Una “trasfusione” di sangue giovane farebbe bene alle ossa degli anziani. La popolazione mondiale invecchia, e ciò determina vantaggi e svantaggi. Se l’aumento delle persone in età da pensione nuoce alle casse dello stato, aumenta la speranza di vita per tutti noi, posto che a un invecchiamento della popolazione corrisponde sulla carta anche una maggior durata di vita attesa. A questo punto, perché la vita non sia una schiavitù, è importante agire sulla qualità della stessa: vivere a lungo, sì, ma come? Gli scienziati, facendo esperimenti sui topi, hanno scoperto che il sangue giovane fa bene al cervello dell’anziano e, come si riscontra in una recentissima ricerca, aiuta anche la rigenerazione delle ossa. Dato importantissimo, dato che l’osteoporosi è sempre in agguato: colpisce 1 donna su 4 contro 1 uomo su 10. Con l’età i minerali dell’osso si perdono, lentamente e inesorabilmente.
Che faremo in futuro per salvaguardare la qualità della vita? Ci trasformeremo in vampiri, utilizzando il sangue dei pochi giovani rimasti? Per fortuna a oggi si agisce sulle cellule, quindi la cosa da fare, quando lo studio sarà applicato agli esseri umani, sarà isolare e moltiplicare in laboratorio le sostanze che hanno effetto favorevole e applicarle convenientemente agli individui anziani.
Topi anziani collegati ai sistemi circolatori di giovani topi adulti si riprendono velocemente da zampe rotte, come si legge in uno studio di ricercatori pubblicato il 19 maggio da Nature Communications. La scoperta della guarigione delle ossa è l’ultima in una catena di studi recenti che espongono i benefici per la salute del sangue giovane in diverse parti del corpo. Lo scorso anno, gli scienziati hanno scoperto che il sangue giovane dava a topi anziani un aiuto al cervello e ringiovaniva anche le cellule muscolari invecchiate. Gli scienziati non hanno ancora definito con precisione l’aiutante misterioso che si nasconde nel sangue giovane. Una molecola precedentemente catalogata come legata a proprietà da fontana della giovinezza è una scoperta sensazionale, come suggerisce il nuovo studio di cui sopra. La molecola, una proteina chiamata GDF11, non soltanto agisce sul cuore della persona d’età, che tende a ingrossarsi, ma invertirebbe anche l’invecchiamento dei muscoli scheletrici e del cervello.