Domenica e pigrizia. Amiamo rallentare e restare addirittura immobili. Ma si tratta di un fattore appreso, legato all’abitudine, oppure siamo semplicemente pigri per natura? Il nostro cervello, in verità, è programmato per utilizzare il minimo possibile di energia. La mente umana è risparmiatrice: per questa ragione, modifica i nostri movimenti momento dopo momento. Anche quando camminiamo: un’attività fisica, questa, che fa parte del quotidiano. Uno studio in questo senso è stato posto in essere da ricercatori canadesi, presso la Simon Fraser university. Pubblica lo studio Current Biology.
Pigri per natura: come si è svolta la ricerca
Gli studiosi si sono domandati quale fosse il meccanismo biologico della pigrizia. Per chiarire questo dato, hanno domandato a una serie di volontari di camminare con un esoscheletro robotico, struttura esterna che avevano indosso. Tale strumento rendeva difficili i normali movimenti, aumentando la resistenza del ginocchio.
Sono bastati pochi minuti ai soggetti, per modificare il loro modo di camminare, in maniera da raggiungere un nuovo bilancio energetico ottimale: hanno incominciato a muoversi in modo da raggiungere il minor dispendio di energia possibile. Risparmiavano, in questo caso, meno del 5% di energia. In sintesi il nostro consumo energetico condiziona i nostri movimenti, poiché privilegiamo il risparmio di energia nella selezione inconsapevole dei movimenti stessi.
Jessica Selinger, coordinatrice dello studio, spiega che “Monitorare e ottimizzare il consumo di energia in modo rapido e accurato è una caratteristica chiave del nostro sistema nervoso”. Per essere pigri, quindi, “bisogna essere intelligenti”.
Pigri per natura, come proseguirà la ricerca
Resta ora da capire in che modo l’organismo misuri, in tempo reale, l’energia che si consuma quando si compie un movimento. L’elemento affascinante è il fatto che esso riesca a coordinare un processo tanto complesso. Secondo Donelan, “Camminare richiede la coordinazione di decine di migliaia di unità motrici muscolari”. Questi conclude chiedendosi: “come riusciamo a trovare velocemente la combinazione ottimale?”