A Stromboli, nel 2007, c’è stata una grande eruzione: circa 8 milioni di metri cubi di lava fuoriuscirono dal vulcano in trentaquattro giorni. Studiando questo fenomeno, un’équipe di ricercatori del Laboratorio di Geofisica Sperimentale, struttura del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Firenze, hanno elaborato un nuovo modello, atto a spiegare la dinamica delle colate laviche. Ha partecipato anche l’Istituto Nazionale di Ottica del Cnr. Pubblica la ricerca la rivista Nature communications.
Colate laviche: come funzionano
Fino ad oggi si pensava, nell’ambito della comunità scientifica, che le colate laviche a Stromboli fossero alimentate da magma a 7-10 chilometri di profondità. Periodicamente, questo magma si sarebbe incanalato verso le bocche laterali e si sarebbe riversato lungo le pendici della Sciara del Fuoco, non abitate, fino al mare. Il concetto, come spiega Maurizio Ripepe, responsabile del laboratorio, è stato ora ribaltato grazie al confronto di dati geofisici, dalla deformazione del suolo al monitoraggio termico e sismico. Si è visto che gran parte del magma eruttato è in larga parte già presente nella parte alta del vulcano. E’ la gravità a guidare l’effusione e la sua violenza è maggiore, quando la posizione della bocca eruttiva è bassa. Le fasi iniziali, quando il magma sopra la bocca effusiva è in quantità maggiore, saranno le più forti. Via via le colate laviche diminuiranno d’intensità, poiché il vulcano si comporta come un serbatoio che si svuota progressivamente dal basso, perdendo pressione.
Colate laviche: a che cosa serve capire come il vulcano erutta
Capire quali sono le dinamiche dell’eruzione, come afferma Marco Pistolesi, che è tra gli autori della ricerca, è importante anche al livello della protezione civile. Che cosa significa quanto elaborato? Il rischio di frana è più alto “subito prima dell’inizio della colata e immediatamente dopo il suo inizio, quando la pressione del magma è massima”. Ecco un dato che può permettere di porre al sicuro la popolazione.