Fumo e ictus: siete fumatori? Chi ha questo vizio ha un rischio due volte maggiore di essere colpito da ictus rispetto a chi non fuma. Aprile è il mese della prevenzione dell’ictus cerebrale.
Fumo e ictus: la metà dei fumatori muore prematuramente
Il 50% dei fumatori muore prematuramente. Secondo le statistiche, sul nostro pianeta nel 2010 sono stati registrati 6.2 milioni di persone decedute a causa del fumo. Più di 600.000 di esse erano non fumatrici, ma risultavano esposte al fumo passivo. Che cosa avverrebbe se tale numero restasse invariato? Nel 2030 si potrebbe raggiungere la quota annuale di 8 milioni di decessi causati dal fumo. Quando parliamo di fumo di tabacco, menzioniamo la prima causa di morte evitabile. Un fumatore vive in media dieci anni in meno, rispetto a un non fumatore. Tali dati provengono dall’Organizzazione mondiale della Sanità, agenzia delle Nazioni unite: essa ha come missione il miglioramento della salute delle popolazioni.
Fumo e ictus: il fumo come fattore di rischio
Il fumo (con l’età) risulta essere il maggiore fattore di rischio delle malattie cardio-cerebrovascolari, dei tumori e delle malattie respiratorie. La vita delle persone colpite da queste patologie è più breve. Di frequente, esse sono invalide e hanno scarsa qualità di vita. Che cosa avviene, poi, a chi sopravvive a una malattia cardio-cerebrovascolare? E’ più facile che questi vada incontro a disturbi della capacità cognitiva (demenza) e a minore performance fisica (disabilità).
Fumo e ictus: statistiche in merito a chi fuma
Sono più numerosi gli uomini che fumano, rispetto alle donne. Tale differenza tra i due sessi, tuttavia, diminuisce sempre più.
C’è da aggiungere che il fumo è più diffuso nelle persone con bassa scolarità. In Italia, sulla base dei dati forniti nel 2017 dal Centro nazionale dipendenza e doping dell’Istituto superiore di Sanità, i fumatori sono più di 12 milioni.
Fumo e ictus: l’azione della nicotina
Perché prendere per sé tale fattore di rischio, quando esso potrebbe essere rimosso completamente? Parliamo del nemico numero uno delle arterie, i vasi che portano il sangue ai tessuti. La nicotina, in effetti, viene assorbita dai polmoni. Passa poi nel sangue, provoca la riduzione del lume delle arterie e riduce la circolazione del sangue. La pressione arteriosa e la tachicardia aumentano di conseguenza. Si determina una predisposizione alla formazione di placche ateromasiche e, infine, è più facile la formazione di coaguli. Questi ultimi, andando in circolo, possono danneggiare cuore, cervello, reni e altri organi. Che cosa avviene, poi, quando un trombo ostruisce improvvisamente una arteria cerebrale? Si parla di ictus.
Fumo e ictus: un’utile descrizione
La dottoressa Nicoletta Reale, presidente dell’Associazione per la lotta all’ictus cerebrale (Alice Italia onlus), si è espressa in questo modo: “L’ictus è un evento improvviso, inatteso e traumatico. Fumare comporta un rischio due volte maggiore di essere colpiti da ictus: i fumatori hanno la probabilità doppia che si verifichi un ictus ischemico e ben quattro volte superiore che si verifichi un ictus emorragico. Più della metà dei fumatori reduci da in ictus riprende il vizio una volta lasciato l’ospedale, ma in questo caso il rischio di morire triplica, arrivando addirittura a quintuplicare se il paziente riprende in mano la sigaretta una settimana dopo la dimissione”.
Fumo e ictus: come ridurre l’abitudine al fumo?
