Gravidanza dopo tumore con trapianto ovarico

Gravidanza dopo tumore con trapianto ovarico

Il trapianto ovarico è utile per le donne che vogliono aver un bambino, nonostante il fatto che abbiano combattuto e vinto contro un cancro. Hanno posto in essere una ricerca in questo senso gli studiosi del Laboratory of reproductive biology del Rigshospitalet di Copenhagen. Pubblica in merito la rivista Human reproduction.

Gravidanza dopo trapianto ovarico, come si è svolta la ricerca

Sono state poste sotto analisi trentadue donne, sterili dopo essersi sottoposte a una terapia contro il cancro: sono state sottoposte a trapianto. Il tessuto ovarico era stato prelevato dai soggetti prima del trattamento ed era stato congelato: è stato in seguito trapiantato di nuovo, quando la paziente aveva scelto di concepire, al fine di dare alla luce un figlio.

Dieci donne sono riuscite a portare a termine con successo la gravidanza. Sono nati quattordici bambini in totale e ci sono stati due aborti volontari e uno spontaneo. Otto bambini sono stati concepiti naturalmente, in seguito al trapianto ovarico e sei con l’aiuto della fecondazione in vitro. Che cosa significa? Che la procedura è sicura ed efficace.

Gravidanza dopo trapianto ovarico, parla l’esperta

Secondo Annette Jensen, autrice dello studio, “Questi risultati dimostrano che il tessuto ovarico innestato è efficace nel ripristinare la funzione ovarica in modo sicuro ed efficace. Il fatto che le sopravvissute al cancro siano in grado di avere un figlio rappresenta un’immensa spinta per la loro qualità della vita”. Questa procedura non viene utilizzata spesso, in quanto si teme che anche le cellule tumorali possano essere trasportate con i tessuti trapiantati.

Cancro alla prostata, una ricerca sbagliata?

Effetti degli integratori alimentari sul cancro alla prostata: l’Associazione italiana industrie prodotti alimentari (Aipa), con il professor Giovanni Scapagnini dissente dalle conclusioni di una ricerca, attuata da un gruppo delle Molinette di Torino.

Ecco quanto si legge in una nota: “non è corretto generalizzare in termini negativi ed allarmistici, considerando che i risultati sono stati elaborati a partire da pochi dati disponibili. Lo studio pubblicato ad aprile sulla rivista ‘Prostate’ utilizza una miscela di tre integratori combinati in soggetti (45-75 anni) già ad elevato rischio di sviluppare un adenocarcinoma prostatico. Inoltre, la ricerca è stata condotta su un campione molto esiguo di pazienti: sessanta soggetti, metà trattati e metà placebo, e la valutazione è stata effettuata a sei mesi di trattamento con una miscela di licopene, selenio e catechine del thè. I dosaggi utilizzati nello studio sono molto elevati, oltre il doppio dei limiti consentiti dalle linee guida del Ministero della Salute per gli integratori alimentari; negli integratori è garantita la sicurezza d’uso alle dosi consigliate. E’ bene ricordare che i tre composti, considerati singolarmente in studi molto più ampi, hanno, invece, dimostrato efficacia nel preservare la fisiologia prostatica o comunque nessun aumento del rischio di insorgenza del cancro. E’ tuttavia importante indagare le possibili conseguenze dell’uso di associazioni di integratori in soggetti precancerosi”.

About Isabella Lopardi

Isabella Lopardi ha lavorato come giornalista, traduttrice, correttrice di bozze, redattrice editoriale, editrice, libraia. Ha viaggiato e vissuto a L'Aquila, Roma, Milano. Ha una laurea magistrale con lode in Management e comunicazione d'impresa, è pubblicista e redattore editoriale. E' preside del corso di giornalismo della Pareto University.

2 comments

  1. Certo questi sono traguardi importanti: vincere il tumore, prima di tutto e poi avere anche la fortuna di avere un bambino. Ma non sempre le cose vanno così…Mia sorella Laura è incinta di appena dodici settimane e le hanno diagnosticato un tumore al seno. Oltretutto, per le sue condizioni, non può essere sottoposta ad esami con mezzo di contrasto. Siamo disperati.

    • Esiste una valida alternativa agli esami tradizionali: la Risonanza Magnetica “Diffusion Whole-Body”.

      Questa è un esame innovativo che senza radiazioni e senza mezzo di contrasto fornisce una valutazione accurata sui più importanti distretti corporei. E’ una tecnica consolidata in oncologia, utilizzata da noi da anni in diversi tumori e con successo anche nelle pazienti gravide .

      La RM “Diffusion Whole-Body” può essere eseguita già a partire dal secondo trimetre di gravidanza e non presenta controindicazioni per la madre e per il feto.
      Cordiali saluti

      Dr. Giuseppe Petralia
      Medico Vice Direttore
      Divisione di Radiologia
      Istituto Europeo di Oncologia, Via Ripamonti, 435 – Milano

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