Alessandro Barbero ama la storia, di quell’amore forte e appassionato che trasforma la materia in una successione entusiasmante di accadimenti, ben lontana dalla noia e dalla polvere che il pensiero comune immagina.
Torinese, classe 1959, da sempre associa l’attività di docente universitario a quella di narratore, scegliendo grandi sfondi storici su cui far muovere i suoi personaggi, estremamente moderni per quanto lontani da noi.
La filosofia di vita dello studioso è tanto apparentemente semplice quanto fondante: la storia ha un grande intento formativo, serve a capire un po’ di più il mondo e come tale non può mai essere accantonata, ignorata nel suo ininterrotto fluire.
Il Barbero romanziere sviluppa su questa realtà il suo percorso, cercando spunti di riflessione molto significativi, che possano e forse debbano essere ricollegati al presente e affrontino la possibilità di offrire una catarsi finale a quest’ultimo.
Sulla strada segnata da Alessandro Manzoni, il romanzo storico ha trovato in Alessandro Barbero un eccellente interprete, che si parli di Napoleone, del Medioevo o dell’antica Grecia.
L’ATENE DEL V SECOLO A.C. NELLE PAGINE DI ALESSANDRO BARBERO
E’ la città di Atene a diventare protagonista dell’ultimo suo romanzo, “Le Ateniesi”, ambientato nel V secolo a.C., un periodo in cui la Grecia rappresentava il modello di sviluppo per tutti i popoli occidentali, avendo raggiunto livelli elevatissimi in tutti i campi, da quello politico a quello culturale, rispetto ai contemporanei.
Un percorso a tappe, passando dalla timocrazia alla tirannide, aveva infine condotto Atene alla prima forma di democrazia, offrendo al suo popolo la possibilità di esprimersi, di scegliere, di giudicare, di mandare in esilio.
La “magistra vitae” ci insegna che ciò non avviene facilmente, occorre passare attraverso sofferenze e sangue versato, occorre mettere in conto che i nemici saranno sempre in agguato e la miglior forma di governo possibile non escluderà comunque il pericolo della guerra, con tutte le sue nefaste conseguenze.
In questo clima, nel 411 a.C., nel corso di un solo giorno e di una sola notte si svolge la drammatica vicenda raccontata dall’autore.
La città è in una situazione difficile, la guerra contro la conservatrice Sparta sta sfinendo i suoi abitanti, i quali trovano modo di staccarsi dal contingente assistendo alla rappresentazione teatrale di una commedia.
E’ un momento di condivisione assoluta, così come accadeva a quei tempi, migliaia di persone sulle gradinate assistevano allo svolgersi dei fatti e partecipavano emotivamente al tutto, identificandosi e commentando e inveendo contro l’autore.
Quel giorno si rappresenta la “LISISTRATA” di Aristofane.
LA RIVOLUZIONE DI LISISTRATA COME METAFORA DEL PRESENTE PER ALESSANDRO BARBERO
La commedia, che l’autore ha voluto tradurre personalmente dal greco antico proponendola attraverso la sua interpretazione anche linguistica, fu una rivoluzione, al tempo.
L’Atene democratica era comunque una polis dove le donne non avevano alcun ruolo, escluse com’erano dalla vita sociale e politica al pari degli schiavi: la democrazia era un concetto declinato solo grammaticalmente al femminile.
Aristofane immagina un momento in cui esse, davvero stanche delle continue assenze dei loro uomini a causa della guerra, seguano il suggerimento di Lisistrata e, d’accordo con le donne spartane, decidano di mettere in atto uno sciopero del sesso.
Ritiratesi sull’Acropoli, qui resteranno sino a quando tra le poleis non sarà firmata una pace.
Potrebbe sembrare la trama di una storia scritta negli anni ’70 del secolo scorso, non 2500 anni fa, tanto appare moderna nel voler scardinare il maschilismo e le sue derivazioni.
Mentre i cittadini assistono alla rappresentazione, due giovani ateniesi, figlie di reduci di questa infausta guerra,sfuggono alle rigide regole paterne e, nel tentavo di una loro diretta emancipazione, raccolgono l’invito di alcuni giovani a condividere il tempo insieme.
Barbero costruisce così il secondo filone narrativo interno al romanzo, che porta le due protagoniste a vivere ore di sopraffazione e di paura nelle mani di questi uomini, capaci solo di trasformarle in strumenti di piacere.
Le vicende si accavallano e si intrecciano, i padri vivono la finzione sul palcoscenico delle donne che conquistano la loro vittoria, le figlie vivono la terrificante realtà di essere ancora e sempre oggetto della violenza maschile, gratuita e ingiustificata.
Il tempo di sviluppo della storia, come si è detto, è assai ridotto, come si conviene ad una vicenda che rasenta la tragedia, sebbene vada alla ricerca di una catarsi finale.
Impossibile non leggere tra le righe di Alessandro Barbero il richiamo al nostro presente, ai nostri drammi di cronaca ( la vicenda delle giovani del Circeo) e alla nostra realtà storico-politica.
La bellezza e la particolarità di questo suo romanzo stanno proprio in questi diversi piani e livelli di lettura che si incrociano e si intersecano, in capitoli alternati dedicati alle due storie parallele.
Ritroviamo in queste pagine una delle più belle commedie di Aristofane, la storia affascinante della città di Atene, le origini del nostro presente di popoli democratici ma anche il ripetersi dei vizi e delle virtù umane nel tempo, senza sconti facili legati all’essere cresciuti tra arte, filosofia e letteratura.
Troviamo noi stessi e il nostro presente: l’obiettivo dell’autore è stato raggiunto, la storia è diventata la nostra maestra di vita.
TITOLO : Le Ateniesi
EDITORE : Mondadori
PAGG: 216, EURO 19,00