Un farmaco anti-diabete efficace contro il fegato grasso
Tra le persone con diabete di tipo 2, una percentuale tra il 60% e il 75% soffre di steatosi epatica non alcolica. Parliamo di un aumento della presenza di tessuto adiposo nel fegato: è il cosiddetto fegato grasso, che può essere curato esclusivamente rivedendo la dieta e aumentando l’attività fisica. Un po’ quel che viene indotto nell’anatra e nell’oca, nutrendole continuamente. Sono molte le ricerche scientifiche svolte su animali, che hanno dimostrato che i farmaci agonisti del recettore GLP-1 (che segnala al pancreas la necessità di una pronta secrezione di insulina e prepara I’organismo ad assorbire il glucosio in arrivo, ndr) riducono la produzione di tessuto adiposo a livello epatico. Quale fosse l’effetto di questa categoria di farmaci sul grasso epatico nelle persone con diabete tipo 2, non era ancora chiaro. Uno studio francese – presentato al cinquantunesimo congresso della European association for the study of diabetes, appena concluso a Stoccolma – ha fatto luce in quest’ambito. Lo ha coordinato Bruno Vergès, dell’Hôpital du Bocage di Digione.
Fegato grasso, come si è svolta la ricerca
Sono stati posti sotto analisi quarantatré pazienti con diabete di tipo 2: è stato determinato il grado di steatosi epatica, grazie alla spettroscopia di risonanza magnetica: una tecnica sofisticata. Si tratta, invero, del metodo più preciso per effettuare questo tipo di rilevazione, prima e dopo 6 mesi di trattamento con liraglutide, al dosaggio di 1,2 milligrammi al giorno. Che cosa è accaduto? Si è verificata un’importante e statisticamente significativa diminuzione del grasso epatico al termine del periodo di osservazione. Esaminando i dati, si è passati dal 19,1% al 12,7%: parliamo di una riduzione relativa del 33,3%.
Natale da soli? Una vacanza dal mondo che il denaro non può comprare
In questo festoso quanto frenetico clima natalizio, sono tante le persone che si stanno preparando a…Liraglutide, una chance contro il fegato grasso
Natale da soli? Una vacanza dal mondo che il denaro non può comprare
Grazie al liraglutide, inoltre, il peso corporeo si è ridotto di 4,4 chilogrammi e l’emoglobina glicata del 2,6%: dati, questi, statisticamente significativi. Paolo Sbraccia, professore ordinario all’Università di Roma Tor Vergata e presidente della Società italiana dell’obesità si è espresso in questo senso: “Liraglutide è un farmaco innovativo antiiperglicemico appartenente alla classe degli analoghi del GLP-1”. Non riduce soltanto la glicemia, ma anche ”il peso corporeo, attraverso un’azione specifica a livello ipotalamico di riduzione dell’appetito e aumento della sazietà”. E ancora: “riduce la pressione arteriosa e i marcatori di infiammazione e migliora il profilo lipidico”. Parliamo, ora, della riduzione di steatosi epatica: ”Questa condizione molto diffusa, e probabilmente sottostimata nei pazienti obesi e diabetici di tipo 2, non rappresenta un innocente accumulo di grasso che ricorda il foie gras, ma è l’alterazione morfofunzionale principale nella genesi del diabete tipo 2 e il primo stadio di un danno epatico che se non corretto, può evolvere verso la cirrosi”. Quali altri fattori si collegano con il grasso epatico? “Alla riduzione del contenuto di grasso epatico può aver sicuramente contribuito il calo ponderale, ma è anche possibile che liraglutide abbia un effetto diretto sulla sintesi epatica degli acidi grassi. Questi dati contribuiscono ad aggiungere meriti a liraglutide, che in questo caso avrebbe un impatto rilevante su un’alterazione precoce e molto dannosa del diabete tipo 2”