tratta di una malattia neurodegenerativa. I pazienti, in Italia, sono circa cinquemila, di età tra i 50 e i 70 anni. La malattia causa la perdita della funzione motoria a livello degli arti e della deglutizione/fonazione. Quando è in fase avanzata, incide sulla funzione respiratoria, compromettendola. Domenica 20 settembre è la Giornata nazionale sulla Sla.
Sla, progressi della ricerca scientifica
Mentre l’informazione si dilata a macchia d’olio sull’argomento, la ricerca scientifica fa progressi. Non esiste, a oggi, una terapia che arresti, o almeno faccia regredire, i sintomi legati alla Sla. Gli studi italiani, in argomento, hanno dato un fondamentale contributo.
Il professor Adriano Chiò, coordinatore del centro Sla del dipartimento di Neuroscienze, Università degli Studi di Torino e Azienda ospedaliero-universitaria Città della salute e della scienza di Torino, afferma che gli ambiti di maggiore progresso sono stati “l’affinamento della diagnosi della malattia, con il perfezionamento delle tecniche di neuroimmagine (risonanza magnetica) e di immagine funzionale (tomografia ad emissione di positroni), e l’identificazione di biomarcatori che permettono di definire precocemente la prognosi della malattia”. C’è di più: risultati sono stati ottenuti nella ricerca delle anomalie genetiche che causano una parte dei casi di Sla. In tal modo, diventano comprensibili “i meccanismi molecolari e cellulari del processo neurodegenerativo alla base della malattia”.
Sla, progressi in ambito farmacologico
Esistono farmaci molto promettenti, giunti al livello della sperimentazione umana. Le forme genetiche della Sla rappresentano il 10% circa dei casi: la terapia in quest’ambito si basa su tecnologie innovative, come i vettori virali di geni, i fattori di crescita e gli oligonucleotidi antisenso. Bisogna inibire la sintesi delle proteine alterate che causano la malattia.
Se ipotizziamo che la malattia si diffonda da un neurone all’altro nel nostro sistema nervoso centrale attraverso il passaggio di proteine, che sono ripiegate in modo anomalo e che inducono le proteine delle cellule vicine a ripiegarsi in modo simile, possiamo studiare in che modo il passaggio avvenga e in tal modo bloccare la propagazione della malattia da una cellula all’altra. Ecco che cosa stanno facendo i ricercatori.
Sla, una fase decisiva
Siamo ad una svolta, una “fase decisiva”, come la definisce Chiò. Questa è la sensazione diffusa. Se parliamo di Sla, ci riferiamo a un complesso sistema di interventi, attuati nella sfera sanitaria e in quella socio-assistenziale. Al centro della battaglia, si colloca la Società italiana di neurologia (Sin)
Immagine copertina di Karolina Grabowska https://www.pexels.com/it-it/foto/salutare-uomo-penna-orologio-da-polso-4021775/