Alberto Coco racconta un presente che affonda le sue radici in un passato magico

Alberto Coco racconta un presente che affonda le sue radici in un passato magico

Alberto Coco, direttore marketing nella filiale italiana della Ubisoft Spa, ricorderà per sempre non solo con sofferta partecipazione – come tutti noi –  ma anche con un piacere particolare il lungo periodo del lockdown.

Proprio in quei giorni, invece di rimpiangere il tempo perso e i sogni infrantisi contro un minuscolo virus, ha deciso di realizzarne uno che covava da tempo sotto la cenere ed era il momento di concretizzare: diventare scrittore e pubblicare il suo primo romanzo.

Detto fatto: professionista nelle ore lavorative in smart working, scrittore e curatore delle pagine già scritte in quelle libere, chiuso in casa come tutti gli italiani.

La sua vicenda è la conferma che a decidere se il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto è solo il nostro sguardo, la nostra filosofia di vita: Alberto Coco ha riempito il suo sino all’orlo e ha dato alle stampe “ Maria che danza sulle antenne di un calabrone”.

Un titolo che rimane enigmatico per buona parte del racconto, ma che poi si rivela nella sua semplicità, nella sua aderenza al vero, anche se in fondo rimane legato all’idea che suscita in noi il paradosso del calabrone.

Come il vespide, secondo un noto aforisma, vola perché non sa di non poterlo fare, anche i protagonista della storia di Alberto Coco trovano risposte alle loro domande pur sapendo che esse sono razionalmente impossibili, che implicano difficoltà oggettivamente insormontabili.

Non sanno – o, meglio, non vogliono accettare – di non poterle avere e solo così riescono a trovarle.

Generazioni a confronto nelle pagine di Alberto Coco

Il romanzo di Alberto Coco non è una saga familiare nel senso stretto del termine, in quanto le vicende narrate spaziano dalla realtà quotidiana, che appare molto concreta, ai ricordi di un passato che è invece ammantato di magia, di superstizioni antiche, di riti pragmaticamente inaccettabili.

Al centro di tutto un ragazzo di vent’anni, Berto, e sua nonna Pina, la matriarca di una famiglia che vive a Milano ma che affonda le sue radici a San Severo, in Puglia, radici che mai sono state recise del tutto.

Tra i due una generazione meno interessante e soprattutto più anonima, legata al presente e a tutti i suoi vantaggi, dimentica dei sentimenti più profondi e attenta alle esigenze proprie di ciascuno, più egoista e insoddisfatta di quanto lo potessero essere gli avi.

Milano è il loro nuovo mondo, la Puglia con tutti i suoi ricordi vive prepotente solo nel cuore di nonna Pina, che i figli scoprono all’improvviso malata di un male che non le lascerà scampo.

Affranti dall’idea di perdere il loro punto di riferimento familiare e dal pensiero delle sue sicure sofferenze, organizzano per lei il Grande Inganno, facendole credere che all’interno della sua testa non ci sia un grumo di cellule cancerogene, bensì una forcina dei suoi lunghi capelli, finita lì chissà come e causa dei suoi frequenti dolori.

E’ Berto, il nipote prediletto perché incarna nei tratti il figlio Enzo morto in un paradossale incidente decenni prima, a offrirsi di prendersi cura della nonna, Berto che sta soffrendo per una doppia delusione causatagli dalla sua ragazza e da colui che aveva stimato un amico.

L’errore di tutti è però quello di sottovalutare l’acutezza di nonna Pina, che sarà anche malata di tumore al cervello ma che è ben più accorta di quanto abbiano pensato: l’inganno dura il tempo minimo indispensabile e viene sostituito da un altro, quello da lei ordito.

Complice consapevole il nipote, nonna Pina sguscia furtiva di casa e a bordo dell’auto di suo figlio, un padre che non ha mai dimostrato di essere capace di voler bene davvero, inizia il suo ultimo viaggio, direzione San Severo di Puglia.

La memoria del passato come forza del presente

L’avventura on the road di nonna e nipote in fuga dai medici, dall’ospedale, dalla chemioterapia, dai figli oppressivi, diventa anche un viaggio metaforico a ritroso nella memoria, con la ricostruzione di un passato per il quale la mente di Pina si rivela essere lucidissima.

E’ rimasta l’ultimo tramite fra due mondi, quello del Sud lasciato poco per volta da tutti i componenti della sua famiglia, e quello del Nord, dove si sono persi nel tempo tutti i legami tra le diverse generazioni.

