Salute – Wheezing, respiro sibilante. La colpa anche dei geni

Quanta ansia genera un bambino piccolo che respira male? Lo sanno bene i genitori di quei bimbi che nei primi anni di vita soffrono di  “respiro sibilante o fischio”, quello che gli esperti chiamano wheezing e che rappresenta una malattia molto comune. Un episodio di questo tipo si presenta, almeno una volta, nella maggior parte dei bambini soprattutto tra i 2 e i 5 anni. Il pensiero delle mamme va immediatamente all’asma, in realtà, solo il 30% di questi bambini svilupperà asma bronchiale, mentre nel 60% dei casi, fortunatamente, si risolve entro l’età scolare. Ma da che cosa dipende questo disturbo? Proprio in questi giorni è stato presentato uno studio che mette in evidenza una stretta collerazione tra wheezing e il patrimonio genetico del bambino, in particolare si è studiata la presenza di specifiche variazioni di alcuni geni che regolano il sistema immunitario. Questo studio ha permesso di analizzare il ruolo che hanno i diversi virus in associazione con le variazioni genetiche e la loro importanza nel determinare la ricorrenza degli episodi di respiro sibilante, cioè di wheezing.
Susanna-Esposito-2014-300x217“Anche se saranno necessari ulteriori ricerche per confermare questi risultati, i dati potrebbero risultare utili per una precoce identificazione dei soggetti a più alto rischio nello sviluppo di episodi ricorrenti di wheezing e, almeno in alcuni casi, di asma successivamente”, dice la professoressa Susanna Esposito, Direttore dell’Unità di Pediatria ad Alta Intensità di Cura della Fondazione IRCCS Ca’ Granda, Ospedale Maggiore Policlinico di Milano.
Nello studio sono stati controllati 119 bambini non affetti da malattie croniche, ricoverati per il primo episodio di bronchiolite. Di questi, 74 dei quali hanno poi sofferto di wheezing ricorrente. Questo gruppo di bambini è stato poi messo a confronto con un altro composto da 119 soggetti di pari sesso ed età senza apparenti problemi respiratori. Entrambi i gruppi sono stati seguiti per due anni.
In generale, si è potuto notare che la facilità a essere soggetti alle infezioni e il decorso della malattia, varia in maniera sostanziale da soggetto a soggetto. Inoltre ci sono individui che non si ammalano mai di una forma infettiva e, quanto capita, comunque, guariscono velocemente senza ulteriori complicazioni. Altri bambini, invece, si ammalano spesso e, anche in caso di  malattie banali, trascinano l’infezione a lungo e non senza problemi.
“Oggi sappiamo che queste differenze possono anche dipendere da diversità strutturali di certi geni”, precisa Susanna Esposito. Poiché queste varianti genetiche sono trasmesse ereditariamente e molte di esse portano alla formazione di proteine meno efficienti, ecco che, se queste sono coinvolte nei meccanismi di difesa, tutti i membri di una stessa famiglia portatori della stessa anomalia genetica saranno più esposti alle infezioni rispetto a coloro che appartengono a famiglie dove le stesse varianti non sono presenti”.

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