Bruciore e secchezza vaginale sono problematiche che affliggono molte donne. In merito alle patologie vulvari femminili, si interviene con buoni risultati con i trattamenti di elettroporazione vaginale, come è stato accertato dal team medico del dottor Filippo Murina, responsabile del servizio di Patologia vulvare dell’ospedale V. Buzzi-Icp dell’Università di Milano. L’elettroporazione apre i pori.
Le nuove cure portano a sensibili miglioramenti. I risultati sono validi anche quando si arriva alla menopausa.
Come è fatto il dispositivo
L’elettroporazione si attua per mezzo di un dispositivo che ha due applicatori specifici, uno per uso vaginale, uno per uso anale. I manipoli sono in plastica e comprendono l’alloggiamento di siringhe standard (da 2,5 millilitri per uso vaginale e 1 millilitro per uso anale): in esse si inserirà il prodotto destinato a essere messo a contatto con la mucosa.
Due anelli di acciaio inox generano gli impulsi di elettroporazione: si trovano a una distanza tale da coprire un’ampia zona evitando movimenti dell’applicatore. Sull’applicatore, dopo l’impugnatura, ci sono due zone concave circonferenziali, che rendono precisa l’introduzione e permettono di mantenere la posizione dell’applicatore stesso, che non necessita, in questo modo, di sostegni manuali.
I sintomi sui quali agisce
Ma quali sono i sintomi che rendono necessario questo trattamento? Sono, oltre a bruciore e secchezza, prurito, distrofie vulvari, dispareunia (dolore che la donna avverte nell’area della vagina o della pelvi durante un rapporto sessuale, ndr), deficit della continenza, attività non coordinata e sinergica della muscolatura del perineo e della pelvi, disturbi vaginali della menopausa, dolore pelvico cronico. L’apparecchiatura compie un’azione anti-aging, miglioramento l’elasticità dei tessuti, aumenta il tono muscolare e migliora il piacere coitale.
Come agisce il dispositivo
Grazie a questo dispositivo a livello transdermico transmucoso si veicolano i principi attivi necessari a ripristinare la fisiologia vaginale, vulvare e anale. Utilizzando particolari impulsi elettrici si genera un potenziale di transmembrana da 0,5 a 1,5 volt. I canali acquosi (elettropori) si aprono, la membrana diventa più permeabile e sostanze di vario peso molecolare, che altrimenti non raggiungerebbero il bersaglio, penetrano meglio. Viene sfruttato il principio della stimolazione elettrica, con impulsi molto rapidi e di intensità calibrata, al fine di superare l’intensità minima che deve avere una corrente elettrica per fare una stimolazione, senza infastidire il paziente.