Dimmi che piede hai e ti dirò che scarpa scegliere
Ciascun piede vuole la sua scarpa: su questo non si discute. Le nostre estremità, infatti, pur essendo un complicato capolavoro di ingegneria (26 ossa sostenute da muscoli e legamenti) possono avere un aspetto molto diverso da individuo a individuo. Volendo escludere tutti i piccoli difetti strutturali e gli inestetismi tipici delle estremità, anche soltanto soffermandoci sull’aspetto esteriore, vengono riconosciuti universalmente tre tipi di piede a seconda della conformazione delle dita: il greco, l’egizio e il romano.
Queste definizioni non si riferiscono alle caratteristiche morfologiche dei piedi delle tre popolazioni, ma semplicemente alla forma delle vele che portano lo stesso nome e che ricordano proprio quella disegnata dal profilo della parte anteriore del piede.
Certamente le diverse forme del piede non hanno nulla a che fare con la salute e l’equilibrio delle nostre estremità, ma inevitabilmente possono rendere più o meno agevole indossare questo o quel paio di scarpe. La scelta della scarpa adatta a quel particolare tipo di piede è proprio ciò a volte può fare la differenza nella comparsa di piccoli disturbi come arrossamenti, infiammazioni dei tessuti, formazioni callose e così via.
Il piede greco, il più versatile e fortunato
È considerato il piede esteticamente più prestante, tanto da essere chiamato anche piede “da modella”. Ha una pianta generalmente stretta e affusolata, con una forma delle dita che descrive un arco: l’alluce, infatti, è leggermente più corto del secondo e del terzo dito, che hanno una lunghezza praticamente uguale, mentre quarto e quinto dito sono lievemente più corti e a scalare.
La scarpa giusta
La maggior parte delle scarpe, in occidente, è realizzata avendo come modello di riferimento il piede greco. Chi ha questa particolare forma del piede, quindi, può ritenersi piuttosto fortunato: avrà poche difficoltà a trovare calzature non soltanto comode, ma anche originali e moderne.
Chi ha il piede greco può permettersi di indossare anche per un numero di ore superioread altri calzature “estreme” cioè a punta stretta e con i tacchi alti, perché le dita hanno sufficiente spazio per disporsi senza accavallarsi tra loro o senza contrarsi “a martello”.
Addenzione però a non abusare di questi modelli. Indossare tutti i giorni scarpe a punta stretta e soprattutto con tacchi superiori ai 5 centimetri, costringe il piede a una marcata flessione e sposta eccessivamente il peso del corpo tutto sulla parte anteriore, con un aumento del 76% della pressione sull’avampiede. Ciò espone al rischio di metatarsalgia, un dolore vivo e cronico della pianta anteriore, associato anche alla formazione antiestetici calli visibili. Senza contare che camminare costantemente sui tacchi alti destabilizza la postura.
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È in genere la forma di piede più facile da riscontrare in Italia e si riconosce perché le dita hanno una lunghezza a scalare, partendo quindi dall’alluce che è il più lungo di tutte le dita, a decrescere fino al quinto dito.
La scarpa giusta
Chi ha questa forma può avere qualche difficoltà in più con alcuni modelli di calzature rispetto al piede greco. Bisogna infatti garantire all’alluce il giusto spazio, altrimenti finisce per rimanere compresso e contratto in una posizione che a lungo andare diventa dolorosa, ma, allo stesso modo, il resto del piede non deve trovarsi troppo libero di muoversi nella scarpa o, viceversa, troppo compresso, altrimenti bisogna poi fare i conti con fastidiose vesciche: la pelle sfrega, si surriscalda e si arrossa, inizia a scollarsi dagli strati inferiori, il tessuto si infiamma e dai capillari comincia a fuoriuscire del siero che si accumula sotto la cute formando una bolla trasparente. Meglio quindi optare per calzature con una punta comoda, anche rotonda, ma aderenti sul tallone, in modo che non si verifichino sfregamenti fastidiosi: una tomaia morbida, comunque, aiuta a seguire al meglio le richieste del piede senza danneggiarne la cute.
Se si scelgono sandali aperti, l’alluce è sicuramente più libero di muoversi senza grossi problemi, soprattutto con i modelli in voga negli ultimi anni, che richiamano lo stile anni ’50, e che pur non essendo completamente a punta aperta permettno comunque all’ alluce più lungo di fuoriuscire: l’importante è che chiaramente non sporga troppo dalla scarpa, altrimenti c’è il rischio di contusioni o distorsioni del dito.
