Cyberbullismo: che cos’è? Parliamo di un tipo di attacco continuo, ripetuto, offensivo e sistematico attuato verso qualcuno mediante gli strumenti della rete. Si tratta di una serie di angherie, di vessazioni. La parola cyberbulling è stata creata dal professore canadese Bill Belsey. Bisogna aprire gli occhi: oggi il 34% del bullismo è online, in particolare in chat. Anche far circolare foto spiacevoli o inviare messaggi di posta elettronica può costituire un danno psicologico: anche in questo caso si tratta di bullismo. Che fare? Naturalmente, bisogna combattere il cyberbullismo ed evitare che questi giovani siano bersagliati.
Come nel bullismo tradizionale, chi prevarica vuole prendere di mira chi è ritenuto “diverso”. Si tratta di coloro che si distinguono, di solito, per aspetto estetico, timidezza, orientamento o politico, o magari abbigliamento non convenzionale.
Che cosa avviene in seguito a tali molestie? Diminuisce la volontà di aggregazione e si presenta l’isolamento, con danni psicologici niente affatto trascurabili. Si giunge alla depressione e alle sue conseguenze (quando invece si potrebbe parlare con figure autorevoli di riferimento: è quel che invitiamo le vittime a fare). I molestatori, soprattutto se giovani, non si rendono conto dell’esito delle loro azioni e di quanto esse possano nuocere.
Cyberbullismo: ecco le statistiche
Cyberbullismo: abbiamo letto le ultime rilevazioni Istat. Un adolescente su due ha dichiarato di esserne stato vittima negli ultimi dodici mesi. Il social network più colpito dal fenomeno del è Instagram, secondo i dati del Centro Studi di ReputationUP.
Cyberbullismo: un fenomeno devastante
Le ricerche poste in essere da Google sull’argomento dimostrano che il fenomeno è drammaticamente cresciuto.
Juan Ricardo Palacio si è espresso in questo modo: “Entro fine anno, presenteremo un progetto innovativo per aiutare le istituzioni scolastiche e le forze dell’ordine a contrastare questa assurda piaga sociale”.
Le conseguenze del cyberbullismo
Quali sono le conseguenze del Cyberbullismo? Al fine di elaborare i dati sul Cyberbullismo, il Centro studi di ReputationUP ha utilizzato un software proprietario di Intelligenza artificiale, che ha monitorato la rete in base a determinati hashtag o parole chiave. Seguono i dati raccolti. Il bullismo via internet provoca enorme ansia sociale nel 41% dei casi studiati, fenomeni depressivi nel 37% dei casi, pensieri suicidi nel 26% dei casi, poi l’autolesionismo al 25%, stop dell’utilizzo dei social nel 24% degli episodi interessati. Infine il bullismo via internet provoca assenze scolastiche nel 20% delle volte, disturbi alimentari nel 14% dei casi e abuso di alcol e droghe nel 9% dei casi. Il software utilizzato va oltre il monitoraggio: calcola anche il sentimento (positivo, negativo e neutrale) e l’emozione (gioia, sorpresa, tristezza, rabbia, disgusto, paura) di tutte le interazioni che avvengono intorno alla parola chiave o hashtag.
Queste le parole di Andrea Baggio: “il Centro Studi ha confrontato i nostri dati con quelli dell’Istat, del Miur e del Ministero della Famiglia, per ricavarne un’analisi accurata, specifica e attendibile”. Così concludono Andrea Baggio e Juan Ricardo Palacio: “Invitiamo giornalisti ed esponenti politici a contattarci per creare un fronte comune, perché la prevenzione è un punto di partenza fondamentale, ma a volte non è sufficiente. In certi casi servono interventi immediati, che i giganti del web non possono garantire, al fine di evitare sofferenze inutili alle vittime.”