Il cibo come strumento di pace: nulla di più vero anche secondo il comitato norvegese dei Nobel che ha conferito il premio più prestigioso del mondo al World Food Programme. L’agenzia della Nazioni Unite con sede a Roma e che si occupa dell’assistenza alimentare, il 10 ottobre ha infatti ricevuto il Nobel per la pace.
Ed è proprio intorno a questo concetto che ruota il progetto euromediterraneo dedicato alla cucina identitaria che prende il via oggi a Ragusa (Sicilia) anticipando di qualche ora la Giornata mondiale dell’alimentazione, che si celebra domani.
Women for collective identities: peace, security and identitary cusine, si chiama così il progetto, è sostenuto dalla DGAP del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale nell’ambito del Terzo Piano di Azione Nazionale “Donne Pace e Sicurezza.
La cucina identitaria si trasmette di madre in figlia
Protagoniste: le donne, in particolare quelle siciliane, che ospitano l’iniziativa, ma anche egiziane, israeliane, palestinesi, e giordane. E non poteva che essere così: “Le donne sono custodi della memoria culinaria di una cultura. Aiutano il confronto tra tradizioni diverse, per questo sono elementi di pace per eccellenza”, commenta Enrico Molinaro che, oltre a coordinare il progetto è presidente di Prospettive Mediterranee e segretario generale Rete Italiana Dialogo Euromediterrraneo RIDE-APS.
L’appuntamento è presso la scuola d’arte culinaria Nosco, nell’Antico Convento dei Cappuccini dove lo Chef Giovanni Galesi condurrà tre laboratori di cucina identitaria che potranno essere seguiti anche in streaming. Allo chef Galesi toccherà il compito di realizzare in diretta le ricette tradizionali dei paesi rappresentati, ma il worksohp affronterà anche temi più tecnici: dai metodi più idonei ed equilibrati per trattare le materie prime, all’educazione verso una corretta alimentazione naturale, fino all’agricoltura sostenibile.
Nel progetto, che si concluderà domenica, tutto ruota intorno al cibo vissuto come strumento per costruire la pace proprio attraverso la cosiddetta cucina identitaria. “Un concetto innovativo che si riferisce a quel patrimonio memoriale che viene tramandato di madre in figlia costituito non solo da ricette tipiche, ma anche dai metodi tradizionali di trasformazione delle materie prime, dalla scelta e dal modo di utilizzare gli ingredienti”, chiarisce Enrica Miceli, di Prospettive Mediterranee. “Tutti elementi che valorizzano le specificità e rappresentano l’identità materiale e immateriale di un popolo”.
La pace attraverso la cucina: obiettivo ambizioso, ma è davvero possibile?
“Ne sono convinta e parlo per esperienza”, risponde Enrica Miceli. “Durante gli anni di volontariato all’estero, per esempio, ho potuto constatare come le donne, anche appartenenti a etnie diverse, quando preparano il cibo sono capaci di amalagamarsi mantenendo ciascuna la propria individualità. Nei momenti di convivialità tutte le tensioni si azzeravano”.
La cucina dunque diventa il luogo in cui valorizzare la propria identità collettiva, ma il progetto euromediterraneo lascia intendere che possa essere anche il punto di partenza per valorizzare il ruolo femminile nel promuovere cambiamenti radicali nella società, soprattutto in quei Paesi dove le donne devono ancora lottare per i propri diritti civili.
Cucina identitaria ma con tanti elementi comuni
La coesione e condivisione di informazioni e di esperienze tra donne che vivono sulle due sponde del Mediterraneo passa anche attraverso un comune denominatore: ” I cereali sono da sempre alla base della Dieta Mediterranea, patrimonio dell’umanità per l’Unesco”, dice Paola Sarcina, presidente di Music Theatre International che ha realizzato il progetto ragusano “E naturalmente l‘olio d’oliva, gli ortaggi e i legumi, tutti ingredienti fondamentali per la nostra salute ma a determinate condizioni: che siano di qualità, biologici, stagionali e a kilometro zero. Certo è che oggi una dieta sana spesso è un lusso che non tutti possono permettersi, ma con qualche accorgimento è possibile acquistare, per esempio nei mercati degli agricoltori, prodotti di qualità a prezzi poco al di sopra di quelli della grande distribuzione. Il consumatore ha un ruolo fondamentale in questo processo verso la qualità e sostenibilità della dieta, le sue scelte sono determinanti per modificare le proposte del mercato”.