Depressione da lockdown: a risentirne è la salute mentale
La pandemia e le conseguenti misure di lockdown stanno avendo ripercussioni significative a livello personale, sociale ed economico.
E a risentirne é anche la salute mentale della popolazione.
Infatti, difficoltà economiche, minore inclusione sociale, isolamento affettivo e timori per la salute sono alcune delle variabili che spiegano l’incremento di ansia e depressione.
Depressione da lockdown: a soffrirne di più sono le donne
L’arrivo dell’emergenza sanitaria da Coronavirus ha inciso fortemente sull’aggravarsi della patologia depressiva.
Fra lutti, isolamento, mancanza di contatti sociali e perdite economiche, i casi di depressione in Italia sono quintuplicati e nei mesi a venire si prevede un ulteriore aumento (150.000 malati di depressione maggiore in più stimati).
Uomini e donne però vengono interessati in maniera differente da tante patologie, fra cui anche la depressione.
È, infatti, il genere femminile a esserne maggiormente colpito.
Nello specifico, la depressione maggiore, la forma più grave della malattia, si manifesta il doppio delle volte nelle donne rispetto agli uomini, la distimia il triplo.
Infatti, su 3 milioni di persone in Italia che soffrono di depressione 2 milioni sono donne.
Questo anche perché il genere femminile si é trovato ad affrontare numerose problematiche derivanti da diversi fattori legati alla pandemia.
Nello specifico, a fronte di un calo degli occupati di 101 mila persone a dicembre 2020, 99 mila sono donne.
Ma anche coloro che sono riuscite a mantenere il proprio impiego hanno riscontrato difficoltà capaci di incidere sul proprio stato psico-emotivo.
Infatti, i potenziali vantaggi dello smart-working per le donne sono stati oscurati da alcune dinamiche sociali che comportano un disequilibrio fra vita domestici e lavorativa.
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I motivi del perché le donne soffrono di depressione piú degli uomini non sono ancora chiari per la scienza e sono oggetto di un attivo dibattito e una costante ricerca fra i clinici.
Tuttavia, dagli studi epidemiologici emergono alcuni dati che dimostrano come le donne abbiano una maggiore esposizione alla patologia.
Ci sono, infatti, due momenti della vita femminile in cui è possibile che si manifestino i sintomi depressivi e che gli uomini non dovranno mai affrontare:
- Il menarca e successivamente il periodo del ciclo mestruale (che può coincidere con la sindrome disforica premestruale – 1,5/2% delle donne colpite).
- Il parto(fra il 7 e il 12% delle neomamme soffrono di depressione post-partum).
Ad aggravare la situazione però ora, é anche l’impatto dell’emergenza sanitaria, economica e sociale in corso.
“Durante la pandemia da Covid, accanto allo stress ingenerato dalle preoccupazioni economiche e sociali, si è avuto lo stress legato alla paura della malattia per sé e per i propri cari.
Ai lutti non elaborati, al cambiamento radicale degli stili di vita, al distanziamento sociale.
Abbiamo quindi assistito progressivamente al costituirsi di quella che può essere definita una sorta di ‘tempesta perfetta’ per l’incremento di ansia e depressione.
Questo ha determinato un incremento fino a 3 volte superiore d’incidenza di questi disturbi.
Una vulnerabilità, quella femminile, legata sicuramente a fattori biologici, ma anche a fattori sociali.
Connessi allo stress legato al sovraccarico lavorativo ed emotivo che spesso sono chiamate ad affrontare, nel ruolo di lavoratrici, ma contemporaneamente di madri e di care giver dei famigliari.
Il lockdown con i suoi radicali cambiamenti di vita ha comportato per molte donne un incremento importante di impegno.
Perché spesso l’attività lavorativa, soprattutto con lo smartworking, ha dovuto convivere con la gestione dei figli, la gestione della casa e l’accudimento dei famigliari anziani e malati”, dice la dottoressa Emi Bondi, Direttore Dipartimento Salute Mentale e Dipendenze dell’ASST Papa Giovanni XXIII di Bergamo.
Lockdown: aumentano i rischi per la salute
“Depressione, peggioramento della qualità del sonno, stress da isolamento per proteggersi dal Coronavirus e aumento del consumo di cibo per gestire l’ansia con conseguente tendenza a ingrassare.
Sono alcuni dei segnali di ‘disagio’ che stanno aumentando vertiginosamente dopo mesi di lockdown”, dicono dall’Osservatorio Pool Pharma.
“Non tutti hanno la possibilità o semplicemente stanno approfittando di questa situazione per migliorare stili di vita, rallentare i ritmi o correggere l’alimentazione per fronteggiare il virus.
Molti si sono ammalati o hanno vissuto l’esperienza di una persona cara ricoverata o deceduta.
A tutto questo si aggiunga che le misure di restrizione hanno avuto un impatto negativo sul fronte lavoro per disoccupati, liberi professionisti e imprenditori.
