Arte e scienza per il benessere con Lorena Ulpiani
Benessere

Arte e scienza per il benessere con Lorena Ulpiani

18/12/2016
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Arte e scienza sono inscindibilmente legate. Pensiamo, per esempio, all’oscillazione degli stati d’animo rispetto al colore. Con questa intervista, intendiamo fare luce su questo intreccio. Intendiamo proporre uno spaccato sulla vita e l’attività di un’artista. Un’artista che ha ragionato sugli effetti terapeutici che le sue opere potevano avere, in modo da riprodurli in altre e altre opere in avvenire. Al fine di aumentare la sensazione di benessere che il quadro genera sul suo pubblico e abbracciarlo in un’aura positiva. Al fine di dare un connotato in più alla tela e al colore: il risultato positivo sulla disposizione d’animo, sul tono dell’umore, in ultima istanza sul modo di vedere la vita di chi guarda. Ecco in che cosa, in primo luogo, l’arte può essere utile alla società che la ingloba. E’ utile, peraltro, porre in primo piano il collegamento tra arte e scienza.

Parliamo di Lorena Ulpiani, marchigiana d’origine, padovana d’adozione. Figlia di una pittrice e giornalista professionista, ha sempre valorizzato la sua facoltà di manipolare i colori per creare. Il valore della parola e quello dell’arte si intrecciano, del resto, a più livelli: in un mondo nel quale la stessa opera d’arte può essere una serie variamente modulata di caratteri tipografici. Questa artista è appassionata di locomotive a vapore.

Ma i suoi interessi spaziano, fino a raggiungere i diritti umani. Accentua nella sua attività il legame con la ricerca pura: fino alla misurazione strumentale dell’interazione, tra il soggetto che guarda e l’opera come materia.

Negli anni Novanta ha lavorato come giornalista per i Cree, autoctoni del Nord del Quebec. Affascinata da sempre dal linguaggio geometrico, ha studiato del Grande Nord gli aspetti legati al colore. E il colore la ha attratta come una trama sottile, facendole studiare arte sacra, dall’Europa, alla Cina, al Tibet.

Nel 2011 la sua prima personale, a Cortina d’Ampezzo. Nel 2012 aderisce alla piattaforma del Metaformismo di Giulia Sillato. In tre anni espone con personali o in collettiva da Londra a New York, da Vienna a Parigi, da Montecarlo a Roma, a Barcellona. Le sue opere entrano in collezioni private e pubbliche, in Italia e all’estero. E’ nel 2014 che sospende lo scrivere in favore delle arti visive. Dopo aver studiato l’affresco, i suoi quadri a olio si sono arricchiti di polveri di marmo e inserti in oro, argento e bronzo. 99Quanti, realtà alla quale ha dato vita, è un gruppo di ricerca su arte e meccanica quantistica, sulla base degli scritti del sociologo Gian Paolo Prandstraller.

Affreschi su muro o legno sono presentati nel 2016, a Padova, Ascoli Piceno e Mantova.

Jazz è la sua prima opera pubblica su commissione: si tratta di una porta, dipinta per il Liceo di Scienze Umane Duca d’Aosta di Padova, per il progetto DUdA, Duca d’arte.

In tal modo in una scuola è sorta una galleria permanente di arte contemporanea. A Padova, Lorena Ulpiani ha fondato il Centro per l’affresco, legato a Frescopolis: la scuola internazionale fondata da Calabrò, il suo maestro di affresco.

Nella sua vita, ha fatto esperienza, via via, dell’intreccio tra arte e scienza.

Ma come pensa questa artista? Leggiamo le sue parole.

Arte e scienza e il loro intreccio sono all’ordine del giorno

A cominciare dallo stato d’animo che si crea a livello psicologico. Che cosa ha significato per lei sentirsi dire che i suoi quadri danno serenità? Questo ha cambiato il suo rapporto con l’opera?

