Crisi climatica: parola d'ordine "informazione"
Salute

Crisi climatica: la parola d’ordine è “informazione”

09/09/2022
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Se il mondo finisse a causa della crisi climatica, su quale altro pianeta potremmo rifugiarci? Al momento la risposta sembra essere: nessuno.

Ed è per questo motivo che dobbiamo risanare l’ambiente che abbiamo, forse, trascurato troppo a lungo.

Infatti, ogni giorno si sente parlare di cambiamenti climatici. Ma discutere sulle cause risulta ormai sterile come discorso.

Crisi climatica: la parola d'ordine è "informazione"Ed è per questo motivo che il Professor Giorgio Vacchiano, ricercatore in gestione e pianificazione forestale presso l’Università degli Studi di Milano, vuole che si parli correttamente di questo tema e delle soluzioni al problema. A partire dai media che devono veicolare notizie precise, verificate e di carattere scientifico, fino ai cittadini che, grazie a queste, hanno il dovere di informarsi.

La causa della crisi climatica

Nella storia della civiltà umana non è la prima volta che si verificano cambiamenti climatici.

Tuttavia, i cambiamentinaturali“, e non generati dall’uomo, avevano due caratteristiche in comune.

La prima era l’essere localizzati, per esempio un’eruzione vulcanica poteva incidere sulla temperatura dell’aria di una superficie limitata. In secondo luogo, se pensiamo all’innalzamento delle temperature medie, questo processo richiedeva moltissimi secoli per concretizzarsi.

Quello a cui assistiamo oggi, invece, è un riscaldamento globale e in rapidissimo peggioramento.

A tal proposito l’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), ovvero il principale organismo internazionale per la valutazione dei cambiamenti climatici, non ha dubbi: la causa principale è l’emissione di gas serra nell’atmosfera.

Questi gas inquinanti derivano principalmente dall’utilizzo di combustibili fossili, ovvero composti formati in milioni di anni che generano calore bruciando; il più conosciuto è sicuramente il petrolio. Tuttavia, con la loro combustione, vengono sprigionati nell’aria molti altri elementi.

Siamo soliti pensare che sia solo l’anidride carbonica ad essere un’emissione pericolosa per l’ambiente, ma tra i gas serra figurano in percentuali elevate anche metano, ossidi di azoto e molti altri ancora.

Che cos’è l’effetto serra

Alcuni di questi gas sono presenti in natura nell’atmosfera e, sostanzialmente, rendono il nostro pianeta un posto abitabile. Ciò avviene poichè, producendo uno schermo protettivo attorno alla Terra che trattiene i raggi solari, mantengono stabili le temperature a cui siamo abituati e che consentono la vita.

L’emissione antropica, ovvero prodotta dall’uomo, di questi gas, altera questo sottile equilibrio e produce il cosiddetto “effetto serra”. Proprio come in una serra, coprendo un’area con una superficie che trattiene i raggi solari, la temperatura interna tenderà ad alzarsi.

Questo aumento di temperatura è squilibrato e non omogeneo. Le montagne e i poli, per esempio, si stanno riscaldando più velocemente. Più calore porta allo scioglimento dei ghiacciai che scoprono il suolo scuro, il quale a sua volta attira più raggi solari per questo motivo. Si genera così un circolo vizioso senza fine.

L’effetto serra è chiaramente osservabile anche nel bacino del Mediterraneo. L’innalzamento delle temperature modifica la circolazione atmosferica e l’azione dei venti, rendendola così un’area di espansione della cella di aria tropicale. Quest’ultima, in base al modello di circolazione atmosferica di Hadley, meteorologo inglese del ‘700, risale raffreddandosi verso i poli, e da questi, riscaldandosi, torna verso l’equatore.

Come si manifesta la crisi climatica

  • Ondate di calore che derivano dall’espansione della cella di aria tropicale nominata in precedenza.
  • Siccità e alluvioni, con il variare delle correnti si sperimentano lunghi periodi di assenza delle piogge , alternati a fenomeni di precipitazione estremi. In particolar modo le nostre estati stanno diventando sempre più aride, lasciando il posto ad autunni e inverni più piovosi del normale.
  • Incendi, sempre più frequenti nelle aree aride in cui non piove per molto tempo.

