Tumore alla mammella: attenzione al seno denso
Le donne con seno denso, con componente fibro-ghiandolare più presente rispetto al tessuto adiposo, sono quelle sulle quali gli esami posti in essere tradizionalmente sul seno sono meno efficaci. Negli Stati Uniti è stato condotto uno studio su oltre 365.000 donne dai 40 ai 74 anni ed è stato riscontrato che soltanto la metà delle donne esaminate con tessuti densi hanno rischio elevato di cancro. In sintesi, non è il solo fattore da prendere in considerazione: giocano anche, per esempio, la familiarità e l’obesità. Se ne è occupata Constance Lehman, che dirige il dipartimento radiologico del seno dell’universita’ di Washington a Seattle. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista statunitense “Annals of internal medicine”
Un’altra ricerca è stata determinata negli Stati Uniti, presso il San Francisco Veterans Affairs Medical Center, da Karla Kerlikowske, su 300.000 pazienti: non in tutti i casi di seno denso, secondo questi studiosi, giustificano l’aggiunta di altri esami alla mammografia.
Tumore alla mammella: nuove tecnologie
Non bisogna scherzare con il tumore alla mammella. Quarantaseimila donne ogni anno ne sono colpite. E’ vitale una diagnosi precoce, dunque i medici consigliano lo screening e tendono a potenziare le attività diagnostiche. La risposta della tecnologia alle problematiche della salute sono i mammografi digitali. Con essi è possibile acquisire immagini più rapidamente. Se si considera poi l’azione sul problema, una volta riscontrato, a livello chirurgico, si nota che esistono nuove tecniche ricostruttive, contro i problemi psicologici cui una donna sottoposta a menomazione da intervento va incontro. Dal punto di vista farmacologico, ci sono ora farmaci biologici oncologici più efficaci e con effetti collaterali minori. Se avere la sventura di un tumore alla mammella è facile, la sopravvivenza al tumore è ai massimi livelli e “tutte le donne sono in buona salute “ quando sono trascorsi cinque anni dalla diagnosi. In tal modo si è espresso Lorenzo Sommella, direttore sanitario dell’Ospedale Sant’Andrea di Roma, in occasione di un convegno posto in essere nella struttura il 16 maggio. Ecco quanto offre la nuova tecnologia in termini di esami diagnostici e terapie.
Tumore alla mammella: villaggio globale
Il 9 maggio hanno fatto scalpore le dichiarazioni di Beppe Grillo, fondatore del Movimento Cinque Stelle, in merito alla mammografia. Questi affermava che Veronesi, notissimo oncologo, la avrebbe pubblicizzata in tv al solo fine di raccogliere fondi: ecco quanto si evince, sulla base delle interpretazioni date alle parole pronunciate dallo show man e uomo politico italiano. Il 10 maggio, interrogato su un’affermazione che aveva dato il via alla polemica, Grillo si è scagliato sulla elevata percentuale di falsi negativi e falsi positivi nelle mammografie. In effetti c’è una percentuale, compresa tra il 30% e il 50% delle lesioni, benigne e maligne, che con le tecniche tradizionali il radiologo non è in grado di constatare nel corso dell’esame. I falsi positivi, invece, sono dal 10 al 20%. In questi casi, però, esistono altri esami che il medico può effettuare per rendere più precisa la diagnosi. I falsi negativi possono essere contrastati con ulteriori indagini. In caso di sospetto della presenza effettiva di un tumore è possibile porre in essere un’ecografia, un’ulteriore mammografia oppure una risonanza magnetica con mezzo di contrasto. In caso di falso positivo disponiamo dell’ago aspirato, che permette discriminare se un nodulo al seno sia benigno, come una cisti, o risulti maligno.
Data la diffusione del male, la scelta peggiore per una donna è la mancanza di controllo.