Con significative conseguenze sull’equilibrio psico-fisico”, dice la dottoressa Camilla Pizzone, Direttore Scientifico dei Laboratori Pool Pharma.
Depressione e lockdown: la ricerca
La ricerca condotta dai ricercatori di Pool Pharma ha coinvolto 890 soggetti, sia uomini sia donne, di età compresa tra i 20 e i 60 anni, su tutto il territorio nazionale per valutare gli effetti dell’emergenza Covid-19.
Il 34% dei rispondenti, di cui il 24% sono donne, ha dichiarato di fare i conti con l’insonnia a causa di sintomi del disturbo da stress post-traumatico.
Sentono più appetito per gola-noia-nervosismo e nonostante comprendano appieno le informazioni sanitarie, subiscono stati di ansia significativi e temono per la propria salute e quella dei propri famigliari.
Il 18% lamenta di non riuscire ad adattarsi al nuovo stile di vita da “isolamento” e non riesce a prendere sonno a causa del clima stressante in casa, in particolare tra chi non dispone di uno spazio ampio o esterno.
Il 22% lamenta di non riuscire a dormire perchè hanno un pensiero ricorrente: hanno subìto o temono una riduzione del proprio reddito, senza distinzione di sesso.
Il 13% degli intervistati accusa di manifestare depressione e sbalzi di umore e di aiutarsi con ansiolitici e antidepressivi prescritti dal proprio medico di fiducia.
L’8% sostiene che pur avendo più tempo libero non lo utilizza, per pigrizia o per uno stato mentale depressivo, per potenziare l’attività fisica e questo causa nervosismo, mancanza di sonno e quindi irritabilitá, peggiorando la condizione di ansia.
L’importanza di mantenere abitudini sane
“Mantenere buone abitudini e un’alimentazione corretta servono per prevenire i disagi del sonno legati all’isolamento forzato di questi mesi”, spiega la dottoressa Camilla Pizzoni.
“Evitare l’utilizzo del pc e dello smartphone prima di addormentarsi è fondamentale.
A causa della luce blu emanata dai dispositivi elettronici, non solo è causa di insonnia e malessere, ma può anche danneggiare la rielaborazione notturna della memoria.
Nelle ore serali evitare di assumere alimenti che richiedono tempi di digestione molto lunghi, come le proteine della carne, superalcolici o alimenti eccitanti.
“Educare” quindi le fasi del sonno e riorganizzare le proprie abitudini in modo da non dormire meno di 7 ore a notte.
La mossa giusta è aiutare il nostro organismo, quando persistono insonnia, nervosismo o irritabilità a ritrovare il giusto equilibrio in modo da godere dei benefici per tutta la giornata e arrivare meno stressati alla sera.
Ci si puó aiutare anche con la melatonina in forma di integratore alimentare, per indurre velocemente il sonno che dura tutta la notte senza risvegli e regola il fisiologico bioritmo sonno-veglia.
Favorisce il benessere mentale e il rilassamento, oltre a mantenere il normale tono dell’umore.
Si trova anche in alcuni alimenti come orzo, olive e noci”, dice Camilla Pizzoni.
Attività motoria: rimedio essenziale contro l’ansia e la depressione da lockdown
Se durante il lockdown dello scorso anno le persone avessero potuto mantenere gli stessi livelli di attività motoria, si sarebbero potuti evitare fino al 21% dei casi gravi di ansia o depressione.
È questo il risultato più rilevante dell’indagine condotta fra studenti e dipendenti delle università di Pisa, Firenze, Torino, Genova e Messina.
Lo studio ha consentito di raccogliere informazioni relative allo stile di vita della popolazione universitaria durante i lockdown tramite un sondaggio online a cui hanno partecipato 18.120 tra studenti, docenti e personale tecnico-amministrativo delle università partecipanti.
Il risultato riguarda l’analisi dei dati relativi al disagio psicologico dei partecipanti da cui è risultato che elevati livelli di ansia o depressione erano presenti con maggiore frequenza fra:
- Gli studenti.
- I partecipanti con un basso reddito.
- Coloro che, durante il lockdown, hanno interrotto la pratica dell’attività fisica.
Rispetto a coloro che sono sempre stati inattivi, chi è riuscito a praticare con continuità attività fisica durante il lockdown ha avuto un rischio ridotto del 20% di soffrire di ansia e depressione.
Mentre chi ha interrotto la pratica dell’esercizio fisico ha avuto un rischio maggiore del 50%.
Gli autori del lavoro hanno stimato che, se durante il lockdown si fossero potuti mantenere gli stessi livelli di attività fisica, si sarebbero potuti evitare fino al 21% dei casi gravi di ansia o depressione.
Questo risultato suggerisce che durante la pandemia la promozione della pratica dell’attività fisica in condizioni di sicurezza dovrebbe essere una priorità di salute pubblica.
Per il contenimento dell’inevitabile aumento del disagio psicologico associato all’insicurezza socio-economica della popolazione.