Non esistono le “normalissime” riunioni condominiali, perché sono appuntamenti che tutti vorrebbero evitare e che a turno tutte le coppie decidono di spartirsi.
Il motivo è sempre lo stesso: ore e ore ad ascoltare, a litigare, ad accettare decisioni.
Mai, però, le cronache italiane avevano riportato il tragico bilancio di 3 morti e 4 feriti per mano di uno dei condomini in un comune alle porte della capitale.
“Questo drammatico evento può essere letto considerando il recente e progressivo aumento dell’aggressività sociale e della manifesta ostilità“, spiega Enrico Zanalda, Presidente della Società Italiana di Psichiatria Forense
“L’instabilità e l’insicurezza di questo periodo unitamente a una minore tolleranza alla frustrazione e all’incremento del narcisismo, possono facilitare le scelte scellerate di determinati soggetti”.
Gesti drammatici: il fenomeno del mass murder
Si tratta di situazioni difficilmente prevedibili, anche se stupisce la premeditazione e la lucidità con la quale vengono consumati.
“Il “mass murder” è un evento estremamente raro in Italia anche per la limitata diffusione delle armi.
L’omicida di massa generalmente ha dei tratti narcisistici e paranoidi di personalità e volge la sua rivalsa nei confronti di un gruppo di cui si sente vittima.
La frustrazione e l’infelicità sono sempre presenti nei mass murder unitamente o meno a eventuali disturbi psichici.
Tuttavia, non può essere sottovalutato che generalmente il fenomeno dei mass murder avviene nei paesi molto sviluppati in cui la struttura competitiva della società può determinare lo sviluppo, nell’individuo, di un enorme senso di frustrazione.
L’omicidio diventa l’azione estrema attraverso la quale si elimina definitivamente l’oggetto frustrante per l’incapacità di tollerare l’insuccesso e l’insoddisfazione esistenziale, come se fosse l’unica possibile soluzione del problema che determina un immediato sollievo”.
Gesti drammatici: non dobbiamo abituarci
Queste notizie così drammatiche dovrebbero indurci a riflettere su quanto è avvenuto senza scatenare paura e ansia che potrebbero avere l’effetto di aumentar dell’aggressività sociale.
“Vi è un incremento diffuso di comportamenti aggressivi, per lo più verbali, nella quotidianità sia reale che virtuale a cui non dobbiamo abituarci”, dice Zanalda.
“Si pensi al diffuso fenomeno degli “haters” ovvero la manifestazione dell’odio attraverso internet.
Alla base del comportamento degli odiatori c’è spesso, come unico obiettivo, quello di trascinare in basso il proprio bersaglio sentendosi appagati dal suo annientamento sociale”
Perché è utile recuperare il concetto di “lentezza”
La rapidità con cui arrivano informazioni, notizie e commenti ci stanno abituando a un ritmo frenetico e anche un po’ pericoloso.
Se poi pretendiamo che i nostri problemi si risolvano con la stessa velocità, rischiamo di non fare più attenzione alle reali emozioni.
Un parallelismo inevitabile con il triplice omicida sul quale sta emergendo una situazione familiare critica trascinata da molto tempo.
“La velocità che caratterizza il web e anche la nostra società, non lascia il tempo all’elaborazione delle emozioni all’individuo, facilitando le risposte impulsive e aggressive“, spiega Zanalda.
“Ci confrontiamo quotidianamente con l’urgenza e con la necessità di fornire risposte immediate e veloci.
È necessario tornare a recuperare il concetto di “lentezza” per lasciare il tempo di elaborazione e mediazione delle emozioni”.
Immagine copertina di kat wilcox https://www.pexels.com/it-it/foto/la-scena-del-crimine-non-attraversa-la-segnaletica-923681/