Chiara e Marco Aime si presentano come un’insolita coppia di scrittori: zio e nipote, appartengono per ovvie ragioni a due generazioni diverse e pertanto leggono il mondo con occhi diversi.
Nel caso specifico del libro a quattro mani appena pubblicato, “Torino, senza esagerare”, il mondo si identifica momentaneamente con una città che entrambi vivono da protagonisti, che ha caratterizzato la vita dei loro progenitori e a cui vogliono restituire il posto da étoile che merita.
Ad appoggiare il loro intento una giovane casa editrice, la Bottega Errante Edizioni, che cura la pubblicazione di libri che raccontano paesi, genti, avventure con lo sguardo spalancato sul mondo, sempre attento ad avvenimenti che hanno cambiato – o possono cambiare – la geografia, soprattutto quella umana.
Il racconto di Chiara e Marco Aime fa parte della collana “Le città invisibili”, “narrazioni urbane, che partono dalle nostre città, dai centri storici e dalle periferie dove abitiamo. Sono giornalisti, scrittori, studiosi e raccontano la parte oscura, meno conosciuta, di città più o meno grandi”.
La speranza è che possano diventare delle guide per viaggiatori curiosi, da sfogliare in viaggio, per carpire piccoli segreti nascosti tra mura e muri antichi.
Torino, bella e sfuggente
Vivere a Torino senza vivere Torino è un’esperienza monca.
La differenza sta grammaticalmente in una preposizione semplice, l’unica costituita da una sola vocale, ma implica un modo di relazionarsi con la città completamente diverso.
Ne è ben consapevole Marco Aime, docente di antropologia culturale, che nelle pagine scritte su Torino costruisce una guida del cuore, del sentimento di attaccamento o di rabbia nei confronti di un contesto urbano che Chiara ha modo di vedere con occhi sgombri dai ricordi ingombranti del secolo passato.
Torino, benchè di origini romane, ha iniziato il suo percorso di affermazione e crescita soltanto dal 1563, anno in cui Emanuele Filiberto ne fece la capitale del Ducato di Savoia, spostandola da Chambery.
Fino al 1946 la città, nonostante tutti cambiamenti intercorsi, rimase profondamente sabauda e i suoi abitanti lo sono in parte ancora oggi (e non sempre ciò è un bene), avendo mantenuto vivo il senso di riserbo, di chiusura, di attaccamento che ha impedito loro di diventare parte di una città turistica e conosciuta a livello internazionale.
In realtà oggi si parla di una data spartiacque per Torino, come ci raccontano gli autori: è il 2006, l’anno delle Olimpiadi invernali, in occasione delle quali alla città fu rifatto trucco e parrucco, con risultati eccellenti.
“Quell’immagine perduta e un po’ triste da città industriale è stata poco a poco rimpiazzata da una città nuova che ha puntato sulla cultura e sul turismo.”: così Marco Aime parla di quella transizione, che rese noto a tutti quanto potesse essere bello vivere Torino, di giorno e di notte, con innumerevoli opportunità, ma senza mai esagerare.
Perché è verissimo, a Torino non bisogna mai oltrepassare la linea della giusta discrezione: successi e vittorie vanno certo celebrati, ma con la giusta misura, perché gli eccessi non appartengono ai torinesi e ai piemontesi in genere.
Raccontando di luoghi e persone gli autori passano dalla Sindone al mago Rol, dalla Juventus al Torino, da Primo Levi a Friedrich Nietzsche, dalla magia bianca a quella nera, perché le dicotomie sono implicite nel tessuto stesso di Torino, probabilmente da sempre.
Chiara e Marco Aime, passeggiando per Torino
Una guida turistica che si rispetti deve contenere al suo interno percorsi di visita per i turisti: Chiara e Marco Aime non vengono meno a questo presupposto, ma senza esagerare.
Il loro è un muoversi alternativo, che deve essere aggiunto e non sostituito alle guide tradizionali, perché porta a conoscere le raffigurazioni dei demoni nascoste nelle case nobiliari o i riferimenti massonici nella Fontana delle Quattro Stagioni, per non parlare del Sacro Graal che sarebbe sepolto sotto la Chiesa della Gran Madre: per chi è attento alla magia, si sappia che la parte est di Torino è bianca, quella ovest è nera.
Lo spartiacque è dato dal Po, che scorre placido e – purtroppo – limaccioso dividendo in due Torino, animato dai circoli canottieri e da pochi battelli turistici.
Chiara racconta i quartieri più giovani, quelli che ormai tutti chiamano della movida, dal Quadrilatero, ormai in secondo piano, a San Salvario, entrambi riqualificati e trasformati da luoghi di prostituzione e malaffare ad un concentrato di locali di ogni tipo e qualità, pronti a soddisfare le esigenze di torinesi e turisti.
Marco è invece più propenso ai ricordi, che rappresentano il substrato della città odierna.
Si parte dagli anni in cui Torino era una grigia e nebbiosa città industriale dominata dalla Fiat e dalla famiglia Agnelli, dove erano arrivati gli immigrati dal Sud per trovare lavoro e aggiungere le braccia mancanti per produrre automobili, in pieno boom economico.
Si attraversano gli anni delle rivolte operaie e studentesche, quelli caratterizzati dal piombo delle armi e poi dall’euforia degli anni Ottanta, poco consona alla città sabauda.
Ma si apre anche lo sguardo oltre i limiti geografici della città vera e propria per spaziare tra le periferie, alzare lo sguardo alle Alpi, andare a scoprire valli uniche nel loro genere, quelle valdesi.
Insomma, poiché come dice Marco Aime le partite di calcio della Juventus attirano tifosi da tutta Italia, perché non approfittare dell’occasione, infilare la guida in tasca e trascorrere una settimana in una città che adesso è tra le più belle e affascinanti d’Italia?
Ma come parlano, a Torino?
Il “senza esagerare” dei torinesi e il loro stile di vita si riflette nel loro parlare: sembra una cosa (a smia ’na roba…) essere troppo celebrativi, esageruma nen! . In fondo, uno degli atteggiamenti più consueti dei torinesi si riassume nel verbo genarsi, che significa “non osare”, mantenere intatta la propria riservatezza.
E non stupitevi se, sciolta la sua iniziale freddezza un torinese vi chiede “Com’è?” anziché “come stai?”, vi sollecita dicendo “Sah, andiamo? Sono già le nove e abbiamo solo più un’ora di tempo!”.
Rispondetegli “Siamo pronti, facciamo che andiamo a baccagliare, neh!” e farete di lui un uomo felice.
Ma prima di andare a baccagliare in qualche locale, tipico piemontese o etnico, riprendete la guida di Chiara e Marco Aime e sostenuti dai loro racconti visitate il Museo Egizio e il Museo del cinema all’interno della Mole, gustatevi cioccolata e caffè, bicerin e pinguini nei locali che loro vi consigliano, accompagnate il corso del Po ai Murazzi, comprate cose vecchie o antiche al Balon, percorrete chilometri di portici e stupitevi di fronte alla fetta di polenta, la casa più curiosa di Torino.
E infine, osservando un tramonto sul Po dal belvedere della Chiesa dei Cappuccini, smettete di chiedervi perché Chiara e Marco Aime, insieme a migliaia di altri, amano di un amore così profondo Torino.
TITOLO : Torino, senza esagerare
EDITORE : Bottega Errante Edizioni
PAGG. 230 EURO 14,00 (disponibile versione eBook euro 9,99)