Sicuramente è stata una sorpresa e una gioia, soprattutto se si considera che alle mostre e al mercato dell’arte sono arrivata quasi per caso. Fino al 2011, avevo dipinto e studiato arte per me stessa: un dialogo interiore al quale, essendo figlia di una pittrice, ero stata abituata fin da bambina. Ma nulla che prevedesse un osservatore. Un pubblico. Il cambiamento, per molte situazioni anche personali, ha mosso i primi passi a Belluno, dove ho lavorato come giornalista per anni. Prima il contatto con il Circolo artistico Morales e con la presidente, pittrice anche lei, Francesca Lauria Pinter che fu fra i miei primi critici. Poi via via con altri artisti e realtà culturali della città. Mostrai qualche quadro privatamente, poi le prime presenze in mostra e via, via il resto. La percezione di serenità a contatto con i miei quadri fu immediata e diffusa: tanto da indurmi a un primo esperimento/gioco. Sull’altro lato della piazza, c’era il Deon, uno dei due caffè storici di Belluno: aveva una bellissima nicchia con vetrina, anche la luce era perfetta. Chiesi ai titolari di poterla usare per esporre un quadro: qualcosa che lasciasse l’opera a contatto diretto con il pubblico, senza altre indicazioni. E così fu: “Sognando Marte” rimase lì per un mese. Seduta di spalle al quadro potevo sentire i commenti di chi si fermava ad osservarlo. Mi colpì l’osservazione di un giovane alla compagna: “Bello. È di una donna, una “foresta” (forestiera, ndr); troppo solare per essere di Belluno”. Mi ritrovai in quell’osservazione: Belluno ha luci stupende, cieli impossibili da descrivere quanto a intensità di colore; ma è un colore cristallino, tagliente. Un colore che credo sia entrato nella mia pittura, insieme alla poesia delle Dolomiti in un secondo momento, forse proprio sollecitato da quel… “foresta”, ad affiancare i grigi colorati e il contrasto con il colore puro.

Qualche mese dopo, è arrivata l’occasione per la prima personale, al Miramonti Majestic Grand Hotel di Cortina d’Ampezzo. Titolo: “Shanti”, circa 40 opere. Una mostra che pose domande, profonde, alle quali sto ancora cercando una risposta. Il mio dipingere stava passando da dialogo con me stessa, a ricerca interiore e formale destinata a confrontarsi con il mondo esterno e con il mercato dell’arte.

Arte e scienza per il benessere con Lorena UlpianiIniziava così un intenso periodo di mostre da Roma, a Verona, Londra, Montecarlo, Vienna, New York. Culture e pubblico diversi… ma il fatto che le opere vivessero “di luce propria” e dessero “serenità” restava una costante. La mostra di New York fu “speciale”: era il 2012, a Soho alla Harry Nasse Gallery a cura di Basak Malone. Arrivai per l’inaugurazione e trovai il mio quadro in apertura del percorso espositivo: una collocazione impegnativa, riservata alle opere più rappresentative. “Geometrie in viola”, questo il titolo del quadro, aveva fatto tutto “da solo”. E anche quella sera, “dialogava” con il pubblico in modo autonomo. Fu una sensazione bellissima che aprì in me definitivamente la curiosità sulle “vibrazioni” del colore. Iniziava così un periodo di “incubazione” e di tentativi dall’olistica alla filosofia, all’arte terapia; da Giordano Bruno a Rudolf Steiner, fino ad approdare alla ricerca di fisica teorica e alla meccanica quantistica. Il “battesimo” fu con i testi di Carlo Rovelli. Leggevo e quando c’era lo spunto giusto, sperimentavo.

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Dalla filosofia al legame tra arte e scienza: ecco il percorso che è stato compiuto

Fu interessante, durante un congresso dell’Arte di Essere (tra i relatori Igor Sibaldi, Giovanni La Porta e Fabrizio Brizzi), provare la “registrazione” delle onde emozionali dei diversi momenti di lavori. Avevamo creato un percorso con i quadri e un paio di postazioni, all’ingresso della sala, con cestini e fiocchetti colorati da offrire ai partecipanti. Ciascuno, se lo desiderava, poteva scegliere il colore che sentiva più vicino in quel momento e porre il fiocchetto nel cestino “di raccolta”. L’operazione era stata ripetuta tre volte: a inizio lavori, alla ripresa dopo la pausa pranzo e al termine. E la lettura del grafico che ne risultò era stata sorprendente: un prevalere di aranci e rossi al mattino, di blu e viola man mano che ci si avvicinava al termine, con un oscillare dell’onda di colore rispondente a quello di passionalità, elementi fuoco, armonia e misticismo negli interventi. Il giallo, era rimasto una presenza forte sebbene variasse in percentuale con il mutare degli altri colori, così come il rosa; il verde, invece era rimasto costante, poco presente, quasi impermeabile nonostante la sede fosse in un meraviglioso parco sul lago di Garda, dove i verdi erano un inno naturale alla vita.

Sono state, prime ingenue osservazioni sulla forza del colore hanno aperto la strada ad un rapporto più articolato con l’opera, diventa anche una forza da “studiare”, non solo in quanto creazione artistica: il colore è “vivo”, portatore di vibrazioni e di messaggi.

