La calzatura perfetta non esiste, madre Natura ci vorrebbe scalzi, ma siccome si tratta di una scelta praticamente impossibile, bisogna almeno di evitare di indossare scarpe che non ci permettono un buon appoggio. Facciamo un esempio: 3 centimetri di tacco bastano a trasferire il peso dal tallone alla parte anteriore del piede. Raddoppiando l’altezza, cioè portando il tacco a 6 centimetri, il peso sui metatarsi raggiunge quasi il 60%. Un tacco 9 fa scaricare circa l’80 % del peso corporeo sulla punta:quand’è così, sentire dolore ai piedi è inevitabile.
“Se l’appoggio plantare non è equilibrato, alla lunga si possono verificare danni permanenti”. Anna D’Orsi non ha dubbi. Per lei, podologa e posturologa a Montemiletto, in provincia di Avellino, l’analisi approfondita del piede, dell’appoggio, della camminata e della postura è di fondamentale per il benessere e la salute della persona.
E questo vale per tutti: ” Sia quando il piede è compromesso da vere e proprie malattie, per esempio il diabete, ma anche quando le estremità procurano dolore. Postura e appoggio plantare sono tutt’uno e vanno considerati nella persona anziana, come nel bambino o nell’adulto, così come per gli atleti che vogliono evitare traumi e magari migliorare le performance sportive”.
Prima di tutto: la persona nel suo insieme
Un bravo podologo, per prima cosa deve prendere in esame la persona nel suo insieme: il peso, l’altezza, la morfologia generale del corpo, se ci sono o meno problematiche evidenti. Il tutto accompagnato da una sorta di anamnesi, anche familiare, che permette di raccogliere dati importanti e avere un quadro il più preciso possibile delle condizioni generali e di eventuali problematiche che hanno spinto la persona a rivolgersi all’esperto.
A questo primo approccio generale segue la misurazione degli arti e la valutazione d’insieme della postura della persona: l’altezza delle spalle, altezza delle anche, eventuali basculamenti del bacino, le curve fisiologiche della colonna (cifosi, lordosi) talvolta troppo accentuate.
Il dolore ai piedi: a carico e sdraiati
Il check-up del piede e della camminata può durare anche un’ora e, in genere, si articola in diversi momenti: l’esame obiettivo, in cui entra in gioco soprattutto l’esperienza del podologo, e una serie di esami strumentali.
La visita podologica prende in considerazione il piede nel suo insieme e, più in generale la gamba: lo stato delle articolazioni, la struttura muscolare, i tendini e i legamenti del piede e dell’arto inferiore, ma anche il rapporto tra i vari distretti.
Per raggiungere l’obiettivo, gambe e piedi vengono sottoposti a una serie di esercizi passivi in cui l’operatore, premendo determinati recettori nervosi e eseguendo alcune manualità, ottiene risposte utili a inquadrare il problema.
“Il piede va indagato prima di tutto in scarico, vale a dire mentre la persona è straiata sul lettino“, chiarisce Anna D’Orsi. “Bisogna eseguire una serie di manovre e mobilizzare le dita, le varie articolazioni. Poi si chiede anche al paziente di collaborare attivamente, flettendo, contraendo e distendendo i vari distretti del piede e della gamba. In questo modo possiamo individuare chiaramente tutte le aree che potrebbero essere interessate da callosità, sfregamenti, ulcerazioni o semplicemente dolore”.
L’esame prosegue in carico, prima semplicemente osservando il paziente fermo, in piedi, poi durante la deambulazione. Anche perché atteggiamenti viziati, posture errate e sovraccarichi che si rilevano in piedi da fermi, possono risultare diversi o scomparire durante la marcia.
“Per verificare la funzionalità del piede e dei suoi distretti, infatti, è fondamentale l’osservazione in carico, soprattutto nel corso della camminata, durante la quale si prende in considerazione la frequenza, la lunghezza e rotolamento del passo. Si valuta anche il comportamento delle dita, dei metatarsi, del retropiede, della gamba e del corpo nel suo complesso”, spiega Anna D’Orsi.
L’esame biettivo termina con la valutazione della scarpa che in paziente indossa preferibilmente. Ciò permette all’esperto di esaminare i punti di maggiore usura e quindi aver conferma di eventuali vizi posturali.