Guidando nella notte sul nero asfalto autostradale che li porterà in Puglia, Berto ascolta la nonna raccontare quanto accaduto in anni lontanissimi, quando gli uomini disponevano e le donne ubbidivano, quando i figli potevano essere strappati dal seno materno, quando i segni delle botte ricevute non destavano stupore in nessuno.

Alessandro Coco affida a Pina il compito di tramandare, di non lasciare che il passato cada nell’oblio e sia dimenticato, e investe Berto della grande responsabilità di farsi a sua volta carico dei ricordi, che assumono contorni sempre meno sfumati man mano che la nonna risistema ogni fatto nel suo contesto.

La vita di tutta la famiglia è dunque filtrata attraverso le sue parole, gli avvenimenti narrati coprono quasi un secolo e sono pervasi di amore e di dolore, di rassegnazione e di ribellione, di sconforto e di rimpianti.

Berto ( i suoi genitori furono in lite anche per il nome da attribuirgli, Alberto o Roberto, e il diminutivo sembrò pacificarli) coglie l’importanza del viaggio intrapreso: per lui sarà un momento di formazione, di crescita interiore, di capacità di giudizio più matura, perché davvero il passato, se conosciuto, riesce a dare un’altra veste al presente.

Furono anni difficili, quelli del primo Novecento, destinati a confluire nella nera risacca del fascismo, della violenza gratuita, di uomini che si credevano dei grazie ai manganelli, all’olio di ricino, alle pistole.

Alessandro Coco ricostruisce un angolo di mondo in cui le superstizioni camminavano al fianco delle processioni, quando era diventato difficile distinguere santi e briganti.

Nonna Pina racconta, Berto guida e si sente sempre più coinvolto dal desiderio di vedere i luoghi da lei raccontati, di assecondarla nella folle ricerca di una memoria del figlio morto, di dare nuovo e fondante valore ai sogni.

All’autore non sfugge l’importanza che rivestono per il rimembrare i suoni, i colori, i profumi: l’arrivo in Puglia è da questi caratterizzato e apre uno squarcio nel cuore di nonna Pina, riportandola indietro nel tempo e proiettandola verso un futuro in cui non ci sarà posto per ospedali e medicine.

E’ il luogo in cui i nodi si sciolgono e le risposte si intrecciano alle domande, è un luogo magico mai conosciuto prima.

La Puglia di Alberto Coco, terra di origini e di riti apotropaici

Che sia stata breve, quella di Berto, o lunga, quella di Pina, la vita coi suoi rimpianti e i suoi rimorsi si stempera nella baia dagli incredibili colori in cui la nonna ha indotto il nipote ad inoltrarsi, attraversando con non poca fatica la Foresta Umbra.

E’ il luogo che cercava, perché proprio qui è convinta di poter trovare le risposte ai quesiti in sospeso, placando i demoni che la abitano dal giorno in cui il suo amato Enzo fu ucciso a soli diciassette anni.

Qui, grazie all’ospitalità e alla confidenza offerta loro da un padre e una figlia lontani dagli schemi consueti, Pino e Maria, nonna e nipote si sentiranno ricchi di una carica vitale esplosiva, forti tanto da modificare la rotta precedente del loro percorso di vita, certi di un futuro dalle mille sfaccettature.

Il loro viaggio in auto è concluso, il viaggio della vita sembra invece aver trovato un nuovo inizio.

Ma la vita è beffarda, il Caso sembra giocare a dadi col Destino e sparigliare le carte continuamente, per cui la gioia ritrovata non sempre trova la sua concreta realizzazione: ma in fondo ciò che è successo è ciò che doveva succedere, tra riti antichi e sofferenze moderne, tra legami d’amore e di sangue da sempre intrecciati.

Pina e Berto hanno nutrito e coltivato un sogno, è stato loro concesso di viverlo, seppur per poco tempo, ma questa è la vita, anche quando è danzata sulle antenne di un calabrone.

Alberto Coco racconta un presente che affonda le sue radici in un passato magicoAUTORE : Alberto Coco

TITOLO : Maria che danza sulle antenne di un calabrone

EDITORE : Porto Seguro

PAGG. 426       EURO : 19,90

 

 

 

 

 

 

 

About Luisa Perlo

Luisa Perlo, Critico Letterario dopo una vita spesa tra i banchi di scuola. Amante dei libri, dei gatti e dei viaggi, considera la lettura lo strumento più efficace per crescere, migliorarsi e trovare il proprio posto nel mondo.

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