Trapianto da donatore in arresto cardiaco
Attualità

Trapianto da donatore in arresto cardiaco

14/09/2015
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E’ la prima volta che in Italia si attua un trapianto di fegato, nell’ambito del quale il donatore si trova in stato di arresto cardiaco. E’ accaduto il 3 settembre all’ospedale Niguarda. Un quarantenne ha ricevuto l’organo: si tratta di “una possibilità sempre più concreta su cui puntare per aumentare il numero delle donazioni e abbattere i tempi d’attesa”.

Chiunque abbia bisogno di un trapianto di fegato, in Italia, deve attendere in media due anni. Nell’intervento innovativo sono stati coinvolti anche il Policlinico S. Matteo di Pavia e il Centro nazionale trapianti. L’utilizzo dell’organo è stato possibile “anche dopo il prolungato periodo di assenza di attività cardiaca, che avrebbe potuto esporre gli organi a danni irreversibili e compromettere il buon esito del trapianto. Si tratta di “una procedura mai utilizzata prima in Italia per questo organo”.

Qual è la prassi nel trapianto di organo

Questo tipo di trapianto si differenzia dal protocollo tradizionale per il prelievo degli organi che normalmente avviene da un donatore in stato di morte cerebrale.

Si tratta di un caso nel quale il decesso è stato dichiarato in seguito alla cessazione dell’attività cardiaca e il prelievo è stato determinato rispettando quello che gli addetti ai lavori chiamano “no touch period”, ossia un periodo di osservazione che in Italia è di 20 minuti, mentre nel resto d’Europa è pari 5 minuti, e che conclude il processo dell’accertamento di morte.

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Come è avvenuto il prelievo dell’organo in arresto cardiaco, prima del trapianto

Sono state utilizzate particolari tecniche di circolazione extracorporea (Ecmo, Extra-corporeal membrane oxygenation). In questo modo sono state possibili la perfusione e l’ossigenazione post-mortem e in situ degli organi addominali per 4 ore. Il sistema è stato attivato dopo i 20 minuti di arresto cardiaco. E’ così che è stata mantenuta la temperatura corporea. E’ stato anche ritardato il danno da ischemia (mancata ossigenazione), principale minaccia che potrebbe compromettere l’utilizzo degli organi per il trapianto. Il prelievo dell’organo e la perfusione sono stati posti in essere presso l’ospedale San Matteo di Pavia attraverso l’intervento della dottoressa Marinella Zanierato dell’equipe di Rianimazione 1, diretta dal professore Antonio Braschi.

Così Si esprime Zanierato: “sicuramente ci è servita l’esperienza maturata in sette anni nel prelievo di reni con la stessa tecnica.”

Una volta prelevato, il fegato è arrivato a Niguarda, dove si è occupato del trapianto il team di Luciano De Carlis.

Secondo il dottor De Carlis e il dottor Andrea De Gasperi, direttore dell’Anestesia, “Il fegato ha dimostrato un’ottima ripresa funzionale ed il paziente ricevente, sottoposto al trapianto per una grave malattia epatica terminale, è attualmente in buone condizioni generali”. Anche i due reni sono stati espiantati allo stesso donatore.

Isabella Lopardi ha lavorato come giornalista, traduttrice, correttrice di bozze, redattrice editoriale, editrice, libraia. Ha viaggiato e vissuto a L'Aquila, Roma, Milano. Ha una laurea magistrale con lode in Management e comunicazione d'impresa, è pubblicista e redattore editoriale. E' preside del corso di giornalismo della Pareto University.

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