“Tutti questi sono veri e propri segnali, un campanellino d’allarme che dovrebbe smuovere la coscienza collettiva”, commenta il Professor Giorgio Vacchiano.

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Quali sono le soluzioni

Prima di parlare delle soluzioni alla crisi climatica è opportuno fare una precisazione. Il primo passo dovrebbe essere quello di azzerare le emissioni di gas serra e l’utilizzo di combustibili fossili, imparando a convivere, per alcuni anni, nella situazione che si è creata.

Il secondo punto è ricercare dei modi per invertire la tendenza di surriscaldamento globale e tornare quasi, o del tutto, al clima dell’epoca preindustriale.

Azzerare le emissioni

“Interrompere le cause è il punto di partenza”, prosegue Vacchiano. Dovremmo quindi ricercare delle alternative energetiche ai combustibili fossili.

Cambiare il modo in cui produciamo energia vorrebbe dire investire e puntare sulle fonti di energia rinnovabili: eolico, solare, elettrico. Secondo le ricerche dell’IPCC le soluzioni e i capitali pubblici e privati, sarebbero già disponibili, ma si investe ancora troppo nei combustibili fossili.

L’ONU ha stimato infatti che i livelli critici si raggiungerebbero se arrivassimo a una temperatura di 2°C al di sopra della media predindustriale. Oggi siamo a 1,2°C al di sopra, e le previsioni per fine secolo sono davvero terrificanti: si parla di 3-4°C, con crescita esponenziale dei fenomeni a cui stiamo già assistendo.

“Per limitare questa tendenza l’obiettivo è quello di azzerare le emissioni nocive entro il 2050“, spiega Vacchiano, ma dovremo comunque fare i conti con il mondo che abbiamo plasmato prendendo alcune misure di sicurezza.

  • Rendere le aree costiere meno vulnerabili a maremoti, costruendo barriere che impediscano a fenomeni meteorologici estremi di causare danni.
  • Rendere le foreste meno suscettibili agli incendi o alle frane.
  • Integrare alcune colture di prodotti adatti al nuovo clima, più resistenti alla siccità e alle alluvioni.

Invertire la tendenza

“Se riusciremo ad azzerare le emissioni entro il 2050 saremo già a buon punto”, afferma Vacchiano, perchè per invertire la tendenza e abbassare la media climatica mondiale servirà molto tempo.

“Con lo stop delle emissioni si avrà una risposta quasi immediata nel giro di 2-3 anni“, continua Vacchiano, sebbene continueranno a esserci oscillazioni nella media climatica.

Ma il problema è rappresentato dal fatto che i gas serra continueranno a rimanere nell’atmosfera per moltissimi decenni, rendendo difficile il “ritorno al passato” dalla crisi climatica.

Esistono già due impianti nel mondo che consentono di “purificare l’ariarisucchiando i gas serra, ma sono ancora in via di sviluppo e al momento sono tecnologie che richiedono quantità di capitali esorbitanti.

Forse la risposta sarà semplicemente lasciare che la Terra faccia il suo lavoro attraverso le foreste e gli oceani che, lentamente ma con costanza, sprigionano da sempre ossigeno nell’aria e la purificano dall’anidride carbonica.

Di certo sarà un processo che noi non saremo in grado di vedere, ma che permetterà alle generazioni future di crescere in un mondo più salubre e vivibile.

Cosa può fare ciascuno di noi

“Che cosa può fare ognuno di noi nel suo piccolo per contrastare la crisi climatica?”.

A questa semplice domanda Greta Thunberg, la celebre attivista svedese, rispose che il primo nostro dovere è quello di informarsi.

“Ed è proprio questo concetto che vorrei sottolineare. L’informazione è la materia prima, essenziale, che ci permette di costruire un pensiero critico e ponderato circa un determinato argomento”, continua Vacchiano.

