Cosa sono gli hot rice cracker? Forse dal nome non riusciamo a capire subito di che tipo di alimento stiamo parlando. Si tratta di quei ‘’bottoncini’’ di riso soffiato e tostato, ricoperti di paprica che vengono serviti con gli aperitivi durante l’happy hour ma che troviamo anche al supermercato in quelle buste trasparenti unte all’interno che lasciano già presagire la qualità del prodotto che stiamo acquistando.
Non è molto facile risalire alla storia e all’origine di questo prodotto ma analizzando gli ingredienti e le tecniche con cui è realizzato, non dobbiamo andare troppo indietro nel tempo.
Hot rice cracker: in Giappone di chiamano Senbei
In Giappone, una versione molto più naturale e tradizionale veniva e viene prodotta ancora con il nome di ‘’senbei’’, delle tartine ottenute con del riso glutinoso e condite sia in modo dolce che salato anche con varianti al peperoncino. Forse l’industria alimentare ha preso spunto proprio da queste tipiche preparazioni giapponesi per dar vita agli hot rice crackers.
Purtroppo, nei nostri locali da aperitivo e nelle buste del supermercato, non troviamo i senbei ma un prodotto ottenuto interamente con processi industriali ed ingredienti tutt’altro che tradizionali.
Analizziamo l’etichetta di una confezione di crecker di riso acquistati in un supermercato
La prima cosa che non può non saltarci agli occhi è la provenienza. Origine Thailandia. Con tutto il rispetto per questo paese e per la globalizzazione, le norme igienico sanitarie europee e italiane appaiono certamente più stringenti e severe. Se consideriamo poi i tempi di produzione, confezionamento, stoccaggio e trasporto per arrivare nel nostro piatto e la lunga data di scadenza, un pensierino sulla quantità di conservanti non può non paventarsi. Un buon’’senbei’’ giapponese non si conserverebbe oltre due giorni.
- Il primo ingrediente, quello principale, è il riso ma attenzione, solo peri 46%, il restante 54% cos’è? Vediamo.
- Al secondo posto in ordine di presenza troviamo l’olio di girasole. In linea generale, l’olio di girasole è un buon grasso vegetale anche se, come per tutti gli oli di semi, viene utilizzato del solvente ed alta temperatura per l’estrazione, questo ne compromette l’apporto vitaminico e proteico. Inoltre è l’ingrediente numero 2 quindi molto presente, questo garantisce al produttore una buona palatabilità del prodotto ed assuefazione da parte del consumatore ma in cambio di un altissimo impatto calorico.
- Il terzo ingrediente è lo zucchero che aggiunto agli alimenti è molto dannoso per l’organismo, consumato abitualmente e in notevole quantità (le quantità elevate sono facilmente raggiungibili se sommiamo merendine, biscotti, caffè zuccherati, succhi d frutta, bevande, ecc.), può portare numerose patologie anche gravi come il diabete e l’obesità che a loro volta causano altre malattie gravissime come il cancro e le malattie neurodegenrative. L’industria naturalmente aggiunge lo zucchero per conferire al prodotto il giusto gusto ottenendo la famosa assuefazione nel consumatore.
- Amido di tapioca come quarto ingrediente, l’amido di tapioca è ottenuto dal tubero di manioca e serve per tenere il prodotto ben compatto, non ha controindicazioni se non per il carico di carboidrati semplici che vanno a sommarsi allo zucchero.
- Maltodestrine. Ancora zucchero, si tratta di oligosaccaridi ovvero catene corte di glucosio.
- Non poteva a questo punto mancare il sale. Il sale serve all’industria per conservare il prodotto e conferire sapidità ma come per lo zucchero, anche per il sodio vale la regola che all’organismo basta quello presente naturalmente negli alimenti e non deve essere aggiunto. Il sale infatti è causa di malattie dell’apparato cardiocircolatorio, può portare ad ipertensione, ictus ed infarto.
- Salsa di soia ottenuta con acqua, soia, grano e sale. Anche questo ingrediente serve per manipolare le caratteristiche sensoriali del prodotto conferendogli sapidità, untuosità e palatabilità. La soia poi è particolarmente ricca di sodio che va a sommarsi al sale già aggiunto.
- Polvere di peperoncino. Nessuna controindicazione al riguardo se non per soggetti affetti da problematiche dell’apparato digerente. Il peperoncino infatti, nei soggetti affetti da gastriti, reflusso gastroesofageo, ulcere, emorroidi ed infiammazioni croniche può rivelarsi abbastanza fastidioso.
- Estratto di capsicum, si tratta di capsaicina, la molecola che conferisce la piccantezza al peperoncino e a tutte le piante della specie ‘’capsicum’’.
- Coloranti E150c e E160c. Il colorante E150c lo abbiamo incontrato già nella coca cola ed in altri alimenti 0 in condotta, la sua pericolosità è oggetto di studio e discussione. Diverse università americane lo hanno dichiarato potenzialmente cancerogeno e costretto l’industria a non impiegarlo. In Europa, l’EFSA, l’ente europeo per la sicurezza alimentare, lo ritiene pericoloso solo sopra determinate quantità.
Hot rice cracker, uno tira l’altro
Alla luce di questa analisi, potremmo riassumere che, a perte il 46% di riso iniziale, il restante 54% è costituito da tutti ingredienti in parte naturali ed in parte artificiali, manipolati dall’industria per rendere il prodotto davvero molto gustoso… effetto ‘’uno tira l’altro’’.
Il consiglio come sempre, visto che nel complesso non si tratta di un alimento dichiarato ufficialmente pericoloso per la salute, è di evitarne l’assunzione o limitarne il consumo a sporadiche occasione ed in minime quantità. Se proprio non vogliamo rinunciare al nostro aperitivo nel fine settimana, possiamo optare per tartine fresche, piccoli panini conditi all’italiana e della buona frutta secca.