Gli imprevisti ti mandano in tilt? Smetti di fare programmi
Che ansia!
Sto male!
Sto impazzendo!
Così muoio!
Parole forti, vero?
Forse leggerle nero su bianco ci fa realizzare quanto lo siano, ma molto più spesso di quanto si creda si pronunciano con leggerezza, infarcendo discorsi e conversazioni.
Con se stessi e con gli altri.
Gli stati di agitazione sono diventati un argomento da una parte sdoganato ma su cui dall’altra i tabù aleggiano ancora nell’aria.
Secondo Google l’ansia è stata tra le parole più cercate nel 2020 insieme all’insonnia, condizione strettamente collegata a uno stato ansioso.
Se ci si pensa può suonare un paradosso: si tende a considerare l’ansia come qualcosa di privato, mentre interessa e influenza la collettività più di quanto si possa pensare.
L’ultimo anno e mezzo e gli imprevisti che ne sono derivati sicuramente hanno portato alla luce dinamiche sopite che hanno fatto rivalutare diversi aspetti della vita e richiesto introspezione.
L’ansia, quindi, è uno degli stati emotivi con cui molti si sono ritrovati a fare i conti.
Ma perché è avvenuto tutto questo?
Imprevisti: le convinzioni che ci bloccano
Certamente questi mesi hanno portato alla luce quella che è la vera costante della vita: l’incertezza, il fatto che tutto possa cambiare da un momento all’altro senza averlo programmato.
Ed è questo che ha lasciato tante persone in sospeso, perché è stato insegnato che la vita si basa sulla capacità di fare programmi.
Ebbene questa abitudine si può rivelare una bellissima grande illusione.
Nel Thetahealing, disciplina olistica di cui mi occupo, la parola “programmi” viene utilizzata per indicare credenze depotenzianti (o, che dir si voglia, convinzioni) radicate nel proprio subconscio che tengono ancorati a situazioni da una parte di protezione e dall’altra limitanti.
Vi suonano familiari le frasi “non ce la farò mai”, “per me è impossibile”, “non ho scelta”?
La tecnica energetica del Thetahealing, grazie all’utilizzo delle onde cerebrali theta, “scava” in profondità in modo che emerga la sfera dell’attività psichica che non raggiunge la soglia della coscienza e invita la persona a capire a cosa servono le dinamiche che sta vivendo e cosa succederebbe, per esempio, se non provasse ansia nella quotidianità o di fronte a determinate situazioni.
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Stand-by e pilota automatico: due “nemici” del benessere
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È importante ribadirlo: probabilmente questi mesi hanno messo un grosso punto di domanda nelle giornate di molti. La percezione di sconforto e dell’incapacità di fare programmi di fronte agli imprevisti ha fatto sì che molte persone si mettessero in stand-by, in attesa che qualcuno o qualcosa sbloccasse la situazione.
Ma il punto è che noi umani ci siamo sempre misurati con le incognite, al di là della pandemia. Il fulcro è capire che come si vivono gli imprevisti e le scocciature che ne conseguono, dipende da noi.
Spesso capita di domandarsi “perché io?”, “perché sempre a me?”, ma farsi una colpa di ciò che accade non è certo la soluzione per uscirne o si finisce per essere risucchiati da questa voragine.
I programmi che facciamo e il nostro modo di “raccontarli” con le parole (“se faccio questa cosa, finirà in quel modo”, “so già che andrà a finire così” e così via) sono un costrutto della nostra mente e sono legati all’aspettativa che, di per sé, va bene esista.
Il punto è: cosa succede dentro di noi quando l’aspettativa non viene soddisfatta?
Il più delle volte subentra frustrazione, irritazione, nervosismo e, appunto, ansia.
Ma è possibile fare uno switch e ciò avviene quando non si è più disposti a sentirsi così.
È sempre possibile creare condizioni migliori per sé.
Come? Disattivando il pilota automatico e ingranando la “marcia giusta”.
Avere consapevolezza di ciò che si sta facendo e le motivazioni che spingono a farlo è l’ingrediente fondamentale per il cambiamento.
Imprevisti: perché subentra l’ansia?
La differenza la fa sempre l’azione: l’ansia, il più delle volte, subentra nella non-azione e in relazione a una proiezione nel futuro.
Questo perché non si è focalizzati sul presente ma su qualcosa di:
1 esterno
2 sconosciuto
3 distante
4 fuori dalla portata… e soprattutto dal controllo, quando cioè abbiamo a che fare con gli imprevisti.
Ma siamo cosi sicuri di essere in grado di controllare tutto?
E soprattutto: vogliamo veramente farlo?
Piccolo manuale per superare
Si dice che la lista dei difetti è sempre più lunga di quella dei pregi: cancellate dalla mente questa antica convinzione e lo scenario sarà “più colorato”.
1. Imparare a parlarsi con amore è il primo passo per vivere bene.
Sostituire formule come “sono un incapace” con “sto imparando”, per esempio, può aiutare.
2. Oppure regalarsi dei post-it o dei messaggi quotidiani che riportano una frase o un aggettivo con cui si desidera essere pensati è un altro modo per muovere i primi passi del volersi bene.
3. Concentrarsi sul momento presente, organizzando le proprie giornate con una lista di priorità può essere gratificante per la mente.
E se qualche lavoro della lista salta?
Può significare che avete dedicato più tempo del previsto a un’attività perché, magari, vi ha fatto stare bene.
Se così non fosse, occorre andare a fondo della questione per capire cosa vi ha imbrigliato in una situazione scomoda o noiosa.
Magari il fatto di avere paura di procedere ed evolvere.
Oppure il senso di colpa provocato dal desiderio di migliorare.
Alla mente piace giocare e mettere in atto strategie per mantenerci “al sicuro” in circostanze che conosciamo.
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