Se ci informassimo sulla crisi climatica attuale saremmo in grado di capire ciò che accade attorno a noi, potremmo appoggiare le soluzioni che vengono proposte dai governi, e condurre una vita più rispettosa nei confronti dell’ambiente.

Non sarà di certo l’impegno del singolo a cambiare le cose, ma se dovesse formarsi una coscienza collettiva attorno all’argomento, come affermato in precedenza da Vacchiano, potremmo nel nostro piccolo dare un contributo al cambiamento”.

Giorgio Vacchiano espone alcune semplici accortezze che dovremmo seguire per fare la nostra parte.

  • Limitare o ridurre del tutto l’uso dell’automobile, se si tratta di modelli non alimentati a energia elettrica, cercando di prediligere i mezzi pubblici, le bici, o di muoversi direttamente a piedi. Tuttavia, se per esempio si pensa alle auto elettriche, bisognerà investire perchè diventino una realtà concreta e accessibile a tutti. “L’attenzione verso l’ambiente non dovrebbe essere il risultato del virtuosismo individuale o della sua disponibilità economica”, spiega Vacchiano, ma la società dovrebbe offrire a tutti questa possibilità per un mondo più green.
  • Ridurre i viaggi aerei, che inquinano notevolmente considerando il numero esiguo di persone trasportate.
  • Ridurre il consumo di carne che, dall’allevamento alla lavorazione, per finire sulle nostre tavole genera un’impatto inquinante notevole sull’ambiente.

La crisi climatica è al centro del dibattito politico

La data delle elezioni della nuova legislatura è sempre più vicina, ed è opportuno domandarsi se il tema della crisi climatica sia considerato a dovere.

La crisi climatica interessa il dibattito politico attuale, e la campagna elettorale dei vari schieramenti politici sta prendendo in considerazione, finalmente, più i rimedi delle cause“, commenta Vacchiano.

Inoltre, per la prima volta i diciottenni saranno chiamati a votare per il rinnovo dei componenti del Senato. Ed è un dato che colpisce, e soprattutto è un cambiamento che incentiva gli schieramenti politici a sfruttare questo nuovo bacino di elettori.

“I cambiamenti climatici e la salute del pianeta sono argomenti di interesse collettivo, ma è normale che siano i giovani a preoccuparsi maggiormente per il loro futuro“, prosegue Vacchiano.

Le manifestazioni pubbliche come il “Fridays for Future” sono lo specchio di una società che si interroga sui problemi dell’ambiente e che si mobilita per chiedere soluzioni.

Ed è solo attraverso l’informazione che si potrà chiedere ai politici maggiore sensibilità sul tema. O, perlomeno, si potrà votare con maggiore consapevolezza una lista che non tratta le soluzioni alla crisi climatica come punto secondario del programma.

Ciò che è certo, è che all’interno di 5 anni di mandato politico nessuno schieramento possa offrire risposte concrete sul tema.

“Servirebbe una lungimiranza, a livello politico, che si estenda al di fuori dai colori del proprio partito”, conclude Vacchiano.

In parole povere, le soluzioni per contrastare la crisi climatica sono da attuare oggi, e dovranno esser supportate da tutte le future legislature.

Se si formerà questa coscienza collettiva a vari livelli della società, saremo forse in grado di risolvere un problema che siamo stati noi stessi a creare.

È chiaro che non vi sia più tempo per un piano B, considerando che non potremo vivere su un pianeta B.

Foto di Markus Spiske: https://www.pexels.com/it-it/foto/clima-strada-paesaggio-persone-2990650/

Umberto Urbano Ferrero, collaboratore -Torinese d’origine, cittadino del mondo per credo. Laureato in Lettere moderne, ama l’arte in tutte le sue forme e viaggia per conoscere il mondo, oltre che se stesso. Umberto è appassionato di sport e Urbano, al contrario di ciò che l’etimologia suggerisce, apprezza la vita a contatto con la natura. Ritiene la curiosità una delle principali qualità in una persona, caratteristica essenziale per guardare il mondo da più angolazioni.

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