Elena Ferrante, un fantasma con ambizioni da Strega
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Elena Ferrante, un fantasma con ambizioni da Strega

13/06/2015
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Elena Ferrante non esiste.

O meglio, il nome Elena Ferrante non è attribuibile ad un individuo caratterizzato da una propria identità, in quanto è soltanto uno pseudonimo dietro il quale pochi sanno chi si nasconda realmente.

Comparso nel panorama letterario italiano nel lontano 1992, questo nome è stato oggetto di numerose ipotesi, non tutte centrate sulla ricerca di una entità femminile capace di nascondersi tra queste pieghe occulte.

IL GIOCO DELL’INGANNO

Elena Ferrante potrebbe forse essere Anita Raja, moglie dello scrittore Domenico Starnone?

E se fosse Starnone stesso, già abbondantemente noto per i suoi sarcastici scritti sulla generazione passata, quella dei tanti ideali ma anche dei tanti fallimenti?

E poi perché nascondersi dietro ad un nome fasullo, privando il pubblico del piacere di dare un volto, una vita, una collocazione a chi scrive romanzi così amati e di cotanto successo?

Domande senza risposta, perché Elena Ferrante tiene ben celata a tutti la sua vera identità, rilasciando pochissime e ben mirate interviste per non cadere vittima di insospettabili delatori.

E’ davvero singolare questa scelta, in un contesto in cui il desiderio più diffuso sembra essere quello di mostrarsi, di apparire, di essere protagonisti indiscussi di una comparsata in Tv.

Una scelta anomala ma vincente, visto il successo di pubblico che da sempre, ormai più di un ventennio, accompagna ogni nuova uscita di questo “fantasma letterario”.

Elena Ferrante, un fantasma con ambizioni da Strega

Immagine di copertina
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L’EVOLUZIONE DI ELENA FERRANTE, DA FANTASMA A STREGA

Da qualche giorno questo nome è tornato a campeggiare in ambito culturale, dal momento che le centinaia di giurati preposti alla cernita hanno individuato nella scrittrice (o chi per essa) uno dei cinque finalisti del Premio Strega.

Non s’era mai vista una simile candidatura, ma l’ultimo romanzo scritto, “Storia della bambina perduta”, è momentaneamente in terza posizione, in attesa del verdetto finale.

Il Premio si carica dunque di un alone di mistero, se Elena Ferrante sarà la Strega 2015 molto difficilmente si rivelerà, visto che non lo fece neppure quando i suoi primi due romanzi furono trasformati in film di successo e proiettati in tutte le sale cinematografiche dopo il passaggio al Festival di Cannes e di Venezia.

Conosciuta nelle sue traduzioni anche oltreoceano, Elena Ferrante ritiene che i suoi libri siano creature autonome, aventi vita a sé, sufficientemente capaci di muoversi per il mondo senza essere accompagnati da chi li ha generati.

Una madre degenere e arida, quasi anaffettiva, questa scrittrice, o un nuovo modello di pedagogia letteraria?

LA QUADRILOGIA DI ELENA FERRANTE

In attesa del responso finale, al lettore che non conosca l’autrice è possibile ripercorrere la vicenda che ha portato alla stesura di quest’ultimo volume, il quarto, di una articolata storia di un’amicizia al femminile nella Napoli degli ultimi sei decenni.

Elena Ferrante, un fantasma con ambizioni da Strega

Iniziata con “L’amica geniale” (2011), la narrazione della vita di due bambine, Elena e Lila, conosciutesi in prima elementare e diventate inseparabili affrontando gli stenti di un difficile quartiere partenopeo, è proseguita con “Storia del nuovo cognome” (2012), il cui titolo fa riferimento ad un matrimonio contratto nel pieno dell’adolescenza, per approdare a “Storie di chi fugge e di chi resta” (2013), che ha visto il cammino delle due donne separarsi per un tempo definito.

Nel 2014 è arrivato l’ultimo tassello di questa quadrilogia, “Storia della bambina perduta”, in cui la solidità di questa antica amicizia si rivela per quello che è, più forte di ogni ostacolo, pronta a rinsaldarsi e a riproporsi ad anni di distanza.

Nuovi amori hanno preso il posto dei fallimenti, nuove attività lavorative hanno sostituito le vecchie difficoltà, ma più forte di tutto è il legame  affettivo, quello che riunisce Elena e Lila ormai diventate donne più sicure e più consapevoli.

Questa sorta di saga partenopea celebra ed esalta il valore dell’amicizia, troppe volte messo in discussione quando è declinato al femminile, dato che spesso si rimprovera alle donne di non essere mai totalmente sincere in questa dimensione affettiva.

Elena e Lila dimostrano il contrario, Elena Ferrante lo sostiene con fermezza nel delinearne i tratti caratteriali e psicologici, lasciandoci almeno la certezza di questo.

Paradossalmente, le due figure letterarie, pura finzione, ci appaiono più reali della scrittrice, tanto poco reale da apparirci come una fantasma, a cui auguriamo sinceramente un futuro da Strega.

Elena Ferrante, un fantasma con ambizioni da Strega

AUTORE: Elena Ferrante

TITOLO: Storia della bambina perduta

EDITORE: edizioni e/o

PAGG: 451,  EURO 19,50

Luisa Perlo, Critico Letterario dopo una vita spesa tra i banchi di scuola. Amante dei libri, dei gatti e dei viaggi, considera la lettura lo strumento più efficace per crescere, migliorarsi e trovare il proprio posto nel mondo.

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