Home working: funziona, ma qualche volta la casa scoppia

Home working: funziona, ma qualche volta la casa scoppia

Il Governo chiede ai cittadini di rimanere in casa e invita le aziende a facilitare le persone a lavorare dalla propria abitazione, cioè in modaletà home working. Non parliamo di un ipotetico futuro fantascientifico, ma del presente. Si passa così in poco meno di una settimana dai 570mila smart worker censiti a ottobre dall’Osservatorio del Politecnico di Milano, a 8 milioni di home worker. Dopo quasi un mese trascorso in questa condizione obbligata, è possibile fare le prime valutazioni su vantaggi e svantaggi del lavoro da casa.

Home working: funziona, ma qualche volta la casa scoppiaHome working: non è sempre facile

L’home working sembra funzionare, in effetti il sistema sta reggendo anche se tutti abbiamo capito che lavorare in casa  non è sempre efficace. Se l’home working, grazie alle tecnologie che permettono di essere connessi anche dalla nostra abitazione, ha fornito una risposta efficace a una condizione di emergenza, ha creato però anche alcune difficoltà. Soprattutto per chi abita in città o in un appartamento, infatti, la sensazione più comune che si percepisce è stata quella di vivere in una casa che scoppia. Ormai da un mese siamo costretti a vivere lo spazio domestico in una soluzione di continuità adattandolo in modo tale che risponda nel corso della giornata a molteplici funzioni, condividendolo anche con altre persone che possono avere bisogni diversi.

“Il nostro spazio domestico è improvvisamente inadeguato”, dice Francesco Scullica, architetto, professore del politecnico di Milano e autore del libro Living, Working, Travelling. “I modelli di open space, di spazi a pianta libera, che ha avvantaggiato negli ultimi anni la zona living a scapito di quella più privata, sono messi in discussione”.

Home working: un modello da reinventare?

Le case, insomma, non si adattano molto bene al lavoro continuativo. Dopo anni in cui la casa era stata poco vissuta, soprattutto dai giovani,  a favore di spazi pubblici, luoghi culturali, ristoranti e palestre, ora invece tutto accade nelle quattro mura domestiche e l’intero nucleo familiare è costretto a vivere insieme ogni giorno.

Sebbene sia una situazione temporanea (che durerà si spera solo ancora qualche settimana), è pur vero che in futuro l’home working, anche dopo questo test, sarà sempre più diffuso. Tuttavia, è bene ricordare che lo spazio abitativo è pensato per delle funzioni diverse dal lavoro: non possiamo progettare totalmente l’architettura delle nostre case in funzione dell’home working perché perderebbero la loro funzione principale: quella di accogliere le persone nei momenti informali, di relax, di vita domestica condivisa.

“La casa non può sostituire completamente un ufficio o uno spazio di coworking sia per ragioni tecnologiche ma anche di tipo sociale. Gli uffici sono infatti spazi relazionali dove si costruiscono comunità. Sono luoghi di incontri, opportunità e scambi di idee, sono acceleratori di relazioni. Ma è probabile però che si lavorerà uno o due giorni a settimana da casa” spiega Scullica.

Come possiamo organizzare al meglio l’home working?Home working: funziona, ma qualche volta la casa scoppia

In questo specifico frangente, dove possibile, meglio adibire una stanza o un angolo della casa per l’attività lavorativa (magari con una scrivania, una sedia ergonomica e la giusta illuminazione) ma è il massimo che si può fare in una situazione di quarantena.

In un ottica futuribile, se vogliamo rendere le nostre case più adatte ad accogliere alcune nostre giornate lavorative, possiamo provare a ripensare la distribuzione degli spazi, in particolare la suddivisione tra quello pubblico e quello privato. “Dovremmo innanzitutto stabilire quali potrebbero essere le stanze della casa aperte a tutti, sempre, e quali gli spazi dedicati al raccoglimento e al lavoro individuale”, suggerisce Isadora De Pasquale, architetto progettista “Attenzione però: non sarà come lavorare da un ufficio attrezzato o da uno spazio dedicato allo smart working, che favorisce il networking, offre eventi e servizi, stimola la creatività, ma sicuramente diventerà parte di un progetto più ampio che unisce agli uffici flessibili o agli uffici delle proprie aziende anche un momento tra le quattro mura di casa”.

