La depressione in gravidanza e post partum deve essere individuata e trattata in maniera rapida, aiutando la paziente a uscire dallo stato di isolamento e solitudine in cui spesso si trova. A questo scopo bisogna dare vita a un modello organizzativo di presa in carico della donna che soffre di depressione perinatale. Di più: bisogna sensibilizzare in merito al tema l’opinione pubblica, supportare i neopapà nel nuovo ruolo genitoriale e promuovere attività di formazione per operatori sanitari.
Così si favorisce l’applicazione di strategie assistenziali e lo sviluppo di strumenti di prevenzione per le donne maggiormente vulnerabili.
Gravidanza e depressione: un progetto biennale
Si è appena concluso un progetto biennale in tal senso: “Depressione in gravidanza e post partum: modello organizzativo in ambito clinico, assistenziale e riabilitativo”. Ha finanziato l’iniziativa la Regione Lombardia e la svolge l’Azienda Ospedaliera Fatebenefratelli e Oftalmico di Milano, in collaborazione con l’Osservatorio nazionale sulla salute della donna (Onda); ha partecipato l’Associazione progetto Itaca.
Depressione perinatale, offerta assistenza domiciliare specialistica
Il progetto fa perno sull’offerta di assistenza domiciliare specialistica alle neo-mamme e ai neonati: un team multidisciplinare composto da un psichiatra, una psicologa, un pediatra e da una volontaria dell’Associazione progetto Itaca, nell’ambiente noto dell’abitazione, ha prestato alle donne in difficoltà le cure e le attenzioni necessarie per aiutarle a superare la crisi.
Depressione perinatale, come si è svolto il progetto
Due anni fa è stata attuata un’indagine conoscitiva, svolta in Lombardia: ha coinvolto circa 500 uomini e 500 donne, con l’obiettivo di inquadrare la problematica in termini di conoscenza e di vissuto. Un genitore su 3 ha affermato di aver sofferto o che la propria partner aveva vissuto un’esperienza di depressione post partum, soprattutto in occasione del primo figlio. Meno della metà dei soggetti ha interpellato il medico a riguardo.
Soltanto la metà dei papà, vivendo direttamente in questa situazione, si è sentito partecipe e in grado di supportare la propria compagna.
Ci si è mossi anche in questo senso: sono stati organizzati nell’ambito del progetto dei gruppi di sostegno per i papà, allo scopo di offrire a questa figura uno spazio di ascolto e scambio emotivo-esperienziale in riferimento al nuovo ruolo genitoriale. Si è trattato di incontri moderati da una psichiatra e da una psicologa, che si sono svolti presso il presidio ospedaliero Macedonio Melloni.
Depressione perinatale, un corso
E’ stato organizzato un corso Ecm riservato a psichiatri, pediatri, ginecologi e psicologi, allo scopo di fornire un aggiornamento sull’utilizzo degli psicofarmaci durante la gravidanza e il puerperio e l’apprendimento di un modello di trattamento cognitivo-comportamentale. Sono state utilizzate clip cinematografiche per modificare gli aspetti valutativi e metacognitivi delle pazienti. Società scientifiche di riferimento sono state coinvolte per stilare delle Indicazioni di buona pratica clinica (Good clinical practice) per la prevenzione, diagnosi e cura della psicopatologia perinatale. In Italia, in effetti, non esistono ancora oggi Linee guida di riferimento per gli operatori.
Depressione perinatale, la parola agli esperti
Francesca Merzagora, presidente di Onda, ha dichiarato: “In Italia, circa il 16% delle donne soffre di depressione in gravidanza o nel post-partum: un disturbo che, se non diagnosticato in maniera tempestiva, può avere ripercussioni sulla salute della mamma e del bambino. L’iniziativa regionale, che ci ha visti impegnati accanto all’ao Fatebenefratelli di Milano e a Progetto Itaca per supportare le madri in difficoltà, attraverso un’assistenza domiciliare integrata, e per dare ausilio ai papà mediante la creazione di gruppi di sostegno, rappresenta un modello di eccellenza, che auspichiamo venga replicato nel contesto lombardo ed ‘esportato’ nelle altre regioni italiane. A seguito del lavoro svolto per redigere delle Indicazioni di buona pratica clinica per la presa in carico delle donne con depressione perinatale, è stato istituito da Regione Lombardia un Gruppo di approfondimento tecnico (Gat), al quale partecipano istituzioni, società scientifiche, clinici e associazioni, con l’obiettivo di definire Linee guida regionali che garantiscano livelli adeguati di omogeneità nei trattamenti erogati a livello locale e che ci auguriamo possano successivamente diventare nazionali”.
Depressione perinatale, proporzioni del fenomeno
Claudio Mencacci, direttore del dipartimento di Salute mentale e Neuroscienze dell’A.O. Fatebenefratelli e Oftalmico e coordinatore scientifico del progetto, si è espresso in questo modo: “Partendo dalla considerazione che in Lombardia sono oltre 12.000 le donne che sperimentano ogni anno un episodio di depressione perinatale, che viene con fatica riconosciuta e ancor più dichiarata e, quindi, non curata appropriatamente, il progetto pilota di Regione Lombardia ha rappresentato in questi due anni un’esperienza unica nel panorama nazionale. Mutuando esperienze avanzate in Canada e in Australia, questa iniziativa si è concretizzata nella presa in carico non solo della diade mamma-bambino, ma anche dei papà e della rete sociale circostante. L’avvicinamento, operato a domicilio da un’équipe multidisciplinare di esperti e volontari, ha riguardato donne di diverse etnie che hanno, anche a causa della lingua, grandi difficoltà a chiedere aiuto e ad accedere ai servizi”.
Così ha concluso Luca Bernardo, direttore del dipartimento Materno-infantile dell’ao Fatebenefratelli e Oftalmico e coordinatore scientifico del progetto: “Questo modello organizzativo clinico-assistenziale, che vede coinvolti entrambi i genitori, può favorire una ottimale accoglienza del nascituro da un punto di vista psicofisico, tale da garantirgli le basi migliori nella primissima relazione madre-bambino. Tutto ciò porta ad un percorso sempre più virtuoso di attenzione verso le problematiche genitoriali, che se non diagnosticate e valutate adeguatamente, potrebbero creare disagi fisici e psichici del bambino durante il suo sviluppo”.