Mauro Zanetti, quando l’orrore vive al nostro fianco
Mauro Zanetti, 45 anni, nato e vissuto a Trento, insegna italiano e storia in un istituto professionale.
E scrive thriller.
Laureato in Storia del Trentino presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Trento, ha fatto tesoro delle sue ricerche pubblicando un primo romanzo storico – attualmente in fase di completa revisione – in cui si narrano le vicissitudini di due tessitori genovesi giunti nel borgo di Ala, nei pressi di Trento, dove riusciranno, dopo molte peripezie, a far nascere una fiorente manifattura del velluto, nell’anno Domini 1657.
Spirito eclettico (ama l’arte, la letteratura, la cucina e le arti marziali), Mauro Zanetti ha successivamente spostato la sua attenzione sul mondo del giallo, scegliendo per le sue narrazioni un’ambientazione locale, quasi un omaggio alla sua terra d’origine.
Lettore ovviamente appassionato, l’autore prova a trasformare la sua professione di docente in una sorta di missione, che abbia come risultato la conversione delle giovani menti a lui affidate ad una lettura seria e consapevole, nell’ottica dello sviluppo dello spirito critico.
Squadra che vince non si cambia
Il primo giallo di Mauro Zanetti, “Tracce parallele” ha visto al lavoro una squadra investigativa guidata da un vicequestore illuminato, in grado di comprendere come le vite parallele di due uomini, uno di Trento e uno di Roma, possano ad un tratto convergere, portando alla luce una storia inimmaginabile tra indagini, omicidi e colpi di scena.
Nel secondo, “La belva di Garait”, il gruppo investigativo si amplia ma rimane il medesimo nella sostanza, costituito da uomini e donne che preferiscono l’azione meditata a quella impulsiva, che richiamano alla mente i gialli di matrice europea e non quelli americani, in cui prevale una voluta ostentazione dell’orrido.
La squadra di Mauro Zanetti lavora sulla logica, sui fili segreti che legano la mente dell’uomo alle sue azioni, sui meccanismi perversi che generano il crimine, ma suo obiettivo è quello di fermare il male senza possibilmente generarne altro, anche inconsapevolmente.
Sa per esperienza che la fiducia non va mai concessa senza remore, perché i mostri spesso ci vivono accanto e sanno mascherare la loro presenza sotto una veste di innocenza e purezza.
Sa che il male striscia nelle grandi metropoli come nei piccoli paesi di montagna, che il suo vivere in un’oasi protetta dalla peggior delinquenza urbana non la deve indurre a sottovalutare gli orditi che la mente umana è capace di tessere.
Ed è così che quando nel giugno del 2015 il questore Fabrizio Gerola riceve una lettera anonima riferita a un’infausta vicenda accaduta cinque anni prima, il 7 luglio 2010, mette in allarme tutta la sua squadra, capendo che non si tratta dell’opera di un mitomane.
Sono infatti trascorsi cinque anni dal giorno in cui scomparvero nel nulla due ragazzine, Chiara e Sabrina, inghiottite chissà dove e chissà da chi.
Da allora nessuna notizia, nessuna traccia, solo due famiglie distrutte dal dolore e dall’impotenza.
L’autore della lettera, a cui ne seguiranno altre, chiede attenzione e ascolto relativamente a quel fatto e avrà entrambi, perché trovare una risposta è obiettivo primario.
Si ritrovano così riuniti nella Questura di Trento i gemelli De Vecchi, Alessandro e Antonio, investigatori privati che da qualche anno collaborano con la Polizia di Trento come consulenti esterni nei casi più complicati.
Insieme a loro l’ispettore Michele Zanni, un timido trentenne che è cresciuto professionalmente e umanamente sotto l’ala protettrice del questore e l’ispettrice Mara Petrosi, validissima poliziotta.
Guidati da Gerola, appoggiati da un valente grafologo, sono pronti a nuove indagini per capire cosa sia successo a Chiara e Sabrina, se siano fuggite, se siano state rapite, se siano ancora vive o no.
I mostri esistono, lo sanno bene loro che spesso li guardano negli occhi, e sono sempre più vicini di quanto si possa pensare.
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Riaprire le indagini implica necessariamente riaprire ferite mai cicatrizzate nei cuori delle famiglie che hanno perso una figlia, che hanno vissuto il fallimento delle ricerche e che ora non vogliono nuovamente illudersi.
Ma il questore è fermo nei suoi propositi, forse l’autore della lettera non è un rapitore o un assassino, forse potrebbe aiutarli a sbrogliare la matassa.
Di certo c’è solo che li sta sfidando, dicendo loro in che luogo trovarlo: la sfida è accettata immediatamente e la squadra si sposta in incognito a Frassilongo, Garait in lingua mochena, un piccolo comune con poco più di trecento abitanti ad un passo dai boschi perlustrati inutilmente cinque anni prima.
Proprio a Frassilongo vive anche l’ispettore capo Carlo Martoni da quando è andato in pensione: per il questore Gerola un sostegno in più nelle indagini, un uomo di provata esperienza che potrebbe aiutarli senza dare troppo nell’occhio.
Sono dunque sette contro uno, provano a giocare d’astuzia e d’inganno, incassano improvvisi colpi di scena, non si arrendono di fronte a contromosse che mai avrebbero immaginato, sono confusi ma anche determinati, esasperati da chi si sta prendendo gioco di tutte le loro decisioni.
È un fantasma che prende corpo, un pazzo che vuole essere cercato, un uomo schivo e introverso come dice il grafologo Paoloni?
Forse è solo un mostro, il peggiore degli incubi che si incarna.
Ipotesi e decisioni si sovrappongono negli uomini di Gerola, in cui si fa strada la paura di non farcela, come cinque anni prima, di dover di nuovo lasciar cadere nel nulla le speranze delle famiglie, dopo averle inutilmente risvegliate.
Poi, all’improvviso, tutto precipita in un caos imprevisto, i ruoli si scambiano tra chi indaga e chi fugge, tra chi cerca e chi dovrebbe essere cercato: nessuna coincidenza appare più tale, ciò che appariva impossibile è invece reale, la menzogna lascia finalmente il posto alla verità, quanto mai scomoda e dolorosa.
I mostri sanno mimetizzarsi molto bene, ma non devono mai commettere errori: Mauro Zanetti ha concesso una vita virtuale alla belva di Garait, ma non può evitarle una fine adeguata.
Quando il questore Gerola e gli uomini della sua squadra giungono finalmente alla verità, non provano alcun sentimento di gioia, ma solo tanta tristezza e la consapevolezza che almeno questo ci è dovuto dalla vita, sapere nel bene e nel male che cosa possono essere capaci di fare gli uomini che inconsapevolmente accettiamo nella nostra vita.
TITOLO : La belva di Garait
EDITORE : Nulla die
PAGG. 183 EURO 16,00