L’Arte di Francesco Garofalo: vite sublimate in un ritratto
Cos’hanno in comune Barack Hussein Obama, Sergio Mattarella, Papa Francesco, Amadeus, Michelle Hunziker, Federica Panicucci, Josè Mourinho, Nino Frassica e molti altri personaggi famosi?
Semplice: un ritratto realizzato dal Maestro Francesco Garofalo, Artista, Giornalista, Scrittore e Critico d’Arte.
La nomina a Critico d’Arte è arrivata di recente dal Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, in seguito alla laurea in campo artistico e culturale conseguita presso l’Unitelematica Elvetica ISFOA.
“La nomina a Critico d’Arte è per me un’enorme gratificazione. Potremmo definirla la ‘ciliegina sulla torta’ che corona il mio percorso pratico, e in questo caso anche teorico. La parola ‘critica’, infatti, vuol dire semplicemente saper sviscerare e raccontare un’opera, grazie alle conoscenze e competenze utili a far emergere le emozioni trasmesse dalla stessa, nel bene e nel male”, afferma entusiasta Garofalo.
Ma quando un artista si può definire tale? Qual è il giusto equilibrio tra talento e studio? E, soprattutto, come si realizza un ritratto a volti così noti?
Arte: studio e talento sono le principali doti di un artista
“Arte è quando la mano, la testa, e il cuore dell’uomo vanno insieme“, così il Maestro Garofalo esprime la sua ‘dichiarazione di poetica’ in ambito artistico.
Talento, studio e passione, tratti fondamentali che caratterizzano la professione dell’artista.
“Ritengo che l’artista, per esprimere al massimo, e al meglio, la sua arte, debba essere in grado di tirare fuori la sua interiorità. Non tutti sono disposti a esporsi in questo modo, potremmo dire che si tratta di una forma di coraggio“, aggiunge Garofalo.
Il talento, nell’arte come in moltissimi altri ambiti, dallo sport alla cucina, dalla matematica al canto, è fondamentale.
Tuttavia, se non coltivato e supportato dallo studio, può rimanere inespresso.
“Le tecniche mutano, le tecnologie avanzano, ed è doveroso per un artista che ha una solida base di studio alle spalle, tenersi continuamente aggiornato. Inoltre, gli artisti odierni sono molto avvantaggiati rispetto al passato. Si è, in parte, persa l’artigianalità che contraddistingue questo lavoro. Basti pensare agli strumenti che, oggi, è sufficiente comprare. Molti artisti del passato, invece, erano veri e propri artigiani e alchimisti, poiché costruivano i pennelli e ricavavano autonomamente i colori per le loro opere”, spiega Garofalo.
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Francesco Garofalo è molto legato al mondo artistico classico, grazie anche al suo percorso che inizia all’Accademia delle Belle Arti di Brescia.
“Il classico è figurativo ed espressivo, ma al giorno d’oggi non si tratta di opere semplici da vendere”, commenta l’artista.
Il classico nasce nel ‘400 e dura fino all’800-900. Molti nobili amavano farsi fare un ritratto per poter immortalare il loro volto come lascito per le generazioni future, in un’epoca in cui la fotografia non esisteva ancora.
Intorno al 1834, tuttavia, avviene un vero e proprio cambiamento di paradigma. Con la nascita della fotografia (che sostituisce il ritratto nella sua essenza) gli artisti sono liberi di esprimere la loro interiorità in nuovi modi.
Infatti, se pensiamo alle mostre e ai musei che abbiamo visitato di recente, è probabile che molti di questi esponessero opere di arte contemporanea.
Quella che, in maniera forse un po’ ignorante ( nel vero senso della parola, poiché ignoriamo cosa ci sia dietro), spesso non riusciamo a comprendere.
Basti pensare al celebre ‘squarcio nella tela’ di Fontana. Di per sé l’opera non si può ritenere tecnicamente complessa da realizzare, ma forse ci sfugge qualcosa.
Fontana, oltre a essere stato il primo a realizzare un’opera di questo genere dal punto di vista concettuale, ha alle sue spalle moltissimi anni di studio.
“Oggi quasi tutti possono realizzare opere di arte contemporanea e, proprio per questo motivo, siamo pieni di opere ‘indefinite’. Stiamo assistendo, quindi, a un ritorno al passato, al vecchio che torna a essere nuovo per colmare un vuoto. Una moda, quella del classico, che scalpita per riaffermarsi”, spiega Garofalo.
Senza fare eccessive digressioni sull’arte contemporanea, vale la pena sottolineare un concetto.
“L’arte, al giorno d’oggi, ha un problema di fondo. Molti artisti partono dal contemporaneo senza avere una solida base teorica alle spalle, unita alla capacità di utilizzare tecniche e strumenti diversi. Nelle mie opere utilizzo la spatola, l’olio, pennello, aerografo, a volte anche insieme. Per questo si può parlare di tecnica mista e, conseguentemente, di arte a 360 gradi“, spiega Garofalo.
Aerografo: una tecnica moderna che affonda le radici nel passato
L’aerografo è uno strumento che viene utilizzato per spruzzare vernici di vario tipo nebulizzandole tramite aria compressa.
Potremmo erroneamente pensare che si tratti di un metodo moderno e, se pensiamo alla tecnica attuale, in parte potremmo avere ragione.
Tuttavia, la tecnica aerografa è antichissima poiché risale al neolitico.
Gli uomini, in quel periodo, spruzzavano con la bocca sulle pareti delle caverne il succo delle bacche per realizzare dipinti rupestri.
I ritratti di volti famosi
La carriera di Francesco Garofalo è costellata di ritratti a volti famosi, molti dei quali citati in precedenza.
Tuttavia, come spesso accade nella vita di tutti, questa strada è stata intrapresa dall’artista un po’ per caso.
“Nel 2015 l’ambasciatore degli Stati Uniti, amante dell’arte, è rimasto colpito da alcune mie opere esposte a Roma. Così, poco dopo, sono stato contattato per realizzare un ritratto dell’allora Presidente degli Stati Uniti Barack Hussein Obama. La mia vita, in quei giorni, era paragonabile a quella di un film. Un’emozione indescrivibile che ha aperto le porte a nuove opere per altri personaggi noti”, commenta l’artista.
Nonostante l’incredibile traguardo, Garofalo non ha dubbi:” Non esiste ritratto che sia più importante per me rispetto ad altri, se non quello che suscita ammirazione e sincero apprezzamento da parte di chi lo riceve“.
Ma qual è il primo step nella realizzazione di un ritratto?
“Sono molto preciso e autocritico nel mio lavoro. Per realizzare un ritratto mi occupo personalmente di scattare alcune foto al soggetto, così da poter avere un quadro completo e tridimensionale della sua immagine. Rughe, nei, espressioni facciali, nulla rimane al caso”, commenta Garofalo.
Oltre alla difficoltà pratica, si aggiunge, se così si può definire, una ‘componente psicologica‘.
“Alcune persone avrebbero preferito farsi ritrarre senza un neo, con il naso meno grande e più dritto, ma a quel punto si perde il senso stesso del ritratto. Prima di realizzare l’opera, quindi, cerco di approfondire la psicologia del soggetto per trovare il giusto compromesso tra la realtà e l’idea che il soggetto ha di sé“, spiega l’artista.