Psicologo dello sport o mental coach: quale figura scegliere?

Psicologo dello sport o mental coach: quale figura scegliere?

Psicologo dello sport o mental coach?

Quando si pratica sport, soprattutto a livello agonistico o professionistico, è fondamentale allenare anche la mente.

Infatti, la mente e le emozioni possono agire come un vero catalizzatore e acceleratore di risultati oppure essere il più drastico dei freni.

L’aspetto mentale della prestazione sportiva rappresenta proprio l’elemento che chiude il triangolo di fattori che determinano il successo di un programma di allenamento.

Raggiunge il massimo del suo risultato quando si affianca ad una buona e accurata preparazione tecnico-tattica e fisico-atletica.

Al momento di scegliere il professionista dal quale farsi affiancare, ci si imbatte spesso in queste due figure: lo psicologo dello sport e il mental coach, figure molto diverse tra loro, a partire dalla formazione.

Ne abbiamo parlato con il dottor Roberto Cadonati, Psicologo e Psicoterapeuta a indirizzo cognitivo-comportamentale, ma anche Docente di psicologia della performance sportiva nel corso di perfezionamento in Psicologia dello Sport presso la facoltà di medicina e chirurgia dell’università di Siena.

Chi è lo psicologo dello sport

Lo psicologo dello sport si occupa di allenare e potenziare le abilità mentali degli atleti.

Fornisce validi contributi nello svolgimento di un’attività sportiva focalizzandosi su una serie di modalità operative e comportamenti che sono propri del mondo sportivo.

Mettendo in atto strategie d’intervento che mirano al miglioramento del gesto atletico e all’acquisizione di competenze trasversali inerenti allo sviluppo di abilità psicologiche di base.

La Psicologia dello Sport è quindi il punto d’incontro tra ricerca scientifica e applicazione pratica.

Orienta l’atleta a una crescita sana, mira a espanderne i limiti personali per far sì che ogni difficoltà venga superata nella prospettiva di un miglioramento della comunicazione con gli altri e con il proprio corpo in vista del conseguimento di esperienze soddisfacenti.

Lo psicologo dello sport ha una formazione nel campo della psicologia, attestata da un percorso universitario di 5 anni a cui seguono un anno di tirocinio e il superamento dell’esame di stato.

Seguito inoltre da una specializzazione in psicologia dello sport.

Ha quindi alle spalle un percorso tutto accademico dove si forma, prima, sull’essere umano in generale, e poi sull’atleta.

“Lo psicologo dello sport non solo lavora sul miglioramento delle prestazioni aiutando gli atleti a sostenere la loro capacità di performare, ma lo fa utilizzando strumenti e tecniche specifici della psicologia, applicandoli allo sport.

Infatti, un atleta non è soltanto tattica e potenziale atletico, ma un insieme complesso di storia, esperienza ed emozioni personali.

Quindi, lo psicologo insegna agli atleti e alle squadre le strategie più efficaci per gestire nel modo più performante le emozioni e la mente”, dice Roberto Cadonati.

Differenza tra psicologo clinico e psicologo dello sport

Lo psicologo clinico e lo psicoterapeuta, sono figure professionali che operano nel campo della riabilitazione e del recupero della salute.

Gli piscologi dello sport, invece, devono svolgere un altro percorso formativo e conseguire una diversa specializzazione al termine della quale saranno abilitati a intervenire in situazioni di crollo psicologico o per rilevare patologie dovute a eventi particolari, come il fine carriera sportiva oppure conseguenti a casi di doping o problemi alimentari.

In questa circostanza si tratta di patologie, segnalate dal personale tecnico e medico, che possono ostacolare il conseguimento degli obiettivi di una prestazione e quindi compromettere un’intera carriera agonistica.

“Le manifestazioni comportamentali sono infatti la spia di un disagio sul piano psichico.

Per essere psicologi dello sport non serve essere psicologi clinici, però una simile formazione arricchisce la competenza del professionista e semplifica la gestione di eventuali mandati di “cura”.

Infatti, è errato attribuire allo psicologo dello sport il ruolo clinico, riservato invece allo psicoterapeuta”, spiega Cadonati.

Chi è il mental coach

Per diventare mental coach non è richiesta una preparazione universitaria ne il possesso di titoli di studio particolari.

È sufficiente frequentare una scuola di coaching che ne rilasci il titolo.

Il mental coach è un facilitatore di processi che può aiutare a costruire un piano d’azione per raggiungere gli obiettivi.

“Il suo intervento si basa sull’applicazione di protocolli e strumenti standardizzati.

Pur essendo preparato sugli schemi tipici di autoefficacia, performance e raggiungimento degli obiettivi, non ha competenze sulla gestione delle emozioni.

Infatti, un mental coach non potrà lavorare con degli strumenti psicodiagnostici, validati scientificamente per fare un assessment all’atleta, perché sono strumenti che possono essere utilizzati solo da uno psicologo”, dice Roberto Cadonati

Il mental coach quindi dovrebbe allenare soltanto gli aspetti comportamentali.

Facendo riferimento a quelli motivazionali, emotivi e comunicativi che contraddistinguono le persone.

Sensibilizzando l’individuo a una maggiore consapevolezza e innescando in lui cambiamenti nei processi mentali dell’attenzione e della focalizzazione.

Ricorrendo a quell’insieme di competenze che permettono di definire al meglio ogni obiettivo e le soluzioni ottimali per raggiungerlo.

