Un test genetico prevede l’omosessualità
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Un test genetico prevede l’omosessualità

09/10/2015
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Il sesso, maschile e femminile, determina tutti i comportamenti dell’individuo: il modo di vestirsi, nutrirsi, muoversi, amare. Molto, nella nostra vita, è regolato dall’attrazione sessuale. L’omosessualità incide, di conseguenza, su ognuno di questi tratti comportamentali. Ma l’omosessualità, proprio perché si tratta di un connotato tanto radicale della persona, si può prevedere? Un test genetico, con un’accuratezza pari al 70%, indica in anticipo se una persona è o non è eterosessuale. Lo propongono gli studiosi della University of California di Los Angeles. I risultati sono stati presentati alla American society of human genetics.

Un test genetico per l’omosessualità, come si è svolta la ricerca

I ricercatori si sono basati su alcuni marcatori molecolari, nel realizzare un modello predittivo dell’orientamento sessuale. In particolare, sono stati poste sotto analisi 47 coppie di gemelli adulti di sesso maschile. In 37 coppie di gemelli, uno dei fratelli era omosessuale e l’altro eterosessuale; nelle rimanenti 10 coppie, entrambi i fratelli erano omosessuali.

Grazie a un programma per computer di nome Fuzzy Forest ci si è resi conto che nove piccole regioni del codice genetico svolgono un ruolo chiave nell’orientamento sessuale di un individuo. L’attenzione degli scienziati è stata captata da un processo chiamato “metilazione del Dna”: una sorta di interruttore del Dna, tale da renderlo più forte o più debole. Si tratta di una modificazione epigenetica: è l’ambiente a modularne la natura e i livelli. Nel corso della gravidanza, quindi, questo processo può essere attivato da effetti ormonali. Sappiamo che i gemelli identici hanno la stessa sequenza genetica: il modo in cui il Dna viene “acceso” (metilato, ndr) può dipendere dall’ambiente. Questa “accensione” si verifica secondo modelli distinti, alcuni dei quali sono stati individuati e associati all’omosessualità.

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Un test dell’omosessualità: implicazioni etiche

Si tratta di test posti in essere tra gli adulti. Ciò significa che, per il momento (aggiungeremmo, per fortuna) non è ancora possibile definire, prima della nascita, la sessualità di un bambino: in quanti porterebbero a termine una gravidanza “problematica” da questo punto di vista? Noi, sì. Conclude Tuck Ngun, autore dello studio: “Spero che questa ricerca ci aiuti a capire meglio noi stessi e perché siamo come siamo”.

Isabella Lopardi ha lavorato come giornalista, traduttrice, correttrice di bozze, redattrice editoriale, editrice, libraia. Ha viaggiato e vissuto a L'Aquila, Roma, Milano. Ha una laurea magistrale con lode in Management e comunicazione d'impresa, è pubblicista e redattore editoriale. E' preside del corso di giornalismo della Pareto University.

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