Bambini che non stanno mai fermi: potrebbero avere un disturbo da deficit di attenzione e iperattività (Adhd). Posto che non tutti i bambini vivaci sono iperattivi, non bisogna tenere in scarsa considerazione questa problematica. E’ un malattia che, tuttavia, non riguarda soltanto i fanciulli, ma colpisce circa due milioni di adulti, più uomini che donne. Ne hanno parlato ieri a Brescia, in un convegno organizzato dall’Università degli studi della città e dalla Società italiana di psichiatria.
Parliamo di un fenomeno che può essere legato alla disattenzione e all’impulsività. E’ un disturbo potenzialmente cronico. Il soggetto risulta incapace di regolare il proprio comportamento, sulla base del tempo che passa, degli obiettivi da raggiungere e di quanto l’ambiente esterno gli richiede. In tenera età genera stress tanto nei genitori, quanto nei figli. I primi pensano di essere inadeguati, i secondi si domandano se ci sia qualcosa che non va in loro. Spesso accompagna il soggetto fino all’età adulta.
Identikit del soggetto iperattivo
Ma andiamo a ritroso e prendiamo in considerazione statisticamente il passato di questi soggetti, divenuti adulti, fino a delineare la figura del paziente iperattivo tipo: in tenera età hanno fatto registrare scarsi risultati nei loro studi. In seguito, hanno subìto, o fatto subire, separazioni e divorzi. Posto che hanno avuto difficoltà nel trovare e conservare un lavoro, le loro condizioni economiche li hanno afflitti. E c’è di più: hanno avuto spesso incidenti stradali ed eventi traumatici. E ancora, tra di loro coloro che hanno tendenze suicide sono molti. Dato, questo, da non sottovalutare, non si tratta di una diagnosi che si presenta da sola, ma spesso si associa con altri disturbi mentali, legati all’ansia e all’umor nero, quando diventano patologici. Aggrava, dunque, questo tipo di patologie. Tra le persone con Adhd, affette da iperattività, ci sono poi coloro che utilizzano sostanze stupefacenti. Una diagnosi frequente, cui, tuttavia gli psichiatri danno scarso risalto. L’iperattività esordisce in età infantile, ma i neuropsichiatri dei bambini, peraltro, spesso non la riconoscono.