“Sei la mia vita”: quattro parole per racchiudere un’intera esistenza.
Comincia così il secondo romanzo di Ferzan Ozpetek, non più solo regista ma anche scrittore, con le stesse parole che danno il titolo a questa nuova storia.
Quante volte noi stessi ci siamo trovati a pronunciarle nei confronti di una persona che amiamo senza limiti, sia essa un compagno o un figlio, senza badare troppo al loro profondo significato, al senso di ineluttabilità che ad esse soggiace?
Dire a qualcuno “sei la mia vita” implica il non poter concepire l’esistenza senza la sua presenza, il sentirlo farsi respiro e pensiero comune, il saper decidere che il cuore vale più del cervello, il sentimento più della ragione.
UNA STORIA D’AMORE COSI’ UGUALE, COSI’ DIVERSA
Il romanzo di Ferzan Ozpetek è calato in questo abisso di sentimenti.
C’è un uomo, che rappresenta l’autore stesso con una fortissima carica autobiografica, che compie un viaggio da Roma sino ad una isolata località di montagna insieme alla persona più importante della sua vita, il compagno conosciuto anni prima in modo fortuito e mai più lasciato.
C’è il racconto di una vita che attraversa duecento pagine in un fiato, con una leggerezza raramente riscontrabile.
Il protagonista è lo stesso Ozpetek, che parla di sé al suo compagno di viaggio silenzioso e gli racconta come in un diario momenti e spaccati di vita che riguardano la sua intera esistenza, prima e dopo il loro incontrarsi.
Ci sono città che abbiamo imparato a conoscere attraverso film famosi come “Il bagno turco – Hamam” o “Le fate ignoranti”, Istanbul e Roma, la prima città natale e la seconda patria d’elezione.
Gli occhi che attraversano i luoghi sono quelli di un giovane pieno di speranze arrivato nella Capitale con mille sogni da realizzare alla fine degli anni Settanta, in un momento in cui tutto sembrava possibile, la libertà aveva conquistato i suoi spazi, l’edonismo stava per dilagare e prendere il sopravvento, prima che incubi paurosi, come quello del l’Aids, incombessero con il loro strascico di morte.
Personaggi al limite dell’inverosimile, occasioni straordinarie, conoscenze fortuite sono all’ordine del giorno, tra pranzi domenicali consumati insieme agli amici in quella che era una piccola comunità gay in via Ostiense e la ricerca spasmodica della propria realizzazione, come uomo e come artista.
Poi l’incontro, quello che cambia la quotidianità, che dà forma all’amore in una qualsiasi delle sue possibili forme, che induce a pensare di essere invincibili, immortali.
Capitolo dopo capitolo la voce narrante porta a galla per il compagno taciturno una galleria di ricordi attraverso un monologo dolce e doloroso, in cui il sentimento predomina senza sgomitare, senza mai apparire melenso o fuori luogo.
Perché mai questo compagno che è stato capace, in un tempo precedente, di racchiudere in quattro parole il senso di una storia adesso tace, insistentemente?
Dove sono il cuore e la mente di quest’uomo?
Di certo non più lì: vittima di una precoce demenza senile che lo sta portando a scordare tutto, è ormai solo più una presenza-assenza, un fantasma di ciò che era, perso per la maggio parte del tempo in un mondo il cui accesso è negato a tutti, anche a chi si ama più della propria vita.
Il viaggio è dettato da questo, dalla decisione presa dal protagonista di accompagnarlo in un luogo molto amato dove, lontano da tutto e da tutti, possa prendersi cura di lui, non abbandonandolo alle mani di qualche estraneo che non saprebbe mai trasmettergli l’amore di cui pensa abbia bisogno.
Questo è l’obiettivo finale, la logica dell’esistere di questo romanzo.
Essere la vita di qualcuno porta a costruire la propria esistenza in funzione della sua, nel bene e nel male, quando si sorride e quando si soffre.
Il più straordinario e completo gesto d’amore che sia possibile.
IMMAGINI E PAROLE DI FERZAN OZPETEK PER RACCONTARE L’UNIVERSO
Ferzan Ozpetek non ha mai tenuto nascosta la sua passione per il narrare.
Lo fa con la macchina da presa da molti anni, lo sta facendo ora con le parole.
Non c’è soluzione di continuità tra questi due universi: i personaggi che hanno costituito l’ossatura dei suoi film e che li hanno resi celebri proprio per il loro essere monotematici, per il far parte di un contesto omosessuale che esula completamente dagli stereotipi comuni e allarga lo sguardo su un’umanità sensibile e dolente, sono gli stessi che ritroviamo nelle pagine di “Sei la mia vita”.
Sono uomini e donne che Ozpetek ha conosciuto e che ha poi romanzato nelle sue pellicole, nella ferma convinzione che raccontare questo mondo possa dare la possibilità di conoscerlo meglio nelle sue infinite sfaccettature.
I fratelli di “Mine vaganti”, l’anziano smemorato conosciuto per caso e diventato un elemento costitutivo de “La finestra di fronte”, la terrazza di“Le fate ignoranti” in cui più che altrove Ozpetek ricostruisce l’ambiente romano dei primi anni Ottanta ne sono soltanto un esempio.
Il giovane arrivato da Istanbul è oggi un individuo realizzato e affermato, conosciuto in tutto il mondo, ma è rimasto un uomo attento e sensibile, capace di regalarci sentimenti veri e profondi, senza genere e senza differenza di identità.
TITOLO: Sei la mia vita
EDITORE: Mondadori
PAGG. 222 ,EURO 17,00
e-book disponibile