Sempre più plastica nel nostro organismo: ma quanto è pericolosa?
Negli ultimi 70 anni abbiamo assistito a un aumento esponenziale della produzione di plastica e, di conseguenza, di rifiuti derivanti da questo materiale, cioè micro e nanoplastiche (MNP) : basti pensare che sugli oceani oggi galleggiano 171 mila miliardi di frammenti di plastica.
La plastica è spesso preferita per le eccellenti proprietà di durevolezza, leggerezza e resistenza alla corrosione.
Tuttavia, le sue proprietà, che la rendono così utile, sono le stesse che la rendono una minaccia persistente per l’ambiente.
La distribuzione e l’abbondanza di macro e microplastiche nel mondo sono così estese che molti scienziati le usano come indicatori chiave del periodo recente e contemporaneo definendo una nuova epoca storica: il Plasticene.
È stato recentemente presentato lo studio intitolato “Tutta la plastica che non vediamo – Rapporto sulla presenza delle micro e nanoplastiche nel corpo umano”, condotto da un gruppo di esperti dell’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”, e i dati emersi sono allarmanti.
Plastica e particelle: cosa sono le micro e nanoplastiche
Tutte le plastiche, da quelle derivate dai prodotti di scarto, che popolano le discariche, a quelle utilizzate per la produzione di pneumatici e perfino quelle impiegate come imballaggi per alcuni alimenti, come le bustine di tè sintetiche, alla fine si degradano.
“Quello che ne risulta è la formazione di particelle microscopiche chiamate microplastiche, nel caso le loro dimensioni siano inferiori ai 5 mm, o nanoplastiche se hanno dimensioni ancora più piccole. Le nanoplastiche, avendo un diametro inferiore ai 100 nm, sono più piccole delle cellule che compongono il nostro corpo, e quindi sono invisibili a occhio nudo”, spiegano gli esperti dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri.
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Le concentrazioni più elevate di MNP sono state riscontrate in organi di vitale importanza come il cervello, la placenta e l’albero cardiovascolare.
Per esempio, nel cervello, i livelli di MNP riscontrati in un cervello di peso medio di un adulto corrispondono all’equivalente di un terzo di una bottiglia di plastica da 1,5 litri.
Le micro e nanoplastiche più frequentemente rilevate provengono da materiali ampiamente utilizzati nella vita quotidiana, come contenitori per bevande e alimenti, tubature per l’acqua e tessuti sintetici come nylon e poliestere.
Questi materiali rappresentano fonti difficili da quantificare, poiché sono presenti nell’aria (sia interna che ambientale), nell’acqua (soprattutto in bottiglia), nel cibo confezionato e nei prodotti per la cura della pelle.
Alcuni tra gli oggetti di uso quotidiano citati nello studio sono le bustine di tè in nylon e i biberon che, a seguito dell’esposizione al calore, come nel caso dell’utilizzo del microonde, possono rilasciare grandi quantitativi di particelle potenzialmente dannose per l’organismo.
In sintesi, attraverso vari studi i ricercatori hanno trovato tracce di micro e nanoplastiche nei seguenti organi, apparati e composti organici:
- Cervello
- Sistema cardiovascolare
- Liquido amniotico
- Liquido seminale
- Intestino.
Nano e microplastiche: come entrano nell’organismo?
L’esposizione deriva principalmente da due fonti: MNP presenti negli alimenti e nell’acqua potabile e MNP rilasciati dai contenitori di plastica utilizzati per conservare cibo e acqua. Nel primo caso, sono state rilevate microplastiche in condimenti e alimenti, come sale da cucina, zucchero, miele, carne di pollo e verdure, ma anche acqua del rubinetto, birra ecc.
Inoltre, studi recenti hanno infatti dimostrato che MNP vengono rilasciate da imballaggi in plastica per acqua e bevande, biberon, bicchieri di plastica, contenitori da asporto e contenitori di plastica riutilizzabili.
Uno studio ha addirittura rilevato che un contenitore di plastica può rilasciare miliardi di MNP se riscaldato in un microonde per un massimo di 3 minuti, portando a quantità più elevate di MNP rilasciate rispetto alla refrigerazione o allo stoccaggio a temperatura ambiente.