L’home working impone flessibilità

La parola d’ordine del futuro nell’interior design sarà insomma flessibilità, negli spazi e negli arredi. Se negli ultimi anni il lavoro di architetti e designer si era concentrato per rendere gli uffici adatti sia al lavoro sia alle relazioni, in funzione di un migliore bilanciamento tra vita privata e vita lavorativa, ora è il momento di fare lo stesso all’interno delle nostre abitazioni. Ecco allora qualche consiglio per trasformare (dove possibile) le nostre case in funzione dell’home working, che sempre più farà parte delle nostre abitudini.

Home working: funziona, ma qualche volta la casa scoppia

Trasformare la casa in un ufficio? No, però…

Se trasformare la casa in un ufficio è impossibile e sicuramente non è neppure ciò che desideriamo, possiamo cercare di trasferire in casa alcune delle buone pratiche che solitamente adottiamo nell’arredamento funzionale degli uffici. Ecco alcuni esempi:

  1. Avere uno spazio personale dedicato al lavoro. Se in ufficio questo si traduce, nella maggior parte dei casi, in una scrivania, in casa significa trovare un angolino che possiamo allestire appositamente. Può essere anche uno spazio molto piccolo, ma deve essere accogliente e confortevole, adeguato al lavoro. Uno spazio in cui non ci siano meno disturbi esterni, per quanto possibile. E non dimentichiamoci di creare anche uno sfondo adatto alle videoconferenze! Lo sfondo dice molto di noi e delle nostre abitudini.
  2. Dare importanza ai luoghi di transizione. Come le hall negli uffici, gli spazi condivisi e i corridoi sono luoghi “neutri” in cui la mente può cambiare orizzonte e riposare: Anche se si lavora da casa è bene avere uno spazio di transizione simile. Inevitabilmente, molto spesso nelle abitazioni questa funzione è svolta dall’ingresso e dai corridoi tra le stanze. Che riacquisiscono così l’importanza che avevano perso nel tempo, tanto che in molte case oggi vengono aboliti in virtù della creazione di soggiorni open più ariosi. Ecco che nella situazione attuale, l’ingresso delle case diventa fondamentale, perché funge da filtro, sia verso l’esterno, ma soprattutto rispetto alle altre stanze della casa (così come i corridoi). Diventeranno i “cuscinetti” tra la zona di lavoro e il resto dell’abitazione.
  3. Scegliere arredi ergonomici per le zone di lavoro, senza rinunciare però allo stile della propria casa. È importante Home working: funziona, ma qualche volta la casa scoppiaricordare ancora una volta che una cosa è l’ufficio, altra cosa è la casa: questa distinzione resterà fondamentale alla fine di questa emergenza, quando potremo tornare ai nostri usuali luoghi di lavoro. Quindi, la scelta migliore sarà, da un lato, rendere confortevole il luogo della casa deputato al lavoro – con una seduta adatta, uno schermo sufficientemente grande e una scrivania della giusta altezza – ma, dall’altro, non dimenticare che i colori e i materiali di questa zona devono integrarsi con quelli dell’abitazione, per non spezzare l’armonia generale dell’arredamento.
  4. Scegliere arredi flessibili può essere un’idea funzionale agli spazi più piccoli o più aperti. Per esempio, tavoli che possono essere anche scrivanie o sedute leggere che possono essere spostate facilmente. Non tutti hanno la possibilità di creare uno spazio dedicato esclusivamente al lavoro, ma già cambiare la sedia o trasformare il tavolo può aiutare la concentrazione.
  5. Introdurre degli elementi eco. Piante verdi da interno, fiorite o grasse, oppure una vista dalla finestra su un parco o un giardino (per i più fortunati): gli elementi naturali aiutano la concentrazione, stimolano la creatività e l’energia. Dovrebbero essere presenti in ogni ufficio e in ogni casa.
  6. Infine, ricordiamoci che anche l’arte è un acceleratore di creatività. In questi giorni di quarantena si possono sfruttare i tour virtuali messi a disposizione da tanti musei, ma si potrebbe anche pensare di introdurre elementi artistici in casa, come fonte d’ispirazione.

 

 

About Giorgio Maggioni

È dal 1993 che studia, analizza e sfrutta il WEB. Dicono sia intelligente, ma che non si applichi se non sotto stress, in quel caso escono le sue migliori idee creative. Celebre la sua frase: “è inutile girarci in giro, chi non usa il web è destinato a fallire”. È docente di webmarketing per l’internazionalizzazione d’impresa, dove incredibilmente, per ora, è riuscito a non rovinare alcuno studente. In WMM si occupa di sviluppare modelli di business utilizzando logiche non convenzionali.

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