Il piede romano, il più complicato
Anche detto piede quadrato o “del contadino” è una piede che tende ad avere la parte anteriore leggermene tozza e larga. Primo, secondo e terzo dito sono in genere della stessa lunghezza, mentre il quarto e quinto dito tendono a essere più piccoli.
La scarpa giusta
Chi ha il piede romano dovrebbe evitare le scarpe a punta e in generale le calzature troppo strette e costrittive. Significherebbe, infatti, spingere l’alluce verso il secondo dito: questa posizione, nelle persone predisposte, può essere sufficiente per causare la formazione di un alluce valgo, cioè una deformità del primo dito data dalla lussazione dell’articolazione, caratterizzata da una prominenza verso l’esterno. Inoltre, stringendole nella scarpa, si riduce lo spazio disponibile per le altre dita che si piegano “a martello” e non possono più riprendere la normale estensione. Questo determina anche la formazione di callosità sul dorso del dito, dove c’è il piegamento, per via dello sfregamento contro la scarpa, e sulla pianta del piede, tutto accompagnato da fastidio e dolore.
Questo piede sopporta male anche le scarpe con i tacchi, perché spingono in avanti l’avampiede riducendo lo spazio in punta e causando anche lesioni e calli dati dallo sfregamento della tomaia sulla pelle delle dita.
Meglio scegliere sandali aperti, a pianta larga, facendo attenzione che la pianta non debordi, perché se tende a fuoriuscire, finisce con creare attrito ai lati, con la comparsa di calli e ispessimenti o vesciche. Fondamentale, quando si scelgono scarpe chiuse, è che, oltre alla pianta larga, il materiale sia estremamente morbido, in modo da “disegnarsi” sul piede senza causare lesioni.
Consigli per camminare bene e prevenre i disturbi del piede
Al di là della conformazione delle dita del proprio piede, ecco alcuni consigli sempre validi per l’acquisto di una scarpa comoda:
- Provare sempre con attenzione le scarpe prima dell’acquisto e su entrambi i piedi, facendo anche qualche passo per saggiarne la comodità;
- Posticipare l’acquisto di un nuovo paio di calzature alla sera, quando le estremità sono naturalmente più gonfie, per non rischiare di incappare in modelli troppo stretti o troppo larghi;
- Preferire sempre materiali naturali e morbidi, che oltre a lasciare traspirare il piede, vi si adattano meglio;
- Una scarpa nuova è sempre meno comoda di una già un po’ utilizzata, quindi meglio cominciare a indossarla con gradualità, per fare in modo che si adatti al proprio piede senza traumatismi;
- Preferire scarpe con una suola non troppo leggera, per sostenere il passo;
- Il modello che va indossato più spesso dovrebbe avere un tacco di 3-4 centimetri ampio, per mantenere nella giusta estensione il tendine d’Achille, una punta rotonda, che lasci lo spazio necessario alle dita, un retropiede stabile e rigido per proteggere il tallone e mantenerlo in asse; una pianta non troppo larga rispetto al piede, per non farlo scivolare al suo interno, né troppo stretta per non causare calli e lesioni.
- Elegante, sexy, sportiva o da passeggio, qualunque sia il modello che avete scelto non dimenticate di inserire all’interno della calzatura un plantare anatomico studiato per prevenire il dolore alle estremità e contemporaneamente mantenere il piede in asse. In farmacia e negozi specializzati ne esiste un tipo che si adatta a qualsiasi scarpa, senza renderle più piccole o strette. Basterà scegliere il plantare tenendo conto del numero di scarpa e del peso.
- Attenzione alle solette troppo morbide, per esempio in memory, o gel di silicone. E’ vero che in apparenza danno una sensazione di confort, per contro però annullano totalmente una funzione importantissima della pianta del piede: la propriocettività, ossia la capacità delle terminazioni nervose dette appunto propriocettori (situate nella pianta del piede), di inviare al cervello i segnali necessari a mantenere l’equilibrio e a far funzionare la contrazione muscolare.
2 Commenti
Ciao ho una pianta del piede di 11 cmq, c’è lo larga o stretta? Mi serve per le scarpe da calcio da tenere in considerazione come dato
Buongiorno Matteo,
se la misura è stata presa nel punto più largo del piede, possiamo dire che la sua pianta si può considerare stretta. Tenga presente che le scarpe da sport devono calzare perfettamente cioè non procurare fastidio durante l’attività senza essere abbondanti per evitare distorsioni alla caviglia.