Un’altra via di assorbimento delle microplastiche è rappresentata dall’esposizione cutanea a vari inquinanti ambientali, ma anche al contatto diretto tra la pelle e le microfibre degli indumenti, nonché le microsfere presenti nei prodotti per la cura personale come i prodotti per la pulizia cutanea e il dentifricio.
Plastica: un problema per la salute
La maggior parte degli studi che hanno dimostrato la presenza di MNP in diversi organi non ha trovato prove di un legame o di un’associazione con un fenotipo patologico.
Pertanto, le prove disponibili sono insufficienti per ipotizzare un ruolo patogeno chiaro e generale per le MNP.
Con l’eccezione delle patologie cardiovascolari, solo tre studi hanno trovato un’associazione trasversale tra la presenza di MNP e una malattia:
- le MNP erano rilevabili in pazienti con malattia cirrotica ma non in fegati sani;
- l’abbondanza di MNP in campioni di feci era più elevata in pazienti con malattia infiammatoria intestinale rispetto a soggetti senza questa condizione;
- un possibile legame tra la presenza di MNP e la restrizione di crescita intrauterina, in altre parole con la nascita di bambini più piccoli.
Plastica nell’organismo tra ictus e Alzheimer
In ambito cardiovascolare invece, si vanno progressivamente accumulando prove di associazione tra presenza di MNP e patologie cardiovascolari.
“Questo rapporto è importante perché racchiude, per la prima volta, i risultati di tutte le ricerche pubblicate a livello internazionale. Nell’indagine emerge con chiarezza che le quantità di micro e nanoplastiche presenti in molti organi del corpo umano sono rilevanti, soprattutto nel cervello. In alcuni casi è stata anche dimostrata l’incidenza di queste sostanze nelle cardiopatie, nell’ictus e persino nell’Alzheimer. Come ricercatori continueremo a indagare, ma mi pare necessario che il tema plastica nei prossimi anni diventi centrale anche per il Ministero della Salute e non solo per quello dell’Ambiente”, ha dichiarato il Prof. Raffaele Marfella, Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”.
Emerge quindi che l’accumulo di micro e nanoplastiche negli organi sia da prendere in considerazione come causa scatenante di alcune patologie. Tuttavia, i ricercatori sono al lavoro per capire come ciò avvenga.
Il messaggio è chiaro: senza un intervento urgente e globale per ridurre la produzione di plastica e cambiare le abitudini di consumo, l’impatto sulla salute umana è destinato ad aumentare.
Semplici abitudini per una minore esposizione alle microplastiche
Ecco alcuni consigli utili per disperdere meno nano e microplastiche nell’ambiente ed evitare, per quanto possibile, il loro contatto.
- Cibo
Non cuocere nel microonde cibi in imballaggi di plastica, evitare di comprare bottiglie d’acqua di plastica. Consumare poco sale, crostacei e molluschi (contengono elevati livelli di microplastiche). Evitare la plastica monouso. Evitare le gomme da masticare.
- Casa
Assicurarsi di togliere bene la polvere, utilizzare spugne per piatti fatte con materiali naturali. Fare poche lavatrici e caricarle bene, senza utilizzare la modalità prelavaggio. Non lavare contenitori di plastica ad alte temperature in lavastoviglie.
- Persona
Prediligi tessuti naturali molto più sostenibili al posto del poliestere e dei tessuti sintetici. Usa salviettine struccanti umidificate riutilizzabili di cotone biologico. Scegli creme solari con filtri UV naturali. Scegli assorbenti riutilizzabili oppure tamponi e pannolini in cotone biologico.
- Occasioni speciali
Per dare un tocco brillante e colorato alle tue feste meglio usare coriandoli e addobbi di carta certificata FSC. Non utilizzare palloncini gonfiabili di plastica. Utilizza meno la macchina (per ridurre l’inquinamento e l’abrasione degli pneumatici, tra i rifiuti più presenti sul fondale marino).
Copertina Foto di Tom Fisk: https://www.pexels.com/it-it/foto/escavatore-giallo-in-garbage-mountain-3186574/