E’ in corso a Chicago fino al 2 giugno il Congresso dell’American society of clinical oncology (Asco). In questa cornice si è parlato del nab-paclitaxel, cioè paclitaxel, principio attivo legato all’albumina in nano-particelle, farmaco utile nelle forme tumorali al seno il cui trattamento è più complesso. Si tratta di un nano-farmaco, utile quando la somministrazione avviene prima della chirurgia: ci sono particelle di dimensioni nanometriche che trasportano il medicamento. Le donne anziane colpite da tumore tollerano bene il farmaco, e posto che gli studi clinici su pazienti oltre i 65 anni sono scarsi, è importante agire su un tumore molto diffuso oltre i 50 anni e dai 70 anni in poi. Per numero di pazienti reclutate, l’Italia è seconda soltanto agli Stati Uniti. La sfida è colpire selettivamente le cellule malate, aumentando la concentrazione del farmaco del 33%. E’ un modo di trattare le malate che hanno necessità di chemioterapia senza intaccare il loro stile di vita. Il trattamento funziona anche per la forma di tumore al seno con metastasi triplo-negativa, che è la più aggressiva. Dopo il trattamento si registra l’assenza di tumore invasivo sia nel seno e nei linfonodi, che permette la sopravvivenza del soggetto. Un grosso passo avanti, se si pensa che l’Italia conta 522mila donne colpite da tumore al seno, con 48mila nuove diagnosi nel 2014.
Melanoma: combinazione delle terapie
Due farmaci in associazione, ipilimumab e nivolumab, applicati sul melanoma, portano al 55% di risposta obiettiva (legata alla sopravvivenza, ndr) e sono certamente da preferire rispetto alla terapia con un solo farmaco. I tassi di risposta sono più alti e durano di più nel tempo e il volume del tumore si riduce. Parliamo di farmaci capaci di agire sul sistema immunitario, modulandolo. I primi test sono stati posti in essere su pazienti con melanoma in Regno Unito, Stati Uniti, Israele e Francia. Ha reso noti i risultati il New England Journal of Medicine. La combinazione di terapie in passato è stata applicata all’HIV. Non bisogna sottovalutare questo tipo di tumore, che nella fase metastatica porta a tassi di mortalità alti. Parliamo di quasi 11.000 nuovi casi di melanoma nel 2014 sulla nostra penisola.
Nivolumab anche per il tumore al polmone
Il nivolumab, un farmaco che agisce sul sistema immunitario e sostituisce il docetaxel, può essere utilizzato anche in caso di cancro al polmone: in quest’ambito il rischio di morte è stato ridotto del 27%. Lo studio ha riguardato tumori polmonari non a piccole cellule e non squamosi, trattati in precedenza e in fase avanzata. In marzo la Food and Drug Administration statunitense ha approvato il trattamento in tre giorni. La sopravvivenza raggiunge un lasso di tempo dai 17 ai 19 mesi, contro la sopravvivenza da 8 a 9 mesi che riguarda lo standard di cura: parliamo di percentuali doppie. Il rischio di progressione o morte si riduce del 27%. Si tratta della causa di morte per cancro più diffusa al mondo.