Andrea Vitali è nome assai noto al grande pubblico dei lettori, che lo seguono con assiduità e piacere da più di vent’anni, da quando decise di intraprendere la carriera di scrittore.
La sua storia di vita sembra quella dei letterati d‘altri tempi: indirizzato dal padre agli studi di medicina, si laureò brillantemente in tale disciplina e iniziò ad esercitare la professione di medico di base, chiudendo letteralmente in un cassetto la sua passione (egli stesso dichiara, conversando col suo pubblico, di avere sempre a disposizione, protetti nel suddetto cassetto, due o più romanzi terminati, pronti per essere consegnati alla casa editrice).
Poi la svolta: la prima pubblicazione, i primi successi ottenuti a fronte di prestigiosi premi letterari, il grande pubblico, deliziato dalle sue storie, quasi sempre legate al paese di Bellano, il “piccolo mondo antico” ove si muovono i suoi personaggi.
Andrea Vitali e la svolta narrativa
Per il suo ultimo lavoro Andrea Vitali ha cambiato rotta: gli spazi si sono allargati, per giungere a Pavia e Torino, agli abitanti del lago e alle comari da pollaio si sono aggiunti eminenti medici e medium di fama internazionale, ma soprattutto alla fervida fantasia dello scrittore si è aggiunta la conoscenza da psichiatra e criminologo di Massimo Picozzi e così “La ruga del cretino” è diventato un libro a quattro mani.
E’ ovvio, a questo punto, che la trama ha virato verso il giallo, relegando sullo sfondo la vita quotidiana dei bellanesi e portando in primo piano una drammatica serie di omicidi compiuti a Torino, di cui sono vittime giovani donne massacrate forse da un omicida seriale, che lascia nelle loro tasche un biglietto con incomprensibili simboli matematici.
Siamo nell’estate del 1893, un tempo lontanissimo per la criminologia, che nel secolo scorso ha bruciato le tappe della conoscenza ed ha maturato metodi investigativi allora neanche ipotizzabili.
Mentre a Torino l’attenzione generale è attirata dagli omicidi, a Bellano i problemi contingenti da risolvere riguardano il rettore del Santuario di Lezzeno e la nuova proprietaria di villa Alba, una benefattrice disposta ad aiutare una povera ragazza, la Birce, tanto sfortunata da essere marchiata fisicamente da una insolita macchia sul viso e psicologicamente da strani comportamenti, che la portano spesso a fuggire all’improvviso, forse anche da se stessa.
Il thriller si snoda serrato, grazie alla fusione della coppia Vitali- Picozzi, mescolando abilmente il progredire serrato di fatti, indagini, teorie e soluzioni, secondo il più classico schema del genere, e il perdersi tra chiacchiere e beghe di paese, piccole invidie e grandi rancori dell’umanità bellanese.
Andrea Vitali ha riprodotto spesso nei suoi racconti storie raccolte tra le mura del suo studio medico, vicende così incredibilmente elaborate nella realtà da sembrare il frutto di una fantasia sfrenata ed invece assolutamente reali, raccontate dai suoi pazienti come si farebbe col proprio confessore.
Andrea Vitali, maestro di personaggi
Una delle chiavi del successo dello scrittore è senza dubbio la sua maestria nel costruire i personaggi.
Se le vicende sono talora un elemento di limitata rilevanza, il ruolo da titani lo assumono coloro che le vivono, in un caleidoscopico alternarsi di caratteri e personalità.
In quest’ultimo romanzo, a fianco della piccola Birce con tutte le sue stranezze, dei suoi genitori Serpe e Arcadio, lavoranti al servizio del Rettore, di Giuditta Carvasana, la nuova proprietaria di villa Alba, al cui interno ci sarà un incontro capace di legare tra loro la vita di tutti i protagonisti, in un tipico schema alla Agatha Christie, troviamo la famosa spiritista Eusapia Palladino e due medici, il dottor Salvatore Ottolenghi e il dottor Cesare Lombroso.
Anno 1893, Cesare Lombroso: un tempo e un nome del tutto reali.
Cesare Lombroso lavorò a Torino e proprio qui elaborò la sua principale teoria, poi smentita dalla scienza, in base alla quale a specifici tratti somatici si accompagnano comportamenti devianti, di tipo delinquenziale. Di lui e dei suoi studi è significativa testimonianza il “Museo Cesare Lombroso”sito nella capitale sabauda, meritevole di un’affascinante visita.
Andrea Vitali ha calato nella sua vicenda questo personaggio, dandogli un doppio ruolo, quello di ipotetica vittima e di possibile risolutore, trasformandolo in una pedina vincente nella sua scacchiera narrativa.
Il dottor Lombroso si trova a dover fare i conti, lui eminente razionalista di fine Ottocento, con una donna e un mondo del tutto irrazionali, in uno scontro di forze opposte: ma la maestria di Andrea Vitali consiste anche nel mettere al loro posto, nel finale, tutti i tasselli narrativi, dopo aver sapientemente ingarbugliato i fili e mescolato vite solo apparentemente parallele.
Nel ricordare che un abile romanziere nulla lascia al caso, un’ultima riflessione sul titolo del romanzo: il riferimento alla presenza dei cretini nell’universo quotidiano non ci stupisce e non ci colpisce, ma la ruga sì, quella ruga che ogni tanto viene sfiorata dalle dita non deve sfuggire, pensando a Cesare Lombroso…
AUTORI: Andrea Vitali, Massimo Picozzi
TITOLO: La ruga del cretino
EDITORE: Garzanti
Pagg.354, Euro 16,40