In questi anni è stato fatto molto, al fine di ridurre l’abitudine al fumo nella popolazione generale. Si pensi, per esempio, alla restrizione del fumo nei locali pubblici, alle campagne per la conoscenza dei danni provocati dal fumo, all’abolizione della pubblicità delle sigarette, all’aumento del costo delle sigarette. Alcune di queste prassi hanno fatto sì che il fumatore, nel momento in cui fuma, si sentisse escluso dalla società. Il quadro, nonstante ciò, non è roseo. Ancora oggi, sulla nostra Penisola, il 20% circa della popolazione adulta fuma abitualmente. Si riscontra un aumento dell’abitudine al fumo nei giovanissimi, nei ragazzi e ancor più nelle ragazze. Del resto, queste ultime tendono ad associare tale dipendenza ad altre abitudini, che possono rivelarsi ugualmente pericolose. Può non essere noto alle fanciulle, per esempio, che l’uso della pillola anticoncezionale, associata all’abitudine al fumo, può provocare eventi acuti cardio-cerebrovascolari in età giovane.
Fumo e ictus: quanto fa bene smettere di fumare
Smettere di fumare diminuisce il rischio di ictus, a prescindere da quando e quanto si fumi. Già dopo poche settimane, è possibile ottenere molti vantaggi. Dopo cinque anni, poi, il rischio cerebro-cardiovascolare è simile a quello di chi non ha mai avuto questa cattiva abitudine. Persiste nel tempo, purtroppo, il rischio di tumore. Ecco perché non iniziare a fumare è una buona idea. I non fumatori dovrebbero aiutare le persone a non incominciare con il vizio: soprattutto i giovani, che non hanno mai fumato.
Fumo e ictus: il fumo negli adolescenti
Un’indagine è stata posta in essere dall’Health behaviour in school-aged children. Se ne evince che fuma ben il 14% di coloro che hanno soltanto 15 anni. Conseguenze immediate e a lungo termine sono legate all’abitudine di fumare in età adolescenziale.
Sappiamo che, in età più avanzata, il fumo aumenta il rischio verso le malattie cardiovascolari, i tumori e le patologie respiratorie. Non è benefico nemmeno nel giovane: esso riduce la performance fisica. Aumentano frequenza cardiaca, ansia e disturbi del comportamento. Si incrementa la predisposizione nei confronti dell’uso di alcoolici e di droghe illegali. Del resto, la dipendenza da nicotina è uno dei più significativi effetti dell’abitudine al fumo: si tratta di un problema che induce i giovani a fumare più a lungo nel corso della vita. Aumenta di conseguenza il rischio di andare incontro a un evento cardio-cerebrovascolare.
Fumo e ictus: obiettivo prevenzione
La prevenzione e l’adeguata consapevolezza da parte dei cittadini sono vitali. Ma di che cosa le persone devono essere consapevoli? Del fatto che smettere di fumare o non cominciare affatto riduce la mortalità totale, la probabilità di incorrere in un ictus, così come i problemi respiratori e circolatori. Migliorano di pari passo la prestazione fisica, l’aspetto della pelle, dei denti e della bocca. Il rischio dovuto all’abitudine al fumo è continuo. Per questa ragione, più si fuma e più aumenta il rischio. Sono sufficienti poche sigarette, oppure una soltanto, ogni giorno, perché si determini un rischio certamente superiore rispetto a quello che riguarda chi non fuma.
I fattori di rischio considerati singolarmente e, ancora di più, in combinazione tra loro, aumentano notevolmente il rischio di essere colpiti da ictus: la popolazione deve essere a conoscenza di ciò. L’ictus è, come tutte le malattie cardiovascolari e i tumori, una malattia multifattoriale: esso è dovuto alla concomitante azione di più fattori. Si tratta di ipertensione arteriosa, obesità, diabete, fumo, sedentarietà ed alcune anomalie cardiache e vascolari.
Fumo e ictus: le terapie della fase acuta
Le terapie della fase acuta (trombolisi e trombectomia meccanica) attualmente disponibili possono evitare del tutto o migliorare in modo sorprendente questi esiti. La loro applicazione, tuttavia, resta a tutt’oggi molto limitata. Tra i principali motivi di ciò, spiccano la scarsa consapevolezza dei sintomi da parte della popolazione e il conseguente ritardo nel chiamare il 112. Che cosa avviene in seguito? Non si arriva tempestivamente negli ospedali idonei: si aggiungono alle problematiche riscontrate il ritardo intra-ospedaliero e la mancanza di reti ospedaliere organizzate in modo appropriato. Mentre sconfiggere l’ictus, si sa, è una corsa contro il tempo. Se non fumare permette di ridurre il rischio, perché farlo?