Arte e scienza per il benessere con Lorena UlpianiE in questo senso va letta, tre anni dopo, la scelta per la realizzazione di “Jazz”, Porta olio su legno, dipinta per il Progetto DUdA – Duca d’arte al Liceo di Scienze Umane, sempre a Padova: corridoi d’arte, dipinti dai nomi che hanno segnato l’arte contemporanea in città negli ultimi 50 anni; una galleria permanente aperta al pubblico su appuntamento, con gli studenti o il preside Alberto Danieli che fanno da guida. Jazz nasce proprio, già nel titolo, sulla potenza delle note di colore e sulla libertà dei ragazzi di entrare in contatto diretto, libero da altri schemi, con le “energie” del pigmento puro. Una sperimentazione che affascina anche i visitatori: un’associazione di yoga ha chiesto di poter fare un incontro, fuori dall’orario di lezione, proprio sulle energie del colore, usando Jazz come strumento per suscitare risvegli interiori. Lo trovo bellissimo.

Ecco un’angolazione interessante: appare chiaro il legame tra arte e scienza

Ma come può essere studiato, quindi codificato e riprodotto sperimentalmente tutto questo? In ultima analisi, come si può provare e qual è il punto di contatto fra arte e scienza? Perché credo di questo stia parlando, come inizio di un percorso di scoperta.

Arte e scienza per il benessere con Lorena UlpianiEsattamente. Un rapporto diverso tra arte e scienza, un dialogo sul terreno comune dell’intuizione. Dietro ogni formula c’è la scintilla di un’intuizione che sviluppata, studiata e sperimentata diventa scoperta e cammino della fisica. Anche dietro ogni innovazione nel linguaggio artistico c’è un’intuizione da sviluppare. Che può essere evoluzione di altri linguaggi, o come in questo caso, “rivoluzionaria” creazione di una nuova visualizzazione quale essenza di una nuova realtà.

Quella della meccanica quantistica, delle frontiere dell’astrofisica è la realtà: è relativa, in movimento, affidata a “un universo destinato alla dissoluzione finale”. Lo mette chiaramente anche in rapporto al linguaggio creativo e alla crisi dell’arte contemporanea, in un saggio, il professor Gran Paolo Prandstraller, il sociologo che sostiene la ricerca di 99Quanti. In questo contesto, nel rispetto del mio percorso, la mia posizione personale è anomala. Nel momento in cui l’arte contemporanea guarda con enorme interesse al digitale e all’interazione con il digitale, o al generativo, il mio interesse torna alla materia. All’alchimia della materia visibile e all’alchimia di quel 86% di materia “oscura” nell’universo. O ancor più a tutte le energie che animano la materia in ogni sua dimensione. Mi piace l’arte digitale, non escludo si arrivi a unire le ricerche per la creazione di un terreno creativo comune. Vale anche per altri percorsi, come l’arte generativa. Ma per il momento credo sia più interessante lasciare libere tutte le ipotesi di ricerca. La vera sfida sta nella visualizzazione del relativismo che avanza. Non importa come. Esprimere il “non visibile”, una spiritualità oltre il rivelato, oltre l’Eterno così come è stato sentito e dipinto per secoli.

Si pensi anche solo a come cambia il concetto di spazio, che non è più dato da sequenze di pieni e di vuoti ma dalla continuità di visibile e non visibile. Lo trovo sconvolgente, bellissimo e capace di attivare processi profondi anche nel sentire; e di conseguenza, nell’intuire e nel creare. Mi sento parte di un’epoca straordinariamente ricca in questo senso. Credo che uno dei doni dell’arte sia proprio quello dell’intuizione, oltre la razionalità, oltre il visibile: intuizione di ciò che sarà. Anche sul piano evolutivo. Come questo sia dimostrabile non saprei dirlo.

Quello iniziato con 99Quanti è un lavoro lungo, paziente, impegnativo ma anche meraviglioso.

Arte e scienza. 99Quanti si è presentato nel maggio scorso con una prima mostra di artisti italiani

Nel 2017 ci saranno altre mostre? Con quali percorsi e quali obiettivi. La ricerca del Gruppo darà spazio al mondo della ricerca scientifica anche con incontri pubblici?

Arte e scienza per il benessere con Lorena UlpianiSì, la prima mostra è stata a Padova, ha presentato alla Galleria La Teca, riferimento permanente del Gruppo, un blocco di nove artisti e il loro punto “di partenza”. Va precisato, infatti, che 99Quanti nasce come gruppo di ricerca e non come manifesto, quindi gli artisti che lo rappresentano non partono da una risposta ma dalla convinzione che ci siano domande alle quali dare risposta, in merito ad arte e scienza. Questo fa sì che, anche in mostra, non siano necessariamente sempre gli stessi artisti: possono variare a seconda dei contenuti che si vanno ad approfondire. Sta cambiando l’essenza dell’universo, l’arte non può non essere parte attiva di questo processo. La percezione della trasformazione è il terreno comune della ricerca.