Il suo traguardo consiste infatti nella stimolazione continua degli atleti e di chiunque altro si rivolga a lui per il conseguimento di determinati obiettivi.

Per questa ragione il coach è fortemente orientato al risultato.

Tuttavia non sono in grado né di analizzare la persona nelle sue potenzialità e nei suoi limiti, né di riconoscere, e tantomeno di supportare, quando essa vive possibili casi di crollo, burn-out, sovraccarico mentale, infortunio fisico o forte stress emotivo.

Differenza tra psicologo dello sport e mental coach 

Lo psicologo dello sport è a conoscenza sia della parte di miglioramento delle performance sia dell’ambito patologico.

Possiamo dire quindi che possiede una conoscenza della psiche umana completa, maturata in almeno sette anni di studio universitario e lavoro.

Insegna dinamiche relazionali e comportamentali strettamente inerenti alla psicologia, allenando le abilità mentali.

Il mental coach, invece, possiede conoscenze legate esclusivamente alla performance.

È un allenatore di comportamenti orientati al raggiungimento di obiettivi e risultati e che per ottenerli utilizza protocolli standardizzati.

Quindi, si può dire che lo psicologo dello sport è anche un mental coach, mentre il mental coach non è uno psicologo.

Perché soltanto il primo possiede una conoscenza approfondita della psiche umana, dei suoi comportamenti e delle sue trappole.

Infatti, il campo della psicologia dello sport si presenta molto ampio, articolato e complesso.

Prima di iniziare un allenamento è fondamentale conoscere le caratteristiche di ogni persona, a partire dai suoi punti di forza e di debolezza, valutandone fattori di stimolo, storia individuale, professionale e sportiva.

Nell’unico intento di determinare nella misura e nella forma più adeguate i tipi di rinforzi necessari e le leve motivazionali che spingono in una direzione o nell’altra.

“È opportuno ricordare che gli individui non sono tutti uguali e che alcuni interventi fisici e tecnici, come l’affidamento di carichi di lavoro, devono sempre essere specifici e studiati per il singolo perché ciascuno ha una capacità di resistenza e di sforzo proporzionale ai propri parametri.

Ogni carico eccessivo può infatti tradursi in uno stress che implica inevitabilmente situazioni di conflitto e di esplosione con ricadute sul fisico (infortuni) e sulla mente (situazioni di disagio come burn-out)”, spiega Cadonati.

La gravità di questi rischi chiama in causa le competenze e le funzioni dello Psicologo dello Sport.

Unico professionista qualificato che grazie al suo intervento può prevenire o porre rimedio a ogni possibile esito.

I pregiudizi sulla professione dello psicologo 

Essendoci, nell’immaginario comune, un po’ di confusione sul ruolo di queste due professioni, spesso ci sono dei fraintendimenti.

Soprattutto quando allo psicologo dello sport viene attribuito un campo di esclusiva pertinenza clinica e al mental coah è riservato l’intervento sul potenziamento e l’allenamento delle capacità mentali in ambito sportivo e non.

Questa presunta ma del tutto errata ripartizione delle competenze è frutto di una chiave di lettura distorta.

Infatti, uno dei pregiudizi più conosciuti è il fatto di pensare che chi si avvale dell’aiuto di uno psicologo abbia necessariamente un problema.

Niente di più falso.

Lo psicologo dello sport lavora sugli aspetti positivi dell’atleta, quelli che già funzionano, dove ovviamente si richiede un lavoro specifico ma senza entrare nel campo delle problematiche psicopatologiche.

Lavora sul potenziale, perché una delle aree di lavoro è quella del miglioramento delle abilità mentali utili alla prestazione.

Quindi la suddivisione mental coach associato a sano e psicologo dello sport a disagio è puramente una manovra legata al posizionamento sul mercato, che non ha fondamento nella realtà.

Lo psicologo non risolve solo i problemi, risolve anche i problemi.

Infatti, spesso i mental coach puntano sul fatto che loro, a differenza dello psicologo, non curano e lavorano con persone sane.

Questa affermazione è frutto di chi non conosce il lavoro dello psicologo dello sport.

La psicologia applicata allo sport si occupa di persone senza problematiche di tipo clinico.

L’obiettivo non è curare, ma è migliorare la performance, facendo leva sui punti di forza.

“Quando si parla di mente, è fondamentale scegliere il professionista con maggiori competenze, chi si è formato a lungo e che propone modelli teorico-applicativi studiati a validati.

È importante togliersi questo retaggio culturale dello psicologo come una persona che cura solo persone con disagi mentali.

E soprattutto non bisogna aver paura o timore di dire che ci si avvale di uno psicologo.

Per uno psicologo dello sport i sogni di un atleta sono obiettivi molto concreti su cui lavorare per realizzarli.

Ma se non volete dire che siete affiancati da uno psicologo, chiamateci pure mental coach”, conclude Roberto Cadonati.

 

 

About Emma Rota

Laureanda in Scienze della Comunicazione, da sempre curiosa e affamata di nuove esperienze. Viaggia ogni qual volta le sia possibile, legge, si documenta, osserva quanto la circonda arricchendo così il suo bagaglio personale di conoscenze. Grande appassionata di moda e di tutto ciò che riguarda il settore. Cresciuta in mezzo alla natura, è un’autentica amante degli animali, attenta e rispettosa nei confronti dell’ambiente.

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