Dolore ai piedi? La pianta ti dice molto di più
“Osservando la pianta del piede, inoltre, è possibile fare una diagnosi più generale sullo stato di benessere della persona”, dice Anna D’Orsi. “Grazie alla riflessologia plantare, infatti, non solo è possibile individuare eventuali disturbi, ma anche trattarli attraverso la pressione e il massaggio di punti particolari”.
Il test con il podografo
E’ solo uno dei tanti strumenti che possono essere utilizzati durante una visita podologica. Il podografo a inchiostro è un sistema efficace e semplice per rilevare entrambe le impronte dei piedi. E’ un metodo molto intuitivo e assolutamente indolore: basta salire sullo strumento, una sorta di lavagna e il peso del corpo produrrà lo stampo del piede su una speciale carta podografica che permette di rilevare abbastanza correttamente i carichi pressori dei piedi.
L’apparecchio permette di ottenere l’immagine bidimensionale dell’impronta plantare (su carta carbone o mediante impronta ad inchiostro). Ciò che si ottiene si chiama podogramma e consente all’esperto lo studio della faccia plantare del piede, in particolare della superficie d’appoggio e dei punti di maggior pressione, evidenziati dalla differente intensità di colorazione. Il podogramma è importante non solo per la diagnosi, ma anche per il monitoraggio dell’evoluzione della condizione del piede dopo un eventuale trattamento.
Dolore ai piedi: quali sono le cause più frequenti?
Le patologie o problematiche dolorose, di solito sono connesse anche a danni funzionali”, risponde Anna D’Orsi. “Le metatarsalgie, per esempio, causate quasi sempre da scarpe strette e col tacco alto. Un’altra frequente e fastidiosa infiammazione è il neuroma di morton. I suoi sintomi sono riconoscibilissimi: dolore, bruciore e la sensazione di un chiodo nella scarpa che preme sotto il punto dolente. Chi ne è colpito, a volte, è costretto a fermarsi per togliere la scarpa e massaggiare il piede. Poi abbiamo la spina calcaneare, ma anche la fascite plantare, l’alluce valgo, le dita deformate a martello senza contare il piede piatto o cavo. Il dolore però può essere causato anche da malattie generali: il diabete, l’artrosi, le vasculopatie, i reumatismi, le neuropatie”. Insomma, la visita podologica è fondamentale per accertare la problematica, comprenderne le cause ed individuare la strategia di cura più appropriata per ottenere la remissione dei sintomi, il ripristino funzionale e prevenire le recidive.
Che cosa fare per alleviare il dolore ai piedi?
La cura quotidiana delle nostre estremità è la base per evitare fastidi più importanti.
- Scegliere scarpe di qualità, comode, a tacco basso, in materiali traspiranti, possibilmente che contengano il piede in modo da evitare le distorsioni alla caviglia.
- Il pediluvio è un rito di benessere e terapeutico. Concedetevelo ogni sera, servità ad “alleggerire” le estremità, ma anche a rilassarvi. Acqua tiepida, sapone neutro e oli essenziali balsamini sono gli ingredienti base.
- Attenzione a callosità e inspessimenti. Sono una reazione di difesa della cute dovuta agli sfregamenti eccessivi. Se sono ricorrenti non limitatevi a tglierli, chiedete consiglio al podologo.
- Le unghie meritano cure particolari: non vanno mai né tagliate, né limate lateralmente altrimenti correte il rischio che si incarnscano. L’unghia va fatta crescere fino al limite del dito e poi tagliata orizzontalmente. Attenzione alle micosi soprattutto d’estate.
- Un trattamento podologico è un’ottima occasione per resdere le estremità più sane e belle anche in vista della stagione estiva. “Dopo aver effettuato la visita podologica, se ci sono dei problemi seri è opportuno perfezionare la diagnosi con un medico, fisiatra o ortopedico”, conclude Anna D’Orsi. “Nella maggior parte dei casi però il dolore ai piedi è causato da un appoggio plantare scorretto che, tra l’altro, porta con sé anche altre numerose conseguenze: dal mal di schiena, ai dolori alle ginoccia o alle caviglie ed è spesso collegato anche con l’occlusione dentale. Per tutti i casi in cui non si rileva una patologia vera e propria, ma il dolore ai piedi è dovuto a un vizio d’appoggio la soluzione ideale può essere l’utilizzo di specifici plantari che mantengono il piede in posizione corretta e di conseguenza assicurano una corretta postura”.