Purtroppo, il lavoro del Gruppo ha subito un rallentamento a causa di un infarto che mi ha impedito anche di essere presente alla prima mostra. Ma è stato superato e stiamo lavorando al calendario del 2017: in febbraio, in una delle sale comunali di Palazzo Moroni, sempre a Padova, proprio sul tema della visualizzazione e del crollo delle certezze, il professor Prandstraller presenterà il suo saggio “Relativismo”, Cleup Edizioni, all’interno del quale viene sviluppato anche il concetto di nuova visualizzazione. Un incontro che porterà al tavolo anche esponenti del mondo della ricerca scientifica. Lo stesso saggio, sarà pubblicato in inglese e in francese e anche edito come e-book. Chi volesse saperne di più, può consultare il sito www.gianpaoloprandstraller.it oppure www.lorenaulpiani.it alla voce news 99Quanti.

In primavera, invece, a un anno dalla fondazione del Gruppo, avremo una seconda mostra, sempre alla Galleria La Teca con convegno e incontri con il mondo dell’astrofisica anche in sedi esterne, istituzionali. E in autunno i due appuntamenti internazionali: il primo ospiterà, probabilmente a Verona, il Gruppo allargato a una rappresentanza di artisti stranieri; il secondo, sarà invece la prima “uscita” oltre confine. Stiamo valutando, in queste settimane la sede per la presentazione all’estero: nonostante interessanti inviti anche da New York, meraviglioso cuore dell’arte contemporanea, ritengo che per il 2017 il lavoro si concentrerà su una capitale europea. Magari con qualche presenza, per alcuni degli artisti, anche negli Usa, aprendo la strada a un evento più impegnativo per il 2018.

Anche i convegni, promossi da 99Quanti o nei quali il gruppo sarà rappresentato dal professor Prandstraller o dal coordinamento, saranno più di uno: avremo il programma a fine gennaio. Sul piano personale sto lavorando a una sfida che mi affascina moltissimo: unire la tecnica della pittura a fresco alla visualizzazione sollecitata dalle frontiere dell’astrofisica: un ponte meraviglioso che vibri dal passato al futuro in un nuovo tempo… “fuori dal nostro tempo”. E fuori da un tempo unicamente “lineare”.

Arte e scienza sono alla ribalta. C’è un obiettivo che considera prioritario per il prossimo anno?

Arte e scienza per il benessere con Lorena UlpianiSicuramente il consolidamento dei rapporti del Gruppo con il mondo della ricerca scientifica. Da parte dell’astrofisica c’è stato da subito un interesse al dialogo. Il gruppo è stato introdotto in quel magnifico universo che è l’illustrazione scientifica, sia essa digitale, pittorica o plastica; rappresenta un lavoro per noi importantissimo: anche agli artisti che animano questo mondo è rivolto l’appello di fare “gruppo” verso la visualizzazione di ciò che sarà.

Ecco che diventano una cosa sola, passo dopo passo, arte e scienza

Meno visivo, seppure intenso, è stato il rapporto con gli ambiti della meccanica quantistica. Mi piacerebbe che anche con loro si intensificassero i rapporti. Il comportamento di un elemento minimale è tanto affascinante, quanto difficile da presentare a un pubblico “profano”. Così come lo è l’interazione dei “quanti” con la materia. Ma ci lavoreremo perché dalle sedi di studio della meccanica quantistica, come da quelle della biologia e delle neuroscienze, dipende buona parte della ricerca anche di 99Quanti. Sono apporti preziosi, valgono l’attesa e l’impegno per un linguaggio comune.

Ci tengo infine a sottolineare che ciò che anima 99Quanti, non è la moda di seminare qui o là qualche “quantistico” in più ma è l’inoltrarsi quanto più possibile nei nuovi concetti di spazio, tempo, materia, infinito e universo. Perché è da questi che originerà il nuovo linguaggio dell’arte. Occorrerà tempo affinché anche gli artisti metabolizzino il cambiamento e le opere riflettano questo tipo di percorso ma quando accadrà sarà un passo stupendo verso nuove dimensioni. Non più rivelate, non più manifeste solo attraverso sentimenti. Ma scientificamente provate, artisticamente visualizzabili. Fonte di quel sentimento che ne è il prodotto. Musa potente ma pur sempre prodotto.

Ed ecco un altro livello al quale si intrecciano arte e scienza.

Isabella Lopardi ha lavorato come giornalista, traduttrice, correttrice di bozze, redattrice editoriale, editrice, libraia. Ha viaggiato e vissuto a L'Aquila, Roma, Milano. Ha una laurea magistrale con lode in Management e comunicazione d'impresa, è pubblicista e redattore editoriale. E' preside del corso di giornalismo della Pareto University.

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