Due casi di impianto di micro-pacemaker: al Policlinico e all’Anthea Hospital di Bari. Si tratta dello strumento di questo tipo più piccolo del mondo.
Al Policlinico di Bari
Al Policlinico ha lavorato in questo senso il team di Stefano Favale, direttore della Cardiologia universitaria: la durata dell’operazione è stata soltanto di tre minuti: il record italiano. Parliamo di un’azione che coinvolge dodici aziende ospedaliere e cliniche a Bari, Bologna, Brescia, Cotignola, Milano, Pisa, Roma, Torino, Udine.
All’Anthea hospital
All’Anthea hospital, centro di riferimento riconosciuto a livello internazionale per la cardiochirurgia mini-invasiva, il dispositivo è stato impiantato su un sessantaquattrenne. La sua patologia è una fibrillazione atriale permanente con bassa risposta ventricolare e asistolie di circa 4 secondi. Aveva subito un’operazione per la sostituzione valvolare aortica tre anni fa. L’intervento è stato posto in essere in 40 minuti: la metà del tempo, rispetto a un pacemaker tradizionale. La risposta dell’organismo è stata buona. Il paziente era sveglio ed è rimasto ricoverato fino al giorno successivo, quando è stato dimesso senza complicazioni. Ha attuato l’intervento l’équipe del dottor Saverio Iacopino, responsabile dell’unità di Aritmologia e Elettrofisiologia.
Come è fatto il micro-pacemaker
Della grandezza di una pillola, o poco più, grande un decimo rispetto al pacemaker standard, è un sistema di stimolazione intracardiaco trans-catetere denominato Micra Tps (Transcatheter pacing system). Pesa 2 grammi e misura poco più di due centimetri. Può durare dai 7 ai 14 anni. Lo si pone nella cavità cardiaca attraverso la vena femorale, senza impiantare elettrodi di stimolazione. Si ancora al cuore con piccoli ganci progettati ad hoc. Grazie ai suoi impulsi elettrici, il battito cardiaco viene regolarizzato: un elettrodo che si trova sul dispositivo svolge questa funzione. Si tratta di una vera e propria cardiocapsula. Non sono necessari fili o cateteri, incisioni nel torace, o tasche da creare sotto la cute. La procedura tradizionale implicava complicanze che con questo dispositivo vengono azzerate. E’ dall’aprile 2015 che lo strumento ha ottenuto il marchio CE, grazie ai risultati ottenuti con i primi 60 pazienti, nei primi tre mesi dall’impianto, nel corso di una ricerca: il Micra transcatheter pacing study. Il pacemaker ha sessant’anni di storia e la stimolazione del cuore senza elettrocateteri è una svolta.
Parliamo di una modalità di impianto non chirurgica, senza componenti aggiuntive. Perciò il rischio di complicanze è più basso e si riducono sensibilmente i tempi di intervento e di degenza. L’esposizione alla fluoroscopia è ridotta. Non ci sono protuberanze o cicatrici.