Il linguaggio del volto dice molto: una relazione è in gioco per uno sguardo sbagliato. Aiuta a conoscere l’interlocutore, creare empatia.
Ma come evidenziare e gestire i messaggi nascosti? A Roma, il 20 e il 21 giugno, ci sarà un workshop intensivo dedicato a questo argomento. Le nostre espressioni sono tante: ben diecimila e risiedono nel nostro DNA. Rivelano quel che proviamo e su di esse si riflette la risposta dell’interlocutore. Le 7 emozioni universali sono felicità, sorpresa, gioia, rabbia, disprezzo, paura e tristezza e sono innate. Non appartengono al genere umano, ma alla totalità dei viventi. Non hanno rilievo soltanto nella comunicazione a due, ma nel contesto sociale inteso nella sua interezza. Scrivono la storia di una relazione. Paul Ekman ha elaborato un atlante, un dizionario di anatomia che mette in rilievo i muscoli facciali: il Facs (Facial action coding system). E’ lo studioso che ha lavorato con la Pixar alla realizzazione delle espressioni facciali del cartone animato “Toy story”. La collaborazione ha poi portato al film “Inside Out”, in Italia a settembre, che parla della conoscenza e della gestione delle emozioni universali.
Si tratta dello studioso che negli anni settanta descrisse l’intelligenza come combinazione di fattore intellettivo (legato al quoziente d’intelligenza) e fattore emotivo. Proprio dall’intelligenza emotiva si muove per capire il valore delle espressioni del volto. Nell’atlante di Ekman sono evidenziate le espressioni facciali prodotte da 44 muscoli del viso. Non bisogna dimenticare, poi, che il linguaggio del volto interagisce con la voce, l’espressione e il contenuto verbale e il linguaggio del corpo.
Accorgersi, per esempio, della reazione di gradimento o meno di un nuovo dipendente quando gli viene assegnato un incarico permetterà di controllare la qualità dell’esecuzione del lavoro e all’assegnazione di un determinato incarico farà la differenza sulla performance e l’esecuzione del lavoro stesso. Psicologi e psichiatri prendono in considerazione le espressioni del volto anche per valutare pazienti con patologie a rischio come stati depressivi, disturbi d’ansia o impulsività croniche. L’abilità di alcuni medici nel riconoscere le emozioni sulla base di micro-espressioni sul viso dei pazienti è stata evidenziata in una ricerca recente, posta in essere dalla dottoressa Helen Reiss.
Tenendo conto di tale interazione, possiamo applicare lo studio del linguaggio del volto alla selezione del personale, alla negoziazione, al rapporto medico-paziente, ma anche all’educazione, ai comportamenti che alle emozioni si collegano, alle stesse arti cinematografiche. Ecco di che cosa parlerà la professoressa Erika Rosenberg, prima allieva di Paul Ekman, a Roma all’Hotel Ergife per l’unico evento italiano legato al Workshop “Le emozioni nascoste”.