Bruxismo e serramento dentale. Parte seconda

Bruxismo e serramento dentale. Parte seconda

Riprendiamo il discorso sul bruxismo, iniziato lo scorso mese, partendo dall’incidenza del fenomeno sui bambini.
Sebbene circa il 60% della popolazione presenti un’attività dei muscoli masticatori durante il sonno, soltanto una minoranza può essere considerata realmente affetta da bruxismo.
Il bruxismo si verifica frequentemente nei bambini, specialmente nel periodo della dentizione mista, ed entro certi limiti può considerarsi fisiologico, anche se spesso si tratta di un digrignamento molto rumoroso e fastidioso.
I motivi di tale fenomeno sono da ricercare nella precarietà dei contatti occlusali durante la dentizione decidua, nell’irritabilità neuromuscolare legata all’eruzione dei denti permanenti, nella presenza di morsi incrociati e/o di masticazione monolaterale. Il bruxismo dei bambini può richiedere poche sedute di molaggio selettivo ed in genere termina con la perdita di tutti i denti da latte.
Un appropriato trattamento implica dunque una valutazione globale dello stato clinico del paziente e, spesso, una collaborazione di più specialisti risulta necessaria ai fini diagnostici e terapeutici. Il dentista è, di solito, il primo medico a diagnosticare il bruxismo notturno. Il suo ruolo è di primo piano non solo in fase diagnostica, nel riconoscimento di una componente eziopatogenetica di tipo odontostomatologico, ma anche nelle successive fasi di terapia finalizzate sia al trattamento della parafunzione che alla cura delle lesioni orali da esso provocate. La terapia con placca o bite rimane il trattamento elettivo.

 

I bites sono dispositivi mobili in resina dura o morbida a totale copertura dentaria, creati individualmente (mediante l’impronta delle arcate dentarie) e da applicare prima di coricarsi. Tali manufatti riducono l’attività muscolare notturna attraverso un meccanismo di feedback negativo. Pur non rappresentando una terapia definitiva del bruxismo, i bites proteggono i denti e le strutture di sostegno dalle enormi forze generate dall’attività parafunzionale.

Alcuni farmaci (benzodiazepine e miorilassanti) possono essere utili per brevi periodi, in particolare quando è presente dolore. Gli effetti di questi farmaci sono molteplici e riducono il bruxismo grazie alla loro azione sull’ansia (riduzione dell’effetto di stress) e sul sonno, o direttamente tramite i loro effetti sul sistema masticatorio (rilassamento della muscolatura masticatoria). Tuttavia sono necessari studi che valutino la loro efficacia, sicurezza e tolleranza da parte del paziente.
Recentemente, si è visto che è possibile prevenire l’attivazione simpatico-cardiaca associata agli episodi di bruxismo, mediante l’uso della clonidina, un farmaco che esplica i suoi effetti a livello cardiocircolatorio, utilizzato per il trattamento dell’ipertensione arteriosa. Questo conferma il ruolo dell’attività simpatica nella genesi di tale parafunzione. Tuttavia la clonidina presenta numerosi effetti collaterali: ipotensione mattutina, sonnolenza, vertigini, capogiri, secchezza della bocca. Per tali motivi, oggi la ricerca è intenta a trovare altre sostanze che diano risultati migliori e minori effetti collaterali.

In definitiva, la diagnosi ed il trattamento del bruxismo è piuttosto complessa. Evitate dunque il fai-da-te o il ricorso a prodotti commerciali presenti in farmacia. Solo i consigli di un dentista esperto in gnatologia potranno aiutarvi a risolvere il vostro problema.

 

Dott. Giuseppe Stefanelli. Odontoiatria sistemica

info@osstefanelli.com

 

 